Un simbolo per l’Europa

Lisa Benson
Lisa Benson

Al di là dell’analisi politica sulla situazione in Ucraina, rappresentata da questa vignetta in maniera completamente passiva, è interessante notare come la Russia sia raffigurata con un orso mentre l’Unione europea con Angela Merkel che, se non sbaglio, non ricopre alcuna carica all’interno dell’Ue: il presidente è José Barroso e la Presidenza del Consiglio spetta alla Grecia.
Da notare la fascia nera al braccio della cancelliera tedesca.

Metafore circolatorie

Nei giorni scorsi è stato fermato un camion che viaggiava a 159 km/h in autostrada.

Immagino affascinato dall’analogia tra la circolazione stradale e la circolazione sanguigna, ho sentito un funzionario di polizia1 paragonare il camion che viaggiava a elevata velocità a un aneurisma. Guardando la definizione di aneurisma, non riesco proprio a cogliere la base comune della metafora. Continua a leggere “Metafore circolatorie”

  1. Non ricordo e non riesco a ricuperare lo spezzone del notiziario, per cui non so esattamente chi è stato ad avventurarsi in questa metafora. []

Il saggio, il dito, la luna

Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito

Questo proverbio cinese1 è una delle risposte  ricorrenti quando si esprime perplessità verso le iniziative politiche dai toni un po’ accesi, tipo insultare gli avversari politici e invitare i propri sostenitori a farli – metaforicamente? – fuori.

Non fare lo stolto che guarda il dito, non prestare troppa attenzione ai termini usati, non badare alle forme propagandiste, considera la sostanza – dicono.
La mia risposta, per restare all’immagine del dito e dello stolto,  è che lo stolto rischia di sopravvivere più del saggio, se quel dito che indica la luna è anche appoggiato sul grilletto di una pistola.

Post scriptum

A quali politici mi riferisco? Grillo? Berlusconi? Lega Nord? Lega dei ticinesi?
Non fare lo stolto che guarda il dito, guarda la luna…

  1. Ammesso che sia davvero un proverbio cinese. Wikipedia lo cita come tale, per cui mi fido abbastanza da citarlo così nel testo, limitandomi a manifestare qualche dubbio qui in nota. []

Parliamo di sesso

Parliamo di sesso.
O, per essere più precisi, parliamo di come parliamo di sesso.

Pare che negli Stati Uniti ci si riferisca al sesso principalmente con metafore relative al baseball. Almeno così dice l’educatore di Philadelphia Al Vernacchio, che in un suo interessante Ted talk elenca alcune di queste metafore. Continua a leggere “Parliamo di sesso”

Figure retoriche

Flicorno! Chi era costui?
Flicorno! Chi era costui?

Le sue parole risuonarono nella mia mente come il cupo assolo di flicorno nel Requiem di Johann Sebastian Bach.

Curioso come si capisca perfettamente il senso di questa frase, nonostante Bach – da quel che mi risulta – non abbia mai scritto un Requiem e, anche se lo avesse fatto, non avrebbe comunque potuto inserirvi un assolo di flicorno, strumento inventato nella prima metà dell’Ottocento.

Guerra alle metafore

Quando affermi che il linguaggio influenza la percezione della realtà, rischi di di sollevare non poche perplessità. In effetti le esagerazioni – filosofiche e non solo – di questo concetto sono numerose e hanno screditato quella che credo sia una idea sostanzialmente corretta.
Non intendo dire che chiamare dita i segmenti terminali tanto delle mani quanto dei piedi – invece di usare due termini diversi, come finger e toe – comporti il fatto che un madrelingua italiano non veda alcuna differenza tra il dito di una mano e quello di un piede: questa è una di quelle esagerazioni di cui dicevo prima, ridicola perché riguarda un caso a noi vicino e familiare, ma basta rendere l’esempio un po’ più esotico e il ridicolo scompare, come nel caso dei cento e più nomi utilizzati dagli inuit per la neve.1 Continua a leggere “Guerra alle metafore”

  1. Sembra che l’origine di questa leggende metropolitana stia nel fatto che la lingua degli inuit accorpi in una parola sola espressioni che in italiano e in altre lingue sono rese con più parole. []

Del perché non mi piace la poesia

Non mi piace la poesia.
No, forse esagero: non è che non mi piace la poesia, è che non mi fido della poesia. Il linguaggio poetico, più degli altri, è in grado di trasformare, di alterare la realtà; una alterazione che può proporre nuovi punti di vista dando forza e vigore ad alcuni aspetti altrimenti trascurati. Ma nel far questo la poesia può nascondersi, ed è per questo che non mi fido, perché se la poesia si nasconde, si perde di vista l’alterazione. Continua a leggere “Del perché non mi piace la poesia”

Un viaggio lungo una melodia

Volendo iniziare un gioco di metafore, si potrebbe tentare un parallelismo tra la musica e il viaggio. Il movimento inteso come spostamento fisico tra due luoghi e il movimento come parte unitaria di una composizione musicale.
Entrambi i movimenti hanno un inizio, una fine e un percorso, sonoro o spaziale, che li unisce. Tuttavia, se per la musica l’elemento principale è il percorso, per il viaggio invece è l’arrivo: solitamente, quello che ci interessa è raggiungere la meta nel più breve tempo possibile. Quello che c’è prima dell’arrivo non ci interessa. Durante un viaggio in treno leggiamo o dormiamo, se siamo in macchina ascoltiamo la radio o chiacchieriamo col compagno di viaggio: inganniamo il tempo, concentrati sull’arrivo ci spazientiamo per i contrattempi e gioiamo per la puntualità. Continua a leggere “Un viaggio lungo una melodia”

Metaforicamente parlando

Le metafore sono pericolose, e come tali andrebbero maneggiate con cautela.
Paragonando entità diverse indicando, o creando, parallelismi e simmetrie è rischioso perché la mente umana ha limitate capacità di concentrazione, e può quindi capitare che i giochi di rimandi propri delle metafore offuschino l’oggetto di studio invece di aiutare a chiarirlo. Continua a leggere “Metaforicamente parlando”