Aperitivi filosofici

Un piccolo esperimento mentale: prendere i due termini della contrapposizione mente – corpo e provare a cortocircuitarli, immaginando le opere filosofiche come delle pietanze più o meno prelibate.
Dal metaforico cibo per la mente al letterale cibo per il palato: non è difficile vedere in un’opera di Nietzsche un piatto molto speziato e nella Critica della Ragion Pura di Kant un lungo e impegnativo banchetto ricco di portate. Un’opera filosofica banale e superficiale sarà uno scontato piatto di pasta in bianco, che per quanto buono possa essere non lascia alcun ricordo, altri libri ancora saranno piatti disgustosi, come una bistecca stopposa o una minestra rancida.

Questo esperimento mentale può risultare utile per comprendere alcuni testi filosofici divulgativi: Il maiale che vuole essere mangiato di Julian Baggini, Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici di Roberto Casati e Il lancio del nano di Armando Massarenti. Continua a leggere “Aperitivi filosofici”

Recensioni filosofiche

Logo Recensioni FilosoficheÈ uscito il numero di febbraio di Recensioni Filosofiche.

Come sempre, tutte le recensioni sono interessanti. Io segnalo, in particolare, la recensione di Dario Scognamiglio a Marcello Frixione, Come ragioniamo; L’evoluzione in quattro dimensioni di Eva Jablonka e Marion Lamb, recensito da Flavio D’Abramo e, infine, la nota (che è qualcosa di più di una recensione) di Jamila Mascat a La “vera politica”. Kant e Benjamin: la possibilità della giustizia di Massimiliano Tomba.

ll pragmatismo è vivo e lotta insieme a noi

Poco più di un secolo fa veniva pubblicato Pragmatism di William James, e Bertrand Russell iniziò a prendere in giro quella che, con squisito humor inglese, chiamò “verità transatlantica”: la verità è ciò che è utile, non ciò che è reale. Ad esempio, in caso di omicidio non dovremmo cercare il colpevole, ma chiederci chi è più utile togliere dalla circolazione.

All’inizio del 2008, Raffaele Bonanni, segretario nazionale della CISL, riprende, in una lettera a L’Unità1, l’interessante idea che una verità debba essere utile:

Caro Direttore,
non è affatto vero […] che ho chiesto alla Rai di escludere dal palinsesto il documentario di Francesca Comencini In Fabbrica. Nella mia lettera al Direttore, Claudio Cappon, ho solo invitato la Rai a riflettere attentamente prima di mandare in onda un documento storico, che, […] a mio parere, non rappresenta in maniera corretta e utile la realtà.

  1. «La Comencini sbaglia», L’Unità, 4 febbraio 2008 []

E nessuno ci garantisce

Sono perfettamente cosciente del fatto che molti lettori affronteranno questa parte finale mossi dall’intento di classificarmi come amico o come nemico delle loro convinzioni. È un vero peccato. Così facendo non si impara niente di nuovo e si alimentano solo l’intolleranza o l’ostilità per chi è portatore di idee diverse. Se ci fosse sempre comportati così, la scienza non sarebbe mai nata. E nessuno ci garantisce che in futuro questa non possa anche scomparire.

Edoardo Boncinelli, L’etica della vita, Rizzoli, 2008, p. 139 (corsivi miei).

Tra teologia e tricologia

Gianni Vattimo, intervistato da Reset (numero 105, gennaio – febbraio 2008), dice un sacco di cose interessanti e, in buona parte, condivisibili, per quanto sembri considerare l’ateismo come un qualcosa di unitario e ben definito, e non un variegato insieme di fenomeni anche molto diversi.
Sul finale, però, Vattimo si lascia andare a una affermazione decisamente trash:

Io non sono offeso dalle folle di Padre Pio e cose simili. Gli atei, invece, sono spesso molto più sicuri di sé. La loro unica insicurezza è dire che ancora la scienza non ha spiegato perché, ad esempio, l’acqua di Lourdes fa crescere i capelli, nella certezza che primo o poi lo farà.

Dare a Dio quel che è di Dio, a Cesare (Ragazzi) quel che è di Cesare…

Ripugnanza economica

In California, puoi uccidere un cavallo per nutrire altri animali, ma non per darlo da mangiare a un uomo. Puoi partecipare al Wife-Carrying World Championship (una curiosa corsa ad ostacoli da fare con la propria consorte sulle spalle) ma, almeno in Francia, non puoi partecipare a una gara di lancio del nano. Se doni un rene salvando una vita diventi un eroe, ma se ti fai pagare diventi un criminale.

Da queste incongruenze, o presunte tali, prende inizio Economists Dissect the ‘Yuck’ Factor, interessante articolo di Patricia Cohen sul New York Times, tutto incentrato sull’analisi economica di quello che potremmo tradurre come “fattore bleah”: certe situazioni ci provocano istintivamente disgusto.

Nell’articolo, l’ultima parola spetta al teologo Michael Novak, che conclude affermando: «mere repugnance is not enough», la semplice ripugnanza non è abbastanza. E su questo, penso, siamo tutti d’accordo.

P.S. Un’altra frase notevole è dello psicologo Paul Bloom: «The problem is not that economists are unreasonable people, it’s that they’re evil people», il problema non è che gli economisti siano persone irragionevoli, è che sono persone malvagie.

Eutifrone

PlatoneOgni tanto, in qualche articolo sul ruolo pubblico della religione o durante qualche dibattito sulle radici religiose dell’etica e della politica, viene citato l’Eutifrone di Platone. In effetti in quel dialogo Socrate discute, appunto, di santità e giustizia con uno che di mestiere, se così si può definire, fa l’indovino.
In Platone la cornice dei dialoghi non è mai casuale, e infatti i due si incontrano davanti al tribunale: Socrate è lì perché denunciato da Meleto Eutifrone; invece, per accusare il padre di omicidio.
Sul tema della giustizia, Eutifrone si professa grande esperto, e Socrate, viste le accuse che pendono sul suo capo, è ben disposto ad ascoltarlo: diventando suo scolaro potrebbe apprendere come difendersi.

Eutifrone gli propone però una definizione deludente: giusto è ciò che è caro agli dei.
Obietta Socrate: gli dei litigano, e ciò che gradisce Zeus può dispiacere a Crono e Urano. Eutifrone abbozza: è giusto ciò che è caro a tutti gli dei, nessuno escluso.
E qui arriva l’affondo di Socrate: è l’uomo giusto, in quanto giusto, ad essere amato dagli dei, oppure è l’uomo amato dagli dei a essere giusto? In altre parole, una certa azione è approvata dagli dei perché buona oppure è buona perché approvata dagli dei?
Se è buona perché approvata dagli dei, allora gli dei approvano ciò che approvano, in un circolo vizioso privo di senso. Se invece gli dei approvano qualcosa perché buono, allora l’approvazione degli dei è, tutto sommato irrilevante.
Eutifrone, alla fine, si allontana con una scusa. Continua a leggere “Eutifrone”

Un problema di identità

La difesa della razzaIl 6 ottobre 1938 il Gran Consiglio del Fascismo vota la Dichiarazione sulla razza.

Un aspetto interessante di questa dichiarazione è l’appartenenza alla razza ebraica:

Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l’appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:

  • è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
  • è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
  • è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
  • non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all’infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI.

La definizione fa acqua da tutte le parti: il figlio di padre ebreo e madre tedesca è ebreo, mentre il figlio di padre ebreo e madre italiana no, purché si sia ricordato di andare a messa il 1º ottobre. Non è chiaro cosa sia il figlio di madre ebrea e padre tedesco.

Sarà vero che, come recita il primo punto del Manifesto della razza, «le razze umane esistono», però si tratta di una esistenza decisamente curiosa, se basta una messa per cambiare le cose.

Conviene ricordare anche queste curiose torsioni logiche, perché una logica così bizantina, che oggi può quasi far sorridere, è stata alla base di orrori indicibili.