Sinestesie

Ieri sera, tra Genova e Milano, sono riuscito, gallerie e interferenze permettendo, a sentire almeno una parte della Sinfonia n. 9 di Beethoven diretta da Eliahu Inbal.

Ascoltare la musica e vedere una trafficata autostrada non è una esperienza molto coerente e rilassante, ma le alternative, a parte assistere al concerto sperando di trovare dei posti decenti, sono scarse: le riprese video dei concerti sono, per me, una delle cose più noiose da seguire.

Finito il concerto mi sono chiesto se è possibile rendere visivamente l’esperienza musicale. Questa mattina, per puro caso, mi sono imbattuto in questo video, molto simile a quello che avevo immaginato ieri sera.

Contesti musicali

Un mio piccolo sfogo è stato ottimamente commentato e ripreso da Weissbach, che solleva il problema del contesto:

Ci sarebbe anche da discutere sul fatto che noi ci permettiamo di ascoltare il Messia di Haendel o l’ottava di Mahler mentre siamo in tangenziale o in coda all’USL.
Quest’uso è assolutamente astruso da quanto previsto dall’autore e dai fruitori originali.

Händel, morto nel 1759, non conosceva certo le automobili e le tangenziali, figuriamoci l’autoradio e l’iPod! D’altra parte, non conosceva neppure la radio e i dischi: per lui era imprevisto e imprevedibile non tanto la tangenziale, ma qualsiasi luogo che non fosse una sala da concerto!
Il discorso si può estendere: una sala da concerto moderna, pensiamo alla Philharmonie di Berlino progettata da Hans Scharoun, è qualcosa di inimmaginabile per Händel.

È ovvio che un iPod sia comunque più distante dal pensiero di Händel della Philharmonie di Berlino, eppure occorre tenere presente che in entrambi i casi non è possibile tornare indietro nel tempo: siamo oramai nel XXI secolo, possiamo ascoltare e apprezzare la musica di Händel (e le poesia di Dante o i dialoghi di Platone), senza dimenticare che in ogni caso tradiremo l’autore.

Hilary Putnam: Scienza e Filosofia

Hilary Putnam (Foto di Guido Castagnoli)Io ci sarò.

Scienza e filosofia
Lectio Magistralis
Hilary Putnam. Introduce: Mario De Caro

Secondo una concezione molto diffusa, la filosofia non ha nulla a che fare con le scienze naturali né per il metodo, né per l’oggetto, né per le finalità. Secondo un punto di vista opposto – che negli ultimi anni ha guadagnato ampio credito soprattutto in ambito anglosassone – la filosofia va concepita in continuità con la scienza: ciò implica che i concetti filosofici non riconducibili, almeno in linea di principio, ai concetti scientifici debbano essere abbandonati. Putnam difende una posizione intermedia, secondo la quale le dottrine filosofiche debbono essere compatibili con quanto la scienza ci dice del mondo, ma in un quadro di pluralismo concettuale che fa sì che la filosofia non perda legittimità e autonomia.

Mario De Caro
Mario De Caro insegna Filosofia morale all’Università Roma Tre. Ha insegnato anche alla Tufts University ed è stato Visiting Scholar al MIT e Fulbright Fellow alla Harvard University. Ha scritto, tra l’altro, “Dal punto di vista dell’interprete” (Carocci, 1998) e “Il libero arbitrio” (Laterza, 2004) e curato “Interpretations and Causes” (Kluwer, 1999), “Cartographies of the Mind. Philosophy and Psychology in Intersection” (Springer, 2007, con Massimo Marraffa e Francesco Ferretti) e “Scetticismo” (Carocci, 2007, con Emidio Spinelli).

Hilary Putnam
Professore emerito alla Harvard University, è uno dei più importanti filosofi degli ultimi decenni. Ha offerto contributi fondamentali alla filosofia della matematica, della fisica, del linguaggio e della mente, nonché alla metafisica, all’etica e alla teoria della conoscenza. Con la sua teoria funzionalistica della mente è stato uno dei fondatori della scienza cognitiva (della quale è divenuto poi acceso critico). Come matematico, infine, ha contribuito alla risoluzione di uno dei celebri “Problemi di Hilbert”.

Foto di Guido Castagnoli

Non è garantita in modo automatico

Il libro di Fabrizio Mastrofini Ratzinger per non credenti (Laterza 2007) è, per chi non ha la pazienza e la costanza di Malvino, una interessante fonte di citazioni papali.

Due passaggi di una intervista realizzata il 5 agosto 2006 per Radio Vaticana1
sono indubbiamente degni di nota:

Vale quindi anche per il cristianesimo, considerato come una delle realtà vissute dall’uomo, la legge della imperfezione e della minaccia. La sua influenza politica positiva non è garantita in modo automatico. Questa promessa non gli è stata proprio fatta e gli uomini di Chiesa, nelle loro attività politiche, non dovrebbero mai dimenticarlo.
(cit. a p. 25)

In altre parole: anche i papi possono sbagliare.
La seconda citazione vuole essere una esemplificazione della prima:

Ma se si diffonde solo know-how, se si insegna solo come si costruiscono e usano le macchine, e come si impiegano i mezzi di contraccezione, allora non bisogna poi meravigliarsi che alla fine ci si ritrovi con le guerre e con le epidemie di Aids.
(cit. a p. 21)

Certo, se con “mezzi di contraccezione” si intende l’astinenza, le epidemie di Aids non sorprendono.

  1. come riporta Mastrofini: «RadioGiornale», edizione delle 14 sul sito www.radiovaticana.org []

Revisore dove sei

Tutti possono sbagliare: anche ai migliori può sfuggire un’espressione infelice. Per questo esistono i revisori: persone che leggono il testo e segnalano eventuali problemi.
Purtroppo, nessuno ha segnalato a Fabrizio Mastrofini questo curioso passaggio nel suo Ratzinger per non credenti (Laterza 2007):

Un nome [Benedetto XVI] che ha un doppio significato: si riferisce a san Benedetto patrono d’Europa […] e al predecessore Benedetto XV, il papa della pace e della condanna della prima guerra mondiale. Con il suo battagliero predecessore condivide il desiderio di difendere l’integrità della fede […].
(p. 15)

Per quanto, almeno in tempi recenti, le battaglie dei papa siano esclusivamente spirituali e culturali, io avrei segnalato come inopportuno quel “battagliero predecessore” riferito a quello che nella frase precedente si è definito “papa della pace”. Questione di gusti, indubbiamente.

Teorie scientifiche e teorie metafisiche

Giorgio Israel, a proposito del rapporto tra teorie scientifiche e metafisica, scrive:

Nessuna persona seria potrà sostenere che l’idea [scientifica] della fissità delle specie non abbia un’ispirazione teologica.

A costo di passare per persona non seria (un pericolo che corro volentieri), mi chiedo se non si possa capovolgere la frase:

Nessuna persona seria potrà sostenere che l’idea [teologica] della fissità delle specie non abbia un’ispirazione scientifica.

Detto altrimenti: i primi “teologi”, i primi cioè che parlarono in senso divino della fissità delle specie, scelsero la fissità invece della instabilità o mobilità per questioni legate alla divinità e alla natura oppure, più banalmente, perché osservarono che le specie erano stabili? In quel momento erano più scienziati o più filosofi?

Non è vero che l’uomo deriva dalla scimmia

Ricevo e, cortesemente, riporto:

Buongiorno,

sono il responsabile commerciale delle Edizioni Lindau: www.lindau.it
La informo che è appena uscito l’ultimo libro di Giuseppe Sermonti (che sicuramente Lei conoscerà) e di cui Le riporto qui sotto il link:

http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1077

Giuseppe Sermonti, notissimo genetista e biologo, è senza dubbio un oppositore delle tesi darwiniste dell’evoluzionismo.
Ma in questo libro condito da una notevole veste scientifica l’autore vuole dimostrare come non è vero che l’uomo deriva dalla scimmia (o scimpanzé).
E vengo al nocciolo della mia comunicazione.

Mi piacerebbe tanto che i vostri lettori (insomma coloro che frequentano il Vostro bel sito) venissero a sapere dell’esistenza del libro.
Io ovviamente sono pronto a omaggiarLa del libro.

Il libro è reperibile nelle migliori librerie oltreché richiedibile sul sito www.lindau.it

Sono, lo confesso, molto curioso di conoscere il contenuto di questo libro “condito da una notevole veste scientifica” (sperando che, oltre alla veste, anche la sostanza sia scientifica).
Confido che il responsabile commerciale voglia davvero omaggiarmi con una copia del libro…

Il piccolo anarchico

Alphalavorando al computer: Questa cosa è interessante! – Rivolto a Beta – Chi ha scritto il vangelo?

Betaleggendo un libro: Come?

Alpha: Hai presente il vangelo? Chi lo ha scritto?

Beta: Certo che ho presente il Vangelo, e ti pregherei di usare la maiuscola come per tutti i titoli di libri e film. Comunque, gli autori sono Marco, Matteo, Luca e Giovanni.

Alpha: Ma come fai a sapere che ho pronunciato vangelo con la minuscola?

Beta: Ti conosco. Continua a leggere “Il piccolo anarchico”