Un segno di vittoria

Winston Churchill
Winston Churchill

Ero convinto che il segno di vittoria, indice e medio alzati, fosse solo occidentale, una invenzione inglese legata prima ai temibili arcieri inglesi e poi a Winston Churchill, che con la V ridava fiducia ai sudditi della corona, provati dai bombardamenti nazisti; un gesto ripreso infine da Dwight Eisenhower che, da buon americano, esagera e alla V minuscola delle dita aggiunse quella maiuscola delle mani.

Le immagini delle proteste in Iran mostrano invece questo gesto usato anche in un paese che non utilizza la scrittura alfabetica latina (per quanto sicuramente conosciuta, almeno a grandi linee, dalla popolazione). Continua a leggere “Un segno di vittoria”

Ostacolare il progresso

Mesopotamia, qualche millennio prima di Cristo.

Alalgar: Buongiorno, Alulim.

Alulim: Buongiorno, Alalgar.

Alalgar: È molto tempo che non ci vediamo.

Alulim: Lo so, lo so, è che ultimamente ho molto da fare.

Alalgar: È sempre così: appena uno fa un po’ di soldi si dimentica degli amici…

Alulim: Soldi? Magari, caro Alalgar, fossi diventato ricco come tu sembri credere! Continua a leggere “Ostacolare il progresso”

Immortalità

Nel leggere questa intervista a Laura Boffi sull’immortalità e la possibilità di registrare tutta l’esperienza di un individuo, non posso fare a meno di pensare a Woody Allen:

Non voglio raggiungere l’immortalità con le mie opere. Voglio raggiungerla non morendo.

Immortalità a parte, l’idea di ricorrere a dei sensori microscopici, la smart dust, per registrare informazioni sulle nostre esperienze e sensazioni è molto interessante, e non solo per studiare strani marchingegni in grado di aiutare l’elaborazione del lutto, come il “cerotto celeste” (nell’intervista si spiega bene che cosa sia questa sorta di rosario tecnologico). Continua a leggere “Immortalità”

Analfabetismo di ritorno

Maurizio Ferraris ha ragione: stiamo assistendo a una esplosione della scrittura.
Il telefono, strumento di comunicazione orale, è diventato telefonino, ossia una macchina da scrivere. I giornali tradizionali, se spariranno, non sarà a causa della televisione, ma di internet e della cosiddetta Free Press, i giornali leggeri e gratuiti da leggere in metropolitana, cioè da altra scrittura. Internet è piena di scrittura, di testi scritti, di archivi; persino i filmati e le musiche sono circondati da testi.
Tutti scrivono. Tutti sono scrittori

Il problema è trovare i lettori. Continua a leggere “Analfabetismo di ritorno”

Alfabeti e analfabeti

Come siano andate di preciso le cose, nessuno lo sa. Sta di fatto che ad un certo punto, l’uomo iniziò a parlare, ad emettere suoni articolati che altri uomini, udendoli, possono comprendere. L’uomo iniziò anche a tracciare dei segni grafici che altri uomini, vedendoli, possono comprendere: un segno per uomo, uno per casa e così via.
Infine, molto tempo dopo, l’uomo associò i suoni ai segni grafici: per scrivere casa non si deve più tracciare un simbolo che significa casa, ma un insieme di segni che stanno per il suono delle parola pronunciata. Se prima ad ogni segno corrispondeva un concetto, adesso vi corrisponde un suono.
Due recenti campagne pubblicitarie mostrano i limiti di quella straordinaria invenzione che è l’alfabeto. Continua a leggere “Alfabeti e analfabeti”

L’intelligenza è piatta

Carte geografiche come la mappa mundi erano ben note a Cristoforo Colombo. Egli non credeva alla loro geometria, basata sull’idea di una terra piatta, tuttavia prese accuratamente nota della loro geografia sociale […].

Così Timothy Taylor, archeologo, in Come l’uomo inventò la morte (The Buried Soul) a pagina 70 della traduzione italiana (Newton Compton, 2006).

Questo invece è Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, citato in Di nessuna chiesa di Giulio Giorello (Raffaello Cortina Editore, 2006) a pagina 52:

Galileo fu sottoposto all’Inquisizione per aver sostenuto che la Terra era una sfera: l’autorità politica del suo tempo aveva dichiarato che essa doveva essere piatta come un tagliere, e Galileo fu costretto all’abiura.

La terra non è piatta: questa semplice e banale verità era ben conosciuta già dagli antichi greci, e anche nel medioevo si aveva ben presente la sfericità del pianeta, tanto che Dante, nella Commedia, descrive una terra rotonda. Continua a leggere “L’intelligenza è piatta”

Una immagine curiosa

Dedica Missili Israele Libano

Perché scrivere sui missili? Perché dare a dei bambini dei penarelli con i quali scrivere sulle bombe che, presumibilmente, verranno presto lanciate sul territorio libanese?

Un testo scritto, ingenuamente, è un messaggio che qualcuno invia a quacun altro. Ma che razza di messaggio è quello affidato ad una bomba? Nessuno potrà mai leggere il testo, dal momento che le bombe hanno la insana tendenza ad esplodere.
Un testo può anche essere una registrazione, una informazione che tutti o quasi sanno ma che è utile registrare per usi futuri. Ma anche in questo caso, e per gli stessi motivi di prima, una bomba non è il supporto adatto.

Se non è un messaggio e neppure una registrazione, cosa sono quelle scritte?
Forse sono un rito: una cerimonia sociale ed identitaria.
Viene in mente un’altra immagine, da lasciare priva di commenti.

Stanley Kurick: Dottor Stranamore

Lettere e letture

È un fenomeno abbastanza noto, eppure non cessa mai di stupire: quando si legge un testo, l’occhio guarda soltanto una parte delle lettere e delle parole. Il resto viene ricostruito: leggere una parola significa più che altro dedurla.
Il sistema funziona egregiamente: la lettura è veloce ed affidabile. Per rendersene conto è sufficiente confrontare la lettura, magari a voce alta, di un testo in una lingua conosciuta con uno in una lingua sconosciuta o, ancora meglio, con parole perfettamente leggibili ma prive di senso: sutialva anetrosi onciltovi sganfolinto labufatriacce tomsiunga. Continua a leggere “Lettere e letture”

Citare a memoria

Jackie Derrida. Ritratto a memoria è un interessante libro di Maurizio Ferraris che raccoglie diversi scritti sul filosofo francese.
Il primo di questi testi, intitolato Scripta manent, è stato originariamente pubblicato su «Il Sole 24 Ore» del 10 ottobre 2004, giorno dopo la morte di Derrida.

Ferraris citava una intervista che Derrida aveva concesso durante un convegno in suo onore a Rio de Janeiro. In realtà l’intervista era avvenuta a Parigi, subito prima della partenza per Rio.
Una piccola imprecisione dovuta alla fretta, che Ferraris volutamente lascia segnalando in nota l’errore. È interessante come introduce e di fatto spiega l’errore: Citavo a memoria; in realtà…

Ecco, Ferraris citava a memoria, non si era documentato, non aveva controllato, non aveva letto le fonti prima di scrivere. E da questo suo non leggere è seguita una cosa non vera, non reale, perché in realtà Derrida non era stato intervistato a Rio.
La memoria non è affidabile, lo scritto, la traccia sì. Scripta manent, certamente, ma anche e soprattutto in scripta veritas, nello scritto c’è la verità.

Quanta filosofia in una piccola nota a piè di pagina!