L’idea di utilizzare robot al posto dei soldati durante le battaglie è davvero una ottima idea.
Innanzitutto per i costi: per quanto dispendiosa possa essere la fase iniziale di ricerca, una volta prodotto su larga scala anche il più sofisticato automa da combattimento costerà sicuramente meno dei diversi anni di addestramento necessari per ottenere un buon soldato. E questo anche senza considerare tutti i risparmi legati alla logistica: la realizzazione di un campo per duemila uomini è indubbiamente più complicata rispetto a quella di una officina per duemila robot. Continua a leggere “La guerra del futuro, il futuro senza guerra”
Categoria: Pensieri inutili
Riflessioni ancora più trascurabili delle altre
La linea temporale
Siamo soliti rappresentare graficamente il tempo tramite una retta orientata: a sinistra il passato, a destra il futuro e, al centro, il presente, l’adesso.
È una rappresentazione molto comune, e come tutte le cose comuni, passa inosservata e tende a nascondere le proprie difficoltà implicite. Continua a leggere “La linea temporale”
Referendum
Due modeste, ed inutili, proposte riguardo i referendum.
I referendum abrogativi, almeno in Italia, richiedono la partecipazione al voto della maggioranza assoluta degli aventi diritto.
Una giustificazione realistica di questa condizione potrebbe essere la seguente: ogni legge discussa ed approvata dal parlamento ha una legittimità popolare mediata, dovuta alle elezioni politiche che lo hanno eletto; per abrogare una legge occorre quindi dimostrare che, su quel particolare argomento, il parlamento non rappresenta correttamente coloro che lo hanno eletto; pertanto solo se la metà più uno degli aventi diritto si reca alle urne è possibile abrogare la legge. Continua a leggere “Referendum”
La fine del mondo
Il mondo, un giorno, avrà fine: vi sarà un giorno che non avrà domani, un giorno nel quale verranno tratte le conclusioni, un giorno nel quale tutti gli eventi passata avranno le loro conseguenze ultime.
Chi annuncia (apocalisse significa proprio questo: annuncio) e soprattutto pratica un simile pensiero imprime un forte orientamento storico: tutti gli eventi vanno interpretati e se possibile vissuti alla luce di questo ultimo giorno.
Ecco dunque che inizia a manifestarsi un paradosso: il mondo ha un significato solo se si annuncia che un giorno esso avrà fine. Senza questo annuncio, senza il pensiero della fine del mondo, viene meno questo orientamento della storia, e con esso viene meno il significato del mondo. Ma che ruolo ha un mondo senza significato? Può esistere un mondo privo di senso?
Il paradosso è oramai compiuto: il mondo finisce quando si cessa di credere alla fine del mondo.
Legge naturale
Naturale inteso come contrapposto ad artificiale: un evento naturale deve il suo essere alla natura, non all’operare dell’uomo.
In questo visione è implicita una certa contrapposizione, e è da questa assunzione implicita che nascono i primi problemi: l’uomo non può infatti essere del tutto estraneo alla natura. Il contrasto non può quindi essere in generale tra uomo e natura, ma dovrà solo riguardare una parte dell’uomo. Le due componenti che si fronteggiano non sono e non possono essere uomo e natura, bensì una parte dell’uomo, rimasta vicina alla natura, e un’altra, artefatta, lontana dalle pure origini naturali. Continua a leggere “Legge naturale”
Allegro ma non troppo
Nella musica classica, l’indicazione Allegro, come Largo e Presto, non si riferiscono, al contrario di quanto si potrebbe pensare, al contenuto emotivo del brano, bensì alla velocità di esecuzione.
Un brano può quindi essere, senza contraddizione alcuna, allegro e triste allo stesso tempo: Allegro per velocità, triste per contenuto emotivo, anche se, solitamente, è difficile che un brano abbastanza veloce come un Allegro sia triste. Continua a leggere “Allegro ma non troppo”
Sostanza, contenuto e forma
«Ciò che conta, la sostanza, è la materia, non la forma: più importante del come è il che cosa; l’aspetto è una questione secondaria.»
Chi formula simili pensieri non ha tutti i torti, ma, purtroppo per lui, neppure tutte le ragioni: la sostanza non è tutta nel che cosa, ma anche nel come. L’apparenza, l’aspetto non sono per nulla una questione secondaria, ma meritano la stessa attenzione del contenuto, della materia. Trascurare la presentazione significa uccidere, lasciar morire anche il contenuto.
La vita di un pensiero, di un concetto consiste nel suo essere pensato, meditato, collegato con altri pensieri, studiato, discusso. Tutto questo è possibile unicamente se il concetto ha una sua veste grafica che ben gli si adatta.
Noi uomini pensiamo graficamente, dove con graficamente non si intende necessariamente una rappresentazione nello spazio bidimensionale di un foglio. Una presentazione grafica scadente ostacola la comprensione, impedisce il dibattito e quindi uccide il concetto.
Un esempio facile ed evidente: la matematica. Sarebbe concepibile lo sviluppo di questo disciplina, il sorgere di concetti come funzione, integrale e limite senza una notazione matematica evoluta come la nostra?
Annuncio di morte in diretta
Un tempo i mass media, i mezzi di comunicazione di massa, si limitavano a diffondere notizie.
Il loro ruolo, la loro importanza, consisteva nell’annunciare un evento, nel far sapere che cosa è successo e, se possibile, anche il perché è successo e le conseguenze di quel che è successo. In altre parole, giornalisti erano narratori di un passato così vicino da essere ancora presente.
Questo una volta. Prima della radio, prima della onnipresenza televisiva (un televisore in ogni casa e in ogni bar, sempre pronto ad essere acceso, ad ogni ora del giorno e della notte), prima di internet, dei cellulari con fotocamera incorporata. Continua a leggere “Annuncio di morte in diretta”
Certezze
Invidio chi si può permettere una certezza. Non è una cosa da poco: le certezze, nel senso di un sapere talmente indubitabile che l’idea stessa di una obiezione ci ripugna, sono dei beni rari e preziosi, almeno quelle non banali.
Perché di certezze banali è pieno il mondo: la terra è una sfera, il fuoco illumina e scalda, io ho due mani: tutte certezze indubitabili e accessibili a chiunque. Ci siamo talmente abituati che neppure le nominiamo, le riserviamo giusto ai matti e ai bambini. Continua a leggere “Certezze”
Chiaro e semplice
Josef Albers dedica uno dei suoi esercizi per imparare a vedere (Interazione del colore, edito dal Saggiatore) alla critica dell’affermazione che «più la forma di una lettera è semplice, più è semplice la sua lettura», affermazione che, secondo Albers, è purtroppo divenuta un dogma del nascente costruttivismo (l’edizione originale del testo è del 1963) e di alcuni tipografi modernisti, che prediligono ai caretteri con le grazie, i sottili tratti ornamentali che sporgoni dalle aste, quelli privi (i cosiddetti bastoni). Continua a leggere “Chiaro e semplice”