Ossimori clinici

Gli xenotrapianti sono i trapianti di organi tra specie diversi, e potrebbero costituire la soluzione definitiva al problema del ridotto numero di organi disponibili.
Escludendo le difficoltà tecniche, sulle quali non sono assolutamente in grado di scrivere nulla di sensato, vi sono numerosi problemi di natura etica. È giusto disporre così del corpo di animali, oppure si tratta di un atteggiamento che Peter Singer chiama, accostandolo al razzismo, specismo (speciesism)? Per procedere con la sperimentazione, è sufficiente il consenso informato da parte del soggetto oppure, data la vastità dei problemi che possono insorgere, è necessario coinvolgere anche le persone che gli sono vicine? Continua a leggere “Ossimori clinici”

Nulla è più artificiale del naturale

Giulio [Giorello]: Di fatto, non vi è nulla di più artificiale, di più culturale della definizione di naturale. In termini generali potremmo dire che la natura non è altro che l’insieme dei “poteri” delle cose, ovvero l’insieme dei fenomeni di cui facciamo esperienza. Sotto questo aspetto, l’artificiale è natura quanto qualsiasi altra cosa. Per fare un celebre esempio, la nave che costruiamo sta a galla per le stesse leggi dell’idrostatica che consentono a un albero sradicato dal vento e caduto in acqua di galleggiare. O, se si preferisce, il grano che coltiviamo a scopo alimentare produce le sue spighe sulla base di quegli stessi principi che consentono alla rosa selvatica di fiorire. Nemmeno i cosiddetti OGM eludono i vincoli della fisica e della biologia! Se fossero davvero “innaturali”, non vi sarebbero. Quando si contrappone naturale ad artificale, si vuole fare intendere che sia non naturale tutto ciò che è squisitamente umano, cioè ottenuto dalla volontà, dall’intelligenza e dalla forza dell’Homo sapiens, il quale è appunto anche faber – come se, castori a aparte, la capacità tecnica non fosse a sua volta una componente della natura, qualcosa che è emerso, assai lentamente, nel processo evolutivo.[…]

Umbero [Veronesi]: Natura, quante sciocchezze di dicono in tuo nome!
Giulio Giorello, Umberto Veronesi, La libertà della vita, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2006, pagg. 30-35

Adotta un film!

L'estate di mio fratelloI cinema, da un po’ di tempo, si chiamano tutti “multisala”. Deve essere perché hanno tante sale. I film, però, sono pochi e sempre gli stessi.
Molte pellicole rimangano così orfane. E gli orfani si possono adottare:

SelfCinema: se la distribuzione non porta i film agli spettatori, gli spettatori diventano distribuzione.

Acquistando in prevendita il biglietto sarà possibile, garantendo agli esercenti l’incasso minimo, distribuire nelle sale un film altrimenti escluso dalla distribuzione.

Si inizia con l’interessante L’estate di mio fratello di Pietro Reggiani.

Relativamente alla pena di morte

Apprendo da formamentis di un notevole dibattito tra Emanuele Severino e Marco Pannella sulla pena di morte, in generale, e sull’esecuzione di Saddam Hussein in particolare.

Emanuele Severino è un filosofo e, da buon filosofo, «parla sempre di un altrove». Eppure nel dibattito, per quanto è lecito giudicare da un resoconto, sempre essere immensamente più pragmatico di Pannella. Se è lecito riassumere un riassunto, direi che quando Pannella parla di giustizia, Severino ribatte che la giustizia non esiste, esiste soltanto il giudizio della storia, e non è detto che questo giudizio si rivelerà, alla fine, contrario all’esecuzione del dittatore.
Chi parla qui di un altrove, Pannella o Severino? In altre parole, decisamente più filosofiche, il mondo è cosmo o caos?

Una delle migliori analisi sull’esecuzione di Saddam la propone Cantor: «un fallimento dell’Occidente sul cammino verso la diffusione delle democrazie, della libertà e della pacificazione del pianeta».
Il mondo è quindi caos. Pannella ci parla dunque di qualcosa che non esiste e non può esistere. Più che un relativista, come pare si sia definito, Pannella è un idealista. E Severino, ma non è una sorpresa curiosamente, un nichilista.

Nostradamus è un pivello: previsioni di Apple iPhone

Quando gli iPod si potevano usare solo con un mac, io ero convinto che mai Apple li avrebbe resi compatibili con Windows. Avevo un ottimo motivo: il prodotto, ossia la vendita con la quale Apple guadagna davvero non era l’iPod, ma il computer. L’iPod era un accessorio, un motivo in più per acquistare un mac.
Tuttavia Apple pensò di poter vendere qualche tonnellata di iPod per Windows, e rese il suo lettore mp3 compatibile. Continua a leggere “Nostradamus è un pivello: previsioni di Apple iPhone”

Dio, Vitiello e i frigoriferi

Maurizio Colucci dedica parte del suo tempo alla nobile opera di diffusione, sul suo Novissimo blog, di alcune opere di Richard Dawkins e Sam Harris dedicate alla religione.
Entrambi gli autori hanno una posizione decisamente critica. Harris, in particolare, si sofferma sui danni e i pericoli della fede, anche quella moderata e laica. (Personalmente, credo che ad essere pericolose siano le persone, non le idee o le fedi).
A Malvino è piaciuto soprattutto un passaggio effettivamente molto interessante, che non si può non citare:

Immaginate che il vostro vicino creda di avere, sepolto nel suo giardino, un diamante grande come un frigorifero. Gli chiedete perché, e lui risponde: «Ma non capisci? Questo diamante dà alla mia vita un enorme significato». Oppure: «La mia famiglia va matta per le riunioni che facciamo in giardino cercando di scavare per tirarlo fuori ogni domenica. E tu ci vuoi togliere questa cosa?». Oppure immaginate che risponda: «Non vorrei vivere in un universo in cui non ci fosse un diamante nel mio giardino grande quanto il mio frigorifero». Per me è chiaro, immediatamente chiaro, che queste risposte sarebbero inadeguate. Profondamente inadeguate. Sono in realtà le risposte di un pazzo. O di un idiota. Eppure, prendete lo stesso identico ragionamento e trasportatelo nel campo della religione, e queste risposte hanno immenso prestigio. Anzi, fino a che non sostieni un qualche ragionamento di questo tipo, è impossibile per te essere eletto in una carica politica nel nostro paese.

Continua a leggere “Dio, Vitiello e i frigoriferi”

Ashley

Ashley è una bambina di tre mesi, o meglio di nove anni.
La prima età è quella mentale, la seconda fisica: a causa di una encefalopatia di origine sconosciuta, non vi è praticamente stato alcuno sviluppo psichico, mentre il corpo non presenta problemi. Giusto per inquadrare bene la situazione, Ashley «non è in grado di tenere sollevata la testa, di cambiare posizione mentre dorme, di tenere in mano un giocattolo, mettersi a sedere, parlare, camminare, o alimentarsi autonomamente» (Giuseppe Regalzi su Bioetiche).

I genitori di Ashley hanno deciso, semplificando una questione in realtà molto più complessa, di cercare di bloccare la crescita fisica della figlia, con il fine dichiarato del benessere della piccola (per ulteriori dettagli si rimanda al giò citato articolo di Bioetiche). La scienza medica permette anche questo.
Il problema non è, ovviamente, solo medico. Prima di procedere, i genitori hanno consultato il comitato etico dell’ospedale e hanno recentemente aperto il sito The “Ashley Treatment”, nel quale raccontano le proprie esperienze. Continua a leggere “Ashley”

I mercanti e il tempio

Milano, stazione Lambrate. Mentre aspetto il tram noto un curioso manifesto pubblicitario:

Cristo è speranza per il futuro

Non è mia intenzione mancare di rispetto a chi ha fede in Cristo, però a me Cristo è speranza per il futuro ricorda molto Dash lava più bianco e Un diamante è per sempre. Un linguaggio pubblicitario che, sinceramente, mi pare quanto di più inappropriato ci possa essere.
C’è pure un sito internet: www.informacristo.org, nel quale si scopre che c’è di peggio:

Prova Cristo

Viene in mente la cacciata dei mercanti dal tempio (Gv, 2, 14-16).
Qui però bisognerebbe cacciare i sacerdoti dal mercato.

L’ombra della luce

Se la luce è lo strumento della visione, l’ombra sarà il suo grande antagonista. Ci si nasconde nell’ombra perché nell’oscurità lo sguardo non penetra. Ma è anche vero che la vista non può fare a meno dell’ombra: l’informazione contenuta nell’ombra è un ausilio fondamentale per la visione. L’evoluzione ha tenuto conto di un mondo pieno di ombre e ha selezionato i sistemi biologici adattandoli alle differenze di oscurità.

Roberto Casati, La scoperta dell’ombra, Milano, A. Mondadori, 2000, pag. 8

Proviamo a riscrivere l’ultima frase:

Il buon Dio, nella sua infinita provvidenza, ha tenuto conto di un mondo pieno di ombre e ha creato i sistemi biologici adattandoli alle differenze di oscurità.

Oppure, più semplicemente:

Il mondo è pieno di ombre e i sistemi biologici sono sensibili alle differenze di oscurità.

Cosa cambia tra le tre versioni? Per il discorso del libro di Casati, che descrive come conosciamo le ombre e come conosciamo attraverso le ombre, praticamente nulla: per questi discorsi non ha importanza sapere se la causa di un fenomeno è il buon Dio oppure l’evoluzione, ma importa che il fenomeno ci sia e, soprattutto, che si sia in grado di descriverlo correttamente.