È da poco disponibile una nuova traduzione della Bibbia, filologicamente più corretta della precedente.
Uno strumento indubbiamente utile per gli studiosi. Per i comuni fedeli, invece, temo sarà solo un intralcio.
Mi spiego meglio. Grazie a PlacidiAppunti scopro che molti giornali, riportando la frase di non so quale politico in vena di citazioni bibliche, hanno scritto “distinguere il grano dall’oglio“. Il loglio, erbaccia che cresce insieme al prezioso grano, è diventato oglio e, ci scommetto, nel giro di qualche anno diventerà olio. Avremo così una espressione completamente priva di senso: distinguere il grano dall’olio, come se qualcuno si potesse confondere (il Vangelo, tra l’altro, riporta separare il grando dal loglio, ma non sottilizziamo: per separare occorre distinguere). È ovvio, a questo punto, pensare a Gesù come a un tizio un po’ strano, che dice cose insensate, magari perché avvinazzato; del resto, cosa ci si può aspettare da uno in grado di trasformare l’acqua in vino?
La CEI dovrebbe aggiornare la Bibbia. “Separare il grano dal loglio”? Una simile metafora andava bene per una società di agricoltori: oggi non la capisce più nessuno. “Attivare il filtro anti-spam” rende molto meglio l’idea: ti immagini un Gesù moderno, che tra una predica e l’altra usa l’iPhone per aggiornare il proprio profilo su Facebook.
Buon Natale a tutti.
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