Del perché non mi piace la poesia

Non mi piace la poesia.
No, forse esagero: non è che non mi piace la poesia, è che non mi fido della poesia. Il linguaggio poetico, più degli altri, è in grado di trasformare, di alterare la realtà; una alterazione che può proporre nuovi punti di vista dando forza e vigore ad alcuni aspetti altrimenti trascurati. Ma nel far questo la poesia può nascondersi, ed è per questo che non mi fido, perché se la poesia si nasconde, si perde di vista l’alterazione. Continua a leggere “Del perché non mi piace la poesia”

Differenze di pensiero

Grazie a Marco Ferrari, scopro questo interessante intervento del poeta Davide Rondoni:

Del resto ben prima che voi fisici ci faceste vedere che tutto è movimento ed energia, Dante parlava di “Amore che move ‘l sole e l’altre stelle” e per lui non era una metafora, ma un dato del reale conosciuto. Si tratta di una differenza di velocità – le verità a cui il metodo poetico arriva sono quelle necessarie a un uomo per vivere, e la scienza per analizzare i fenomeni invece ha bisogno a volte di migliaia di anni.

Differenza di velocità e di metodo dunque (la poesia conosce per sintesi, per analogie, vivendo quello stato di conoscenza per stupore e illuminazione che nella scienza accade solo talvolta) ma non di percorso nè di scopo.

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Un bel salto nel buio dal punto di vista semantico

Oggi è il novantesimo compleanno del poeta Giorgio Orelli.1

Su laRegioneTicino di ieri una lunga intervista raccolta da Claudio Lo Russo, con un passaggio che mi ha colpito:

Il sentimento dell’infinito non gli è certo estraneo. La religione, però, non appare ai suoi occhi di «contadino istruito» un appiglio sicuro. «L’esigenza di credere in qualcosa che continui è viva anche in me», dice. Ma pensare l’eterno come la nostra esistenza che prosegue nell’aldilà «mi pare un po’ troppo». La vita eterna? «Noi, quando parliamo della vita, intendiamo questa qui, adesso. Poi, non avendo a disposizione molte altre parole, diciamo ‘la vita eterna’. Ma questo è già un bel salto nel buio dal punto di vista semantico».

La “vita eterna” è un abbaglio linguistico, una metafora che è andata troppo oltre.
Una espressione che usiamo perché non ne abbiamo altre a disposizione, e ci accontentiamo, smettendo di interrogarci sul significato di quella espressione.
Poesia e filosofia, qui, direi che sono alleate.

  1. Ero tentato di scrivere “genetliaco”, ma il poeta è lui, non io. []