C’era una volta l’Afghanistan

Foto di Najibullah Musafer
Foto di Najibullah Musafer

“Afghanistan, lo sguardo dei suoi fotografi” è la mostra che si aprirà domani, venerdì 4 ottobre, allo Spazio Reale di Monte Carasso (Svizzera).

Centoquaranta scatti di un Paese che negli ultimi tempi è uscito dal cono di luce dei media internazionali. Centoquaranta scatti, selezionati da Gianluca Grossi, di 19 fotografi afghani, tra cui quattro donne, che raccontano la loro terra.

La mostra è molto bella, tutte le fotografie (che si possono acquistare) meritano uno sguardo attento. Alcune immagini sono molto forti – ma non nel senso in cui uno potrebbe aspettarsi – e spero vivamente che, dopo Spazio Reale, “Afghanistan, lo sguardo dei suoi fotografi” verrà esposta in altri spazi, in Svizzera o in Italia.

Dimenticavo: l’esposizione rimarrà aperta fino al 24 novembre. Orari di apertura: venerdì  16-19, sabato e domenica 14-18. Domenica prossima, 6 ottobre, alle 17.30, lo Spazio Reale ospiterà un incontro con una delle fotografe, Hanifa Alizada.

Le biotecnologie nel 1895

[…] Noi curiamo il miglioramento delle piante e degli animali che preferiamo – e sono pochi – a gradi e per mezzo di allevamenti selezionati, producendo ora una varietà di pesche dalle caratteristiche migliori, ora una qualità di uva senza semi, ora fiori più grandi e più belli, ora capi di bestiame derivati da incroci razionali. Questi miglioramenti li realizziamo a poco a poco, perché procediamo per tentativi e perché le nostre cognizioni sono assai limitate; anche la natura, infatti, diventa pigra e recalcitrante nelle nostre mani maldestre. Ma con l’andare del tempo tutto verrà organizzato molto meglio: nonostante i vortici, bisognerà pur seguire il corso della corrente. L’umanità intera diverrà più intelligente, meglio educata e più incline alla cooperazione; si tenderà sempre più a soggiogare la natura, e alla fine si riuscirà a sottomettere la vita animale e vegetale alle necessità dell’uomo.

H. G. Wells, La macchina del tempo, capitolo V

Notizie che uno deve sapere

Esistono notizie che una persona – al di là di doveri professionali e interessi personali – deve sapere?
Se esistono, quali sono?
Un grosso incidente con morti e feriti? L’attuale crisi politica? La prossima città che ospiterà le Olimpiadi? Il risultato elettorale di un Paese moderatamente lontano? I risultati finanziari della grande multinazionale?

Qualche precisazione sulla domanda.
Intendo “dovere” come perifrasi di “sei meritevole di biasimo se non sei a conoscenza di questa notizia”.
Ed escludo doveri professionali e interessi personali perché entrambi non sono universali: un medico deve sapere cose diverse da un architetto, e lo stesso vale per un appassionato di calcio da uno di pallacanestro, mentre a me interessano le notizie che ognuno di noi dovrebbe conoscere.

Tu chiamale se vuoi emozioni

Il Corriere della Sera online – sulla scia di altri siti d’informazione – ha introdotto una sorta di “valutazione emozionale” delle notizie: per ogni articolo gli utenti possono stabilire se sono indignati, tristi, preoccupati, divertiti o soddisfatti. Continua a leggere “Tu chiamale se vuoi emozioni”

Quello che i soldi non possono comprare

Una veloce e doverosa segnalazione: il saggio di Michael J. Sandel What Money Can’t Buy: The Moral Limits of Markets di cui ho scritto un paio di volte un annetto fa (Assicurazioni e What Money Can’t Buy) è stato tradotto in italiano da Corrado Del Bò.

Quello che i soldi non possono comprare. I limiti morali del mercato, in versione cartacea o ebook per Kindle.

Il papa e la liberalizzazione delle droghe

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La piaga del narcotraffico, che favorisce violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione delle droghe, come si sa discutendo in varie parti dell’America Latina,che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica.

Così, secondo l’ANSA, si è espresso il papa in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù.

Un consiglio: sul tema della liberalizzazione delle droghe, lasciate perdere il santo padre e leggete Perché l’antiproibizionismo è logico (e morale) di Persio Tincani.1

  1. Nella speranza che Persio mi rivolga ancora la parola dopo aver citato nella stessa frase lui e il papa. []

A Beethoven manca il ritmo

Leggo un po’ ovunque che “secondo Giovanni Allevi a Beethoven mancava il ritmo”.
Eviterei di commentare quella che è una dichiarazione probabilmente fatta unicamente per fare rumore, ma incuriosito ho cercato di capire che cosa ha effettivamente detto il pianista italiano e ho notato una cosa curiosa.
Partiamo dal virgolettato:

“Un giorno”, ha spiegato, ho capito che dovevo uscire dal polverone e cambiare approccio con la musica, anche se si trattava di quella classica. Stavo ascoltando a Milano la Nona Sinfonia di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il quale ho lavorato, ho imparato il ritmo. Con lui ho capito cos’è il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica. Nei giovani manca l’innamoramento nei confronti della musica classica proprio perché manca di ritmo”.

Ricapitolando, Allevi ha visto un bambino annoiarsi a un concerto nel quale veniva suonata una sinfonia di Beethoven. E ha capito che tutti i giovani si annoiano ad ascoltare tutti i concerti di tutta la musica classica.

Stupisce che Allevi abbia una laurea in filosofia?

Sperimentazione animale in calo (in Svizzera)

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Animali utilizzazi dal 1983 al 2012

 

Berna, 27.06.2013 – Nel 2012 il numero di animali sottoposti a esperimenti è sceso a 606 434 (- 55 694) per un calo dell’8,4%. Gli esperimenti che causano gravi sofferenze (livello di gravità 3) sono diminuiti del 15% e rappresentano l’1,9% di tutti gli esperimenti sugli animali condotti nel 2012. Per gli esperimenti effettuati nell’ambito dei cosmetici o dei componenti di cosmetici non sono stati utilizzati animali.

Dal comunicato stampa odierno dell’Ufficio federale di veterinaria.

Per quanto riguarda il tipo di animali utilizzati, per l’80% si tratta di “roditori da laboratorio” mentre un per me inaspettato 9% riguarda i volatili, soprattutto il pollame “nell’ambito di esperimenti sull’alimentazione animale e di studi sulla corretta detenzione degli animali”.