Uno, due, tre, quattro

Alfa: Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno, ventidue, ventitré, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventisette, ventotto, ventinove, trenta, trentuno, trentadue, trentatré, trentaquattro, trentacinque, trentasei, trentasette, trentotto, trentanove, quaranta, quarantuno, quarantadue, quarantatré, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasei, quarantasette, quarantotto, quarantanove, cinquanta, cinquantuno…

Beta: Cosa stai contando?

Alfa: …cinquantadue, cinquantatré, cinquantaquattro…

Beta: Mi vuoi rispondere?

Alfa: …cinquantacinque. Sì, hai ragione, scusa. Sto contando, a voce alta, il numero di morti bianche: le persone morte sul lavoro. Continua a leggere “Uno, due, tre, quattro”

Demarketing

Se il marketing si occupa degli incrementi dei consumi, il demarketing si occupa, al contrario, del loro contenimento: fare demarketing significa scoraggiare l’acquisto di un determinato prodotto.

L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare i profitti. Il demarketing cerca di raggiungere questo obiettivo seguendo altre strade: scoraggiare le vendite di un prodotto significa, ad esempio, puntare sulla qualità (della merce, ma anche dei clienti) invece che sulla quantità, oppure favorire le vendite di un altro prodotto più redditizio, eccetera.

Un ottimo esempio di marketing e demarketing viene dalla Svizzera.

Marketing

Come vendere la Svizzera ai ricchi turisti occidentali?
Con un bello slogan, tanto per cominciare: «Svizzera. Semplicemente naturale».

Poi serve una bella idea. Ad esempio un concorso sugli avvenenti maestri di sci:

Scopri le mille meraviglie naturali della Svizzera. Come i paesaggi invernali stupendamente innevati. O le imponenti vette delle montagne. Oppure i nostri attraenti maestri di sci che trascorreranno volentieri una giornata sulla neve insieme a te. Qui scopri dove e come puoi incontrarli.

Demarketing

Come non vendere la Svizzera, ad esempio, a quei pezzenti dei nigeriani?
Ci vuole uno slogan efficace e comprensibile: «leaving is not always living» (in italiano: «partire non sempre significa vivere»). E uno spot, da trasmettere durante la partita di calcio Svizzera – Nigeria:

Conclusioni

Il demarketing funziona: dopo aver visto lo spot la mia opinione della Svizzera è cambiata, in peggio.
Tuttavia, temo di non rappresentare il target di questa campagna pubblicitaria voluta, è bene tenerlo presente, dall’Ufficio federale della migrazione.

I costi della politica

Interregionale fermo in stazione: un uomo sale, o meglio si lancia, su una delle prime carrozze del treno .

Primo: Complimenti per lo scatto atletico!

Secondo: Grazie. Sono uscito in ritardo dall’ufficio e temevo di perdere il treno. Fortuna che ha cinqus minuto in ritardo…

Primo: I minuti sono almeno dieci: me lo ha detto ufficiosamente il capotreno.

Secondo: Ufficiosamente?

Primo: Sì. Ufficialmente il treno è in orario.

Secondo: Capisco. Potevo risparmiarmi la corsa. Avevo pure il tempo di comprare il giornale. Continua a leggere “I costi della politica”

Strangolamenti su commissione

Dovremmo togliere il tabù sulla violenza?
No, dobbiamo piuttosto redistribuirla, incanalarla. Un’invenzione geniale dello Stato moderno sono l’esercito e la polizia, a cui possiamo delegare il nostro bisogno di giustizia, in qualche modo i nostri sentimenti violenti. Invece di strozzare il mio vicino, chiamo la polizia: è tutta un’altra cosa.

Hans Magnus Enzensberger intervistato da  Paola Springhetti per Avvenire.
Il resto dell’intervista è un raffinato florilegio di banalità, ma l’affermazione finale fa dimenticare la delusione iniziale.

Per mio imperdonabile errore di distrazione, il post si intitolava “Strangolamenti su commisione”. In perfetto stile Pravda ho corretto, ma, in nome della glasnost, aggiungo questa nota.

Il nuovo incubo

Il giudizio di Mario Iannaccone sul transumanismo (o transumanesimo) non potrebbe essere più netto: un incubo, come recita il titolo dell’articolo su Avvenire, e «una grave minaccia per l’umanità», come ribadisce nel testo rifacendosi a Francis Fukuyama.

I transumanisti sostengono una tesi abbastanza semplice: l’uomo deve superarsi, deve sfruttare le proprie conoscenze per migliorare, per aumentare le proprie capacità fisiche e cognitive e per superare i limiti della condizione umana. Continua a leggere “Il nuovo incubo”

La scommessa climatica

Attenzione scienziatoÈ curioso come le questioni scientifiche, ossia quei problemi che riguardano alcuni scienziati, gli esperti di quella disciplina lì e non di altre, e che vengono dibattuti, anche ferocemente, a suon di teorie, modelli, esperimenti, simulazioni e calcoli, simili problemi, dicevo, è curioso che abbiano declinazioni politiche e sociali.
Non è curiosa la declinazione in sé, elemento fondamentale in una democrazia: lo scienziato non vive in un limbo isolato e per poter fare ricerca deve battere cassa e chiedere fondi, ed è ovvio che chi allenta i cordoni della borsa lo faccia dopo aver valutato cosa finanzia. La cosa curiosa non è dunque che la società si occupi di scienza e valuti l’opportunità sociale ed economica di condurre certe ricerche invece di altre: la cosa curiosa è che i risultati delle ricerche vengano valutati in base a questioni politiche e sociali.

Qualcuno lo definirebbe un atteggiamento postmoderno e relativista: “non esistono fatti ma solo interpretazioni”, e quindi interpretiamo liberamente come ci pare, lasciando da parte i fatti, ridimensionandoli al livello di opinioni. Continua a leggere “La scommessa climatica”

Prima classe

Pellizza da Volpedo, Quarto Stato

Come al solito, salgo su una delle ultime carrozze del treno, così a Milano Lambrate trovo subito il sottopasso che mi porta alla fermata del tram: trucchi da pendolare, si risparmiano anche cinque minuti. Ma questa mattina non devo scendere a Lambrate: la mia stazione sarà Milano Centrale, ed è meglio andare in una delle carrozze in testa al treno.
Inizio ad attraversare il convoglio: alcune carrozze di seconda classe, un paio di prima e poi tutta seconda classe fino al locomotore. Continua a leggere “Prima classe”

Il nome della bimba mai nata

Una delle accuse che si rivolgono agli antiabortisti è quella di essere contro i diritti delle donne. Secondo me è una accusa infondata: non necessariamente essere contrari all’aborto significa avere poca o nulla considerazione per le donne, non necessariamente chi vede negli embrioni dei soggetti portatori di diritti svaluta per questo i diritti delle donne.

Chiarito questo, sarebbe gradita una maggiore attenzione da parte di chi, legittimamente, manifesta le proprie opinioni sui diritti degli embrioni. Michele Brambilla, ad esempio, avrebbe dovuto rileggere meglio il suo articolo per Il Giornale sul tragico omicidio di Barbara Cicioni: Il nome della bimba mai nata. Continua a leggere “Il nome della bimba mai nata”

Paradossi armati

Molti giornali hanno riportato la notizia di una televisione palestinese, di proprietà o comunque legata ad Hamas, che trasmette (o meglio trasmetteva) un programma per bambini con tanto di incitamento all’odio verso i nemici dell’Islam (c’è pure il filmato, ovviamente con i sottotitoli in inglese).

Tra le varie affermazioni che Farfur, il pupazzo che conduce la trasmissione, propinava ai bambini vi sarebbe la seguente:

Assieme metteremo una pietra miliare per costruire un impero mondiale sotto la guida islamica.

Un impero mondiale islamico. Un progetto paradossale, se a proporlo è una brutta copia di Topolino, come se Walt Disney fosse stato mussulmano (a quanto pare, era un classico cristiano d’occidente: pur battezzato andava raramente in chiesa).
Un piccolo paradosso, purtroppo armato.