Buon anno

In questo momento mi trovo all’auditorium Giuseppe Verdi di Milano dove il maestro Vladimir Fedoseyev dirigerà la Fantasia in do minore per pianoforte, coro e orchestra op. 80 e la Sinfonia n. 9 in re minore op.125 di Ludwig van Beethoven.

Per augurare a tutti voi buon anno, ripropongo qui le due composizioni, dirette da Daniel Baremboim (op. 80) e Arturo Toscanini (op. 125). Continua a leggere “Buon anno”

Eccellenza piemontese

Dal fogliettino trovato all’interno di una scatola di cioccolatini Caffarel:

L’eventuale presenza sul cioccolato di una velatura bianca è dovuta all’affioramento del burro di cacao causato da variazioni di temperatura, ciò comunque, non ne pregiudica l’aspetto qualitativo. Se si rilevassero imperfezioni sul prodotto, causate da eccessivi sbalzi termini o inadeguata conservazione, sarà sufficiente trasmetterle all’indirizzo sotto indicato, unitamente al presente tagliando debitamente compilato.

Tralasciando la virgola dopo “ciò comunque”, qualcuno mi spiega cosa è necessario trasmettere al loro indirizzo?
Così come è formulata la frase, il “le” di “trasmetterle” sembra riferirsi alle imperfezioni, e “trasmettere le imperfezioni”, qualsiasi cosa significhi, non sembra una bella cosa.

La funzione primaria

Weissbach segnala un fatto curioso e un po’ ipocrita: su Facebook verrebbero rimosse le foto di madri che allattano mentre i banner pubblicitari soft-porno rimarrebbero al proprio posto.

Nel denunciare questa decisione, qualcuno (immagino una delle madri giustamente inviperita per la censura) ha affermato:

La funzione primaria del seno delle donne è di alimentare i propri piccoli.
La visione “erotica” associata ad essa è solo una invenzione che appartiene agli uomini.

Funziona primaria del seno?
Questa espressione ha un qualche senso, tenendo conto che il seno umano non ha un progettista?
Oltretutto, evolutivamente parlando, credo che la visione erotica maschile abbia avuto un ruolo non trascurare nel “disegnare” il seno femminile umano.

Di pistoni e di neuroni

Marco Ferrari si dichiara perplesso a due affermazioni in contrasto.

La prima viene dal recente saggio di Vittorio Girotto, Telmo Pievani e Giorgio Vallortigara Nati per credere (Codice edizioni):

Noi personalmente, autori di questo libretto, riteniamo che l’idea che la vita mentale sia qualcosa di diverso dall’attività materiale del cervello sia sbagliata.

La seconda affermazione, invece, proviene da un breve articolo di Giorgio Israel:

Difatti, se egli ha ragione di dire che è corretto cercare spiegazioni razionali e non rifugiarsi nelle superstizioni, è difficile sostenere che la fisica, la chimica e la biologia bastino: anche la mente umana ha la sua parte ed è avventato dare per scontato che tutto si riduca a una faccenda di atomi o di reazioni chimiche.

A chi credere? si chiede, giustamente, Marco Ferrari. Continua a leggere “Di pistoni e di neuroni”

Insegnare l’etica ai robot

Interessante articolo di Giuseppe O. Longo sulla roboetica: “Ma chi insegna l’etica ai robot?” (Avvenire, 27 dicembre 2008; pdf disponibile su Ethica).

In breve, se i robot sono in grado di prendere decisioni con un certo livello di autonomia (Longo parla di “un embrione di libero arbitrio”, espressione forse un po’ troppo forte), si pongono tutta una serie di problemi morali e giuridici. Occorre costruire robot che siano in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato ossia insegnare ai robot la nostra moralità, sperando che ciò sia possibile.

Quello dell’insegnamento ai robot potrebbe diventare una sorta di “test di Turing” al contrario: invece di scoprire quanto un computer sappia comportarsi come un essere umano, saggiare quanto una teoria morale sia razionale cercando di insegnarla a un robot. Se i suoi sofisticati circuiti proprio non riescono a digerirla, forse (e sottolineo forse) quella teoria morale è un po’ astrusa e sarebbe meglio abbandonarla.

Scienze sociali

Il darwinismo non è altro che una scienza sociale (social theory) del diciannovesimo secolo, come il marxismo e il freudismo: questa è la tesi di Steve Fuller, sociologo statunitense sostenitore dell’Intelligent Design:

Darwinism is an undead 19th century social theory.

È bene evidenziare che per Fuller non afferma che il darwinismo assomigli a una scienza sociale o sia nato grazia all’apporto di una qualche scienza sociale o che abbia influenzato le scienze saociali: secondo lui il darwinismo è una scienza sociale a tutti gli effetti. Continua a leggere “Scienze sociali”

Aggiornate la Bibbia

È da poco disponibile una nuova traduzione della Bibbia, filologicamente più corretta della precedente.
Uno strumento indubbiamente utile per gli studiosi. Per i comuni fedeli, invece, temo sarà solo un intralcio.

Mi spiego meglio. Grazie a PlacidiAppunti scopro che molti giornali, riportando la frase di non so quale politico in vena di citazioni bibliche, hanno scritto “distinguere il grano dall’oglio“. Il loglio, erbaccia che cresce insieme al prezioso grano, è diventato oglio e, ci scommetto, nel giro di qualche anno diventerà olio. Avremo così una espressione completamente priva di senso: distinguere il grano dall’olio, come se qualcuno si potesse confondere (il Vangelo, tra l’altro, riporta separare il grando dal loglio, ma non sottilizziamo: per separare occorre distinguere). È ovvio, a questo punto, pensare a Gesù come a un tizio un po’ strano, che dice cose insensate, magari perché avvinazzato; del resto, cosa ci si può aspettare da uno in grado di trasformare l’acqua in vino?

La CEI dovrebbe aggiornare la Bibbia. “Separare il grano dal loglio”? Una simile metafora andava bene per una società di agricoltori: oggi non la capisce più nessuno. “Attivare il filtro anti-spam” rende molto meglio l’idea: ti immagini un Gesù moderno, che tra una predica e l’altra usa l’iPhone per aggiornare il proprio profilo su Facebook.

Buon Natale a tutti.

Non dimentichiamoci che anche Marx era ebreo

Grazie a rosalux trovo un simpatico articolo, dedicato all’attuale crisi economica, significativamente intitolato Il progetto ebraico:

Perché ci si trova oggi a dover precisare l’identità ebraica dei manipolatori della finanza mondiale? Perché esiste appunto una “visione del mondo” che li guida, un progetto di vita sul quale si fondano i dogmi che tutti noi, non ebrei, siamo stati obbligati a condividere dalla fine della seconda guerra mondiale: il primato dell’Economia nella struttura della società, il Mercato come massimo e quasi unico valore (non dimentichiamoci che anche Marx era ebreo).

Marx era ebreo, d’accordo, ma era anche comunista: passi il primato dell’economia nella struttura della società, ma il mercato come unico valore in quale edizione del Manifesto del partito comunista l’ha trovato? Continua a leggere “Non dimentichiamoci che anche Marx era ebreo”