Ridere

Alpha: Che brutta cosa, la risata!

Beta: Oh bella, perché mai ridere dovrebbe essere una cosa brutta?

Alpha: Ah, non lo so. Però è quello che mi è venuto da pensare leggendo, così, a casaccio, alcune citazioni tratte da Cuore di De Amicis.

Beta: Quali citazioni?

Coccodrillo che ride (foto di Chach Coati)Alpha: Ad esempio questa:

Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise.

Beta: I funerali del re… quelli dell’«Addio, buon re, prode re, leale re! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché splenderà il sole sopra l’Italia.»
Malignamente, mi vien da pensare che se più persone avessero saputo ridere di questi funerali, forse qualche anno dopo non ci sarebbe stato il fascismo…

Alpha: E così attribuisci alla risata un potere liberatorio, e vedi in Franti un ribelle.

Beta: Non esagerare.

Alpha: E come la metti con questa seconda citazione?

Il Direttore guardò fisso Franti, in mezzo al silenzio della classe, e gli disse con un accento da far tremare: – Franti, tu uccidi tua madre! – Tutti si voltarono a guardar Franti. E quell’infame sorrise.

Beta: Cosa vuoi che ti dica?

Alpha: Dove si trova, qui, il potere liberatorio della risata. Franti è un infame, per quanto questo termine possa sembrarti desueto e stantio.

Beta: Non è la parola a essere desueta e stantia, ma il tuo modo di presentare il problema. Franti, in un momento particolarmente penoso e angoscioso, ha riso. Per Enrico quel sorriso è sintomo di infamia, di crudeltà.
Per fortuna, oggi, ne sappiamo un po’ di più. Come ho letto da qualche parte, il riso serve a ridurre la sensazione di disagio. È una protezione psicologica, che purtroppo genera riprovazione sociale.

Alpha: In poche parole, stai dicendo che Franti non è cattivo?

Beta: Sto dicendo che dovremmo arricchire il nostro vocabolario, senza fermarci alle accuse di cattiveria o infamia, e magari cercare di aiutare…

Ridi! (foto di McGun)Alpha: Fermo lì! Aiutare? Non ti rendi conto così facendo proprio tu, che hai lodato la risata di Franti al racconto dei funerali del re, diventi il suo peggior nemico? Enrico lo definisce infame e manifesta il suo disprezzo, ma gli concede autonomia e dignità. È, per usare un linguaggio che ha poco a che fare con De Amicis, uno stronzo, si comporta da stronzo e ne trarrà le dovute conseguenze. Ride ai funerali del re? Io lo disprezzo, e finisce lì.
Tu invece lo vuoi aiutare e, perché no?, curare. Lo prenderesti e gli faresti, immagino per il suo bene, un lavaggio del cervello, lo costringeresti a uniformarsi bollando come malattia o disagio quello che, in maniera certo meno raffinata ma più onesta, Enrico chiama infamia. Ride ai funerali del re? Lo ricovero.

Beta: Io intendevo solo dire che la risata non è necessariamente un segno di cattiveria.

Alpha: Su questo sono d’accordo: per quanto ti abbia citato questi passaggi di Cuore, sono convinto anche io che ridere sia una buona cosa.

Beta: Se ti viene dal cuore. Ti ricordi il finale del primo atto de I pagliacci di Leoncavallo? Una delle arie più tristi dell’opera, secondo me:

Recitar! Mentre presso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d’uopo… sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se’ Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchin t’invola Colombina,
ridi, Pagliaccio… e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e’l dolor…
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore in franto!
Ridi del duol t’avvelena il cor!

Foto di Chach Coati e McGun

6 commenti su “Ridere

  1. Anni or sono, un conoscente m’aveva discretamente offerto d’entrare in una Loggia (pubblica), forse per millanteria o perché persuaso a riservarmi tale “onore” dalle mie esternazioni anticlericali. Mi veniva proprio da ridere al solo pensiero di me stesso incappucciato, con grembiale, compasso e squadra a recitare formule esoteriche e praticare riti cabalistici. Come dice il grande Renato Pozzetto, non si può…non si può…non si può! 🙂

  2. “E l’infame sorrise”:calco del manzoniano “E la sventurata rispose”, peraltro. Come, sospetto, la “carezza del papa” di Giovanni XXIII è una reminescenza della “carezza del re” del babbo di Enrico.
    A me Franti stava simpatico, l’unico che reggevo in quell’orrore melenso del libro cuore. Ai miei ragazzini di terza media faccio leggere il passo di Cuore e poi, subito dopo, l’Elogio di Franti di Eco. Tifano tutti per Franti, alla fine. Ciò mi fa ben sperare. 😀

  3. lector in fabula: sembra una scena di L’ora di religione di Bellocchio (gran bel film, il cui centro è, secondo me, il sorriso del protagonista).

    galatea: grazie per la dedica e complimenti per le letture: c’è speranza, sia per gli studenti che per la scuola!

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