Un acquario, due feriti, 350 sfollati e 1500 morti

“Intorno alle 5.45 di questa mattina, a Berlino, è scoppiato un acquario cilindrico alto 14 metri e contenente 1 milione di litri d’acqua salata e circa 1.500 pesci che si trovava all’interno del Radisson Collection Hotel. […] Due persone sono state ferite, una delle quali è stata portata in ospedale. Le 350 persone alloggiate nell’hotel sono state evacuate sfollate“.

Così Il Post riporta l’accaduto e l’acquario in questione è impressionante:

Vxla at English Wikipedia, CC BY 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0, via Wikimedia Commons

Quanto accaduto pare quasi un esperimento mentale per saggiare le nostre intuizioni etiche.

Abbiamo infatti:

  • importanti danni materiali: una colonna d’acqua alta 14 metri è, per quanto circoscritta, un’alluvione all’ennesima potenza;
  • due persone ferite;
  • i disagi affrontati dalle 350 persone sfollate;
  • 1500 pesci morti.

Quale di queste conseguenze è la più grave?
I danni materiali sono facilmente quantificabili e risarcibili; i disagi affrontati dagli sfollati un po’ meno (per alcuni sarà stato uno shock psicologico, altri ) ma sono almeno in teoria completamente compensabili tramite un risarcimento. Le ferite riportare dalle due persone coinvolte, in caso di lesioni permanenti, potrebbero invece non esserlo e in ogni caso il danno riguarda l’integrità del corpo. E i pesci? Per i proprietari i pesci sono probabilmente danni materiali: tra le spese per ripristinare l’acquario andrà inserito anche il costo di 1500 pesci tropicali. Tuttavia si tratta di esseri viventi in grado di provare dolore e che sono morti in maniera che immagino particolarmente brutta. Tra l’altro tra quei 1500 pesci potrebbero essercene anche alcuni esemplari di specie in pericolo.

Sembra un esperimento mentale ben costruito perché le quantità agiscono in opposizione alle qualità. Valutiamo le lesioni corporee e psicologiche più importanti dei danni materiali, ma qui abbiamo due persone ferite probabilmente in maniera non grave contro qualche milione di euro di danni; un pesce vale meno di un essere umano, ma di nuovo abbiamo ben 1500 pesci morti e due esseri umani feriti.

Come diventare vegani senza averlo deciso

Premessa: sono fondamentalmente onnivoro, oltretutto con poco rispetto per le tradizioni culinarie: mangio di tutto, pronto ad assaggiare anche la carbonara con la panna o con il tofu al posto del guanciale – per quanto la ricetta originale rimanga la mia preferita, ma è una questione di gusto, non di tradizione.

Vegetables on sale at a market
Vegetables on sale at a market by Jakub Kapusnak is licensed under CC-CC0 1.0

Mangio di tutto ma quel tutto include quasi sempre piatti a base di carne o comunque con uova, formaggio o altri prodotti di origine animale come ho notato grazie ad amici e conoscenti vegetariani e vegani per i quali è spesso difficile trovare qualcosa da mangiare (e comunque con poche scelte). Tanto da trovare poco attuabile, per quanto sensata e condivisibile, la proposta di Jonathan Safran Foer nel suo bel saggio Possiamo salvare il mondo, prima di cena, appunto di limitare il consumo di prodotti di origine animale al pasto socialmente più importante, la cena, rinunciandovi per colazione, pranzo ed eventuali spuntini.

Tuttavia in questi giorni mi son reso conto di essere passato, senza averlo scelto, a un’alimentazione vegana almeno per buona parte dei pasti – incidentalmente, proprio quelli indicati da Sagran Foer. Da qualche mese faccio colazione con il latte di riso, perché fatico a digerire quello di mucca, e non ho mai avuto l’abitudine di usare burro o mangiare yogurt. A pranzo approfitto della mensa dell’università dove quasi sempre scelgo, perché è quello che più mi ispira, il piatto vegano (mi piacciono molto le verdure e non mi faccio scoraggiare dalla scritta “seitan” o “tofu” nel menù).

Se mi offrono un piatto di costine o una tartare di manzo li mangio molto volentieri eppure – senza averlo deciso per questioni etiche o legate all’ambiente e alla salute – mi ritrovo a seguire un’alimentazione in buona parte vegana. Credo lo si possa considerare un importante cambiamento (in meglio) di mentalità, rispetto a quando una mia amica doveva togliere a mano il prosciutto dal toast ordinato al bar…

Sperimentazione animale in calo (in Svizzera)

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Animali utilizzazi dal 1983 al 2012

 

Berna, 27.06.2013 – Nel 2012 il numero di animali sottoposti a esperimenti è sceso a 606 434 (- 55 694) per un calo dell’8,4%. Gli esperimenti che causano gravi sofferenze (livello di gravità 3) sono diminuiti del 15% e rappresentano l’1,9% di tutti gli esperimenti sugli animali condotti nel 2012. Per gli esperimenti effettuati nell’ambito dei cosmetici o dei componenti di cosmetici non sono stati utilizzati animali.

Dal comunicato stampa odierno dell’Ufficio federale di veterinaria.

Per quanto riguarda il tipo di animali utilizzati, per l’80% si tratta di “roditori da laboratorio” mentre un per me inaspettato 9% riguarda i volatili, soprattutto il pollame “nell’ambito di esperimenti sull’alimentazione animale e di studi sulla corretta detenzione degli animali”.

Fai la citazione giusta

Ho sempre avuto un po’ di perplessità verso i documentari, perplessità che è persino aumentata quando ho incontrato, anche se velocemente, persone che i documentari li realizzano. Ci sono documentari molto belli e interessanti – qualcuno probabilmente l’ho pure segnalato qui, sul sito – ma rimane il problema che il documentario deve avere una immagine di quello che racconta; se un aspetto importantissimo della vicenda non ha una immagine o ha l’immagine sbagliata, sei fregato. Continua a leggere “Fai la citazione giusta”