Un problema da psicanalisti

[Che] cosa spinga i letterati a inventare mondi fantastici, invece di preoccuparsi di quello reale, è un problema da psicanalisti, che lasciamo alle loro fantastiche interpretazioni.

Così scrive, sul suo blog, Piergiorgio Odifreddi.
Sono d’accordo con lui: chi usa la fantasia e l’immaginazione è meglio che vada da uno psicanalista. Mi chiedo da quale specialista sia andato lui, dopo aver intervistato, tra gli altri, Hitler, Gesù e Newton.

Babbo Natale esiste? Breve riflessione sulla fantasia

La fantasia è la capacità di creare idee e immagini che non sono reali.
Per quanto il problema filosofico delle immagini e della realtà possa essere complicato, la differenza tra il regno della fantasia e la realtà è una piccola ma indubbia certezza. La fantasia crea un altro mondo che ha pochi contatti con la realtà e nel quale, soprattutto, il concetto di verità non ha senso.

Nastagio degli Onesti ha davvero visto un fantasma nei boschi vicino Ravenna? Qualcuno ha davvero raccontato la sua storia per trascorrere il tempo mentre, insieme agli amici, cercava di sfuggire alla peste?
Senza l’avverbio “davvero” le domande hanno un senso, ad esempio durante un esame di letteratura italiana, mentre la sua aggiunta rende la domanda priva di senso.
Un altro metodo per rendere perspicua la differenza tra realtà e fantasia è valutare le conseguenze. Eviteremmo di fermarci in una pineta per paura di incontrare il fantasma di Guido degli Anastagi? Continua a leggere “Babbo Natale esiste? Breve riflessione sulla fantasia”

Grossolano modo di pensare

Io, dunque, nel grossolano mio modo di pensare, privo anche di una nozione chiara del mio io, consideravo come niente assoluto tutto quello che non avesse estensione nello spazio, o diffondendosi o conglobandosi o tumescendo o che avesse o potesse avere una di quelle proprietà. La mia mente correva dietro ad immagini quali sono quelle seguite dagli occhi, non avvertendo che la forza immaginativa con cui le formavo non era alcunché di simile ad esse; eppure non potrebbe figurarsele se non fosse qualche cosa di molto elevato.

Agostino, Le confessioni, Libro settimo, Capitolo 1 (trad. it. di Carlo Vitali)

Contro le ideologie

Il significato principale di ideologia è quello di insieme elaborato e, se possibile, unitario di principi e idee caratterizzanti un’epoca o un gruppo.
In questo senso si parla dell’ideologia del novecento o dell’ideologia fascista, e c’è poco da dire: si può essere critici verso una particolare ideologia, o verso uno o più aspetti di certe ideologie, ma non contro le ideologie in generale. Sarebbe come essere contro il pensiero o l’alfabeto: semplicemente, non si può. Continua a leggere “Contro le ideologie”

Cronaca teologica

Helen Joy Davidman era una scrittrice ebrea, comunista e atea, almeno lo era fino alla fine degli anni ’40, quando avvenne la conversione al cristianesimo. Si sposò due volte: la prima con lo scrittore William Lindsay Gresham, la seconda con Clive Staples (C. S.) Lewis. Morì di cancro nel 1960, all’età di 45 anni.

Tutte le morti lasciano un vuoto, un vuoto che si riempie di dolore e che è impossibile da descrivere. Il secondo marito, C. S. Lewis, tenta questa impresa impossibile: prende un quaderno trovato per casa e inizia a scrivere, ad annotare, a tenere un diario del proprio dolore. Il risultato, pubblicato con lo pseudonimo di N.W. Clerk, è A Grief Observed, in italiano Diario di un dolore. Continua a leggere “Cronaca teologica”

Le Palais idéal du Facteur Cheval

Sogno e realtà sono, solitamente, due entità, due mondi distinti e contrapposti. Si sogna di notte e si vive la realtà di giorno. Solo pochi eletti, gli artisti, possono permettersi di sognare di giorno. Eppure anche questi creatori di sogni, i vari pittori, scultori, scrittori, poeti, mai si sognerebbero di mischiare il sogno e la realtà.

L’artista sa bene di creare una immagine, un simulacro di un mondo irreale. L’immaginazione è, appunto, la facoltà di creare di immagini, oggetti ibridi, che sono e non sono reali: sono reali perché sono qui, ma d’altra parte non lo sono in quanto la loro presenza indica un mondo che non esiste, che non c’è.

Ferdinand Cheval non era un artista, e non avrebbe capito granché di tutta questa riflessione sull’immagine come tramite dei mondi del sogno e del reale. Per il fattore di Hauterives, piccolo paese tra Lione, Grenoble e Valence, un sogno non è qualcosa di irrealizzabile, ma semplicemente di irrealizzato.

Cheval si è dunque messo al lavoro per fare quello che nessun artista avrebbe mai neppure pensato di fare: realizzare un sogno, trasportarlo nella realtà non in immagine, ma così com’è.
Il sogno che Cheval ha deciso di realizzare è quello di un palazzo ideale: un edificio perfetto e assoluto.
Dopo 33 anni di solitario e ostinato lavoro (pari a 10mila giorni e a 193 mila ore, come è possibile leggere su una delle facciate), il palazzo è terminato. Il sogno si è materializzato ed è ora possibile vedere e toccare il Palazzo Ideale del fattore Cheval, camminare all’interno di questo luogo magico e insolito.

Ogni facciata del palazzo, se di facciate è possibile parlare, è composta da centinaia di figure, statue e scritte in una sorta di arcaico e primitivo specchio del mondo e dell’umanità.
Il palazzo è talmente ricco che l’occhio si perde, ed è quasi impossibile osservare tutti i dettagli di questa incredibile costruzione.

Molti i personaggi raffigurati: su tutti, dominano tre imponenti figure sulla facciata nord: Cesare, il grande conquistatore romano, Vercingetorige, il grande difensore della Gallia, Archimede, il grande sapiente greco. Tra di essi, delle mummie egiziane.
Sulla facciata ovest possiamo trovare Eva tentata dal serpente, mentre sulla facciata sud sono raffigurati alcuni edifici: un tempio romano, la Casa Bianca, uno chalet svizzero, un castello medievale e un tempio indù. A un secondo e più attento giro, è possibile trovare anche la Grotta della Vergine Maria e Socrate, insieme a vasi e colonne, oltre che a strane palme e vari animali più o meno verosimili, come galli e cammelli.

Una componente essenziale del palazzo sono tuttavia le scritte, presenti più o meno ovunque.
È possibile leggere che «Dieu protège le génie», «Pout les hommes de bien / tous le peuples sont freres / notre devise à nous / est de les aimer tous», «Sur cette terre comme l’ombre nous passons sortis de la poussièrre nous y retournerons.».

A volte le scritte costituiscono una semplice indicazione di quello che è raffigurato; ad esempio, sotto le tre statue di cui si è detto prima, è possibile leggere: «Sous la garde des TROIS GEANTS j’ai place L’EPOPEE des HUMBLES courbes sous le Sillon».
Altre volte si riferiscono alla costruzione del palazzo: «L’hiver comme l’été / Nuit et jour j’ai marché / j’ai parcouru la plaine et le coteau / de[?] mem que le ruisseau / Pout apporter la pierre dure / Cisellée par la nature / C’est mon dos qui en a payé l’écot / J’ai toute cavé mem la mort // Le soir a la nuit close / quand le genre humain repose / je travaille à mon palais / De mes peines nuls [?] ne le saura jamais», «En créant ce rocher j’ai voulu prouver ce que peut la volonté.».

Dopo una visita al Palais idéal du Facteur Cheval, si ha l’impressione di essere stati in un piccolo museo progettato da Gaudì ospitante opere, tra gli altri, di Mirò, Giacometti, Picasso e Braque. Ma si ha anche la sensazione che quello che si è appena visto non è una semplice opera d’arte. E, in effetti, così è: Mirò e tutti gli altri artisti hanno usato l’immaginazione per produrre, appunto, una immagine, Cheval per produrre un palazzo reale, ideale ma comunque reale. Ed è per questo che visitare il suo Palais idéal è un’esperienza che non si può dimenticare tanto facilmente: non succede molto spesso di poter toccare con mano i sogni.