Il filosofo ride, il politico piange

Alpha: Leggi l’Unità?

Beta: Sì, la compro tutti i lunedì: in allegato c’è M, il supplemento satirico, “il periodico di filosofia da ridere e politica da piangere”.

Alpha: Curioso abbinamento: il filosofo ride e il politico piange. Quello che non capisco è se il filosofo ride perché non ha capito nulla oppure, al contrario, perché ha capito tutto.

Beta: …

Alpha: Comunque oggi è mercoledì.

Beta: Sì, lo so. Sono un po’ indietro con la lettura…

Alpha: Quel rettangolo verde è la pubblicità del Partito Democratico?

Beta: Sì.

Alpha: Curioso.

Beta: Perché è curioso? L’Unità, se non sbaglio, è il quotidiano del partito del Partito Democratico, quindi è normale che il Partito Democratico vi faccia pubblicità.

Alpha: Normale mica tanto: se il lettore de l’Unità è anche elettore del Partito Democratico, che senso ha fare pubblicità? Devi convincere gli indecisi, mica quelli che hanno già preso una decisione. Io vedo solo due possibilità. O il faccione di Veltroni lì in prima pagina serve semplicemente a riempire le casse dell’Unità…

Beta: …oppure?

Alpha: Oppure non si fidano neppure dei loro (e)lettori.

Beta: …

Alpha: …

Beta: Secondo te, tra le due ipotesi quale è la più probabile?

Alpha: Dipende. Vuoi essere il filosofo che ride o il politico che piange?

ll pragmatismo è vivo e lotta insieme a noi

Poco più di un secolo fa veniva pubblicato Pragmatism di William James, e Bertrand Russell iniziò a prendere in giro quella che, con squisito humor inglese, chiamò “verità transatlantica”: la verità è ciò che è utile, non ciò che è reale. Ad esempio, in caso di omicidio non dovremmo cercare il colpevole, ma chiederci chi è più utile togliere dalla circolazione.

All’inizio del 2008, Raffaele Bonanni, segretario nazionale della CISL, riprende, in una lettera a L’Unità1, l’interessante idea che una verità debba essere utile:

Caro Direttore,
non è affatto vero […] che ho chiesto alla Rai di escludere dal palinsesto il documentario di Francesca Comencini In Fabbrica. Nella mia lettera al Direttore, Claudio Cappon, ho solo invitato la Rai a riflettere attentamente prima di mandare in onda un documento storico, che, […] a mio parere, non rappresenta in maniera corretta e utile la realtà.

  1. «La Comencini sbaglia», L’Unità, 4 febbraio 2008 []

Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo

Robert B. Reich, ministro del lavoro ai tempi di Clinton, si è ritrovato a Barcellona, grazie alla indubbia abilità di un ladro, «senza né il passaporto, né la patente di guida, né le carte di credito né alcun altro documento». Lo racconta in un articolo pubblicato su l’Unità.

Le conclusioni di Reich sulla necessità dei documenti non sono certo una novità: è il problema della ontologia sociale e della documentalità. Un passaggio merita tuttavia di essere citato:

Ci piace pensare che esistiamo perché abbiamo una coscienza. Cogito ergo sum – sono perché so che sono. Ma provate ad usare questa logica con l’addetto ai biglietti dell’aeroporto o con un responsabile della sicurezza. Provate a dirlo ad un bancomat. Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo.

Esistiamo solo nella misura in cui possiamo provarlo.

Sulla famiglia

Ci dicono che riconoscere dei diritti a chi convive significherebbe distruggere la famiglia italiana. Mamma mia, abbiamo delle famiglie parecchio fragili qui in Italia!

Paolo Hendel, Per il Partito DemocraDico, “M”, supplemento de “l’Unità”, 16 aprile 2007

Contrordine compagni!

Quando i comunisti facevano davvero comunisti e non i presidenti della camera, Giovannino Guareschi si divertiva, sulle pagine di Candido, a prendere in giro la loro «obbedienza cieca pronta assoluta» al partito.

Le vignette della serie “contrordine compagni” rappresentano le surreali conseguenze di chi obbedisce ciecamente a quello che legge su l’Unità. I correttori di bozze non sono sempre vigili, e può capitare che un “asilo infantile” si trasformi in “asino infantile”:

Contrordine compagni!

Contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: “Per controbattere la delittuosa propaganda clericale, ogni sezione provveda a creare un asino infantile”, contiene un errore di stampa e pertanto va letta: “…provveda a creare un asilo infantile”.

Mi sono venute in mente queste vignette di Guareschi mentre leggevo i risultati di una ricerca effettuata presso la Florida State University: le posizioni del corpo possono influenzare i processi mnemonici.

Ma come, i neuroscienziati non erano tutti convinti che l’uomo si identificasse con il cervello, imponendo così una visione semplificata dell’uomo?
Contrordine, compagni filosofi?

Dimmi un numero e ti dirò come la pensi

Il governo propone alcune riforme, i tassisti non sono d’accordo e protestano: questo è un riassunto terribilmente semplice e banalmente neutro degli eventi degli ultimi giorni.
Poi ci sono le opinioni: riforme punitive, oppressione fiscale, liberalizzazione necessaria e urgente, e così via. Curiosamente, i giornali che fino a qualche mese fa si mostravano tolleranti nei confronti degli scioperi sono adesso critici, mentre quelli che erano critici sono adesso tolleranti. Misteri della stampa.

Un altro mistero è il numero dei taxi nella città straniere: quante taxicab ci sono a Londra? Secondo Il secolo XIX (edizione del 3 luglio 2006) ce ne sono 21000, tre per ogni mille abitanti, mentre per l’Unità (edizione del 4 luglio 2006) sono invece 61000, otto ogni mille abitanti.
Per concludere, un pensiero per mettere nella giusta luce (tutte) le riforme proposte da (tutti) i governi.

CONSERVATORE: uomo politico affezionato ai mali esistenti, da non confondersi col progressista che invece aspira a rimpiazzarli con mali nuovi.

CONSERVATIVE, n. A statesman who is enamored of existing evils, as distinguished from the Liberal, who wishes to replace them with others.

Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo

La mia vita

Paolo Flores D’Arcais sull’Unità (registrazione gratuita obbligatoria) del 29 novembre: «A chi appartiene la tua vita? La stessa formulazione grammaticale e sintattica tradisce l’assurdità della domanda. Per essere tua, la tua vita non può appartenere che a te
Può essere che la mia vita appartenga a me; sicuramente però non per la formulazione grammaticale. Per convincersi di questo è sufficiente pensare alle seguenti espressioni: «Milano è la mia città», «Lei è mia moglie», «Questa è casa mia» (e sono in affitto).
O tutte queste espressioni sono errori grammaticali, oppure Flores D’Arcais ha scritto una fesseria. Può capitare: chissà quante ne sono scritte su questo sito!

Mamma li turchi

Interessante commento di Siegmund Ginzberg sull’Unità del sette ottobre 2005 (registrazione gratuita obbligatoria) sui rapporti tra Turchia e Unione Europea.
Forse gli altri ci conoscono meglio di quanto noi stessi crediamo di conoscerci.