Darwin e Platone

C’è qualcosa di anti-platonico nella teoria dell’evoluzione.

Richard Dawkins, in proposito, parladella morta mano di Platone, ma la stessa tesi è sostenuta, conespressione meno forte, da Stephen J. Gould (credo che entrambi sirifacciano a Ernst Mayr).Questo qualcosa di anti-platonico è il rifiuto dell’essenzialismo: non esiste l’essenza di una specie vivente, qualcosa di unico e caratteristico di quella specie che la differenzia da tutte le altre. Tutti gli esseri viventi hanno un antenato comune, dal quale si sono differenziati per continue, piccole modifiche. Continua a leggere “Darwin e Platone”

Il potere dell’arte: da Dolce e Gabbana a Sanremo

Max Klinger, Della morte (seconda parte)

Prima riflessione

Sabato sono andato a Ferrara per visitare la mostra Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt, a Palazzo dei Diamanti fino al 20 maggio 2007.

Per raggiungere la città si è deciso di evitare l’autostrada, noiosa e monotona, e di affidarsi alla provinciale che costeggia il Po: il viaggio si allunga, ma non diventa un semplice spostamento desideroso di trasformarsi in teletrasporto istantaneo. Arrivati a Ferrara, un lauto pranzo a base di salama da sugo e una visita del centro: il Castello Estense, la statua di Savonarola, la cattedrale. Si assapora il tessuto della città, scoprendo le strade volute dal duca Ercole I e realizzata da Biagio Rossetti.
Approfittando del biglietto combinato, si visita anche il museo Giovanni Boldini.
Purtroppo non c’è stato tempo per Palazzo Schifanoia e i suoi bellissimi affreschi. Continua a leggere “Il potere dell’arte: da Dolce e Gabbana a Sanremo”

La morale di Oscar Wilde

Nella calda mattinata di una assolata giornata estiva, due persone percorrono di buona lena il sentiero di montagna che porta al passo di XXXXX.

Lui: Oggi fa molto caldo: forse era meglio rimandare a domani la passeggiata.

Lei: Cammina pigrone: voglio arrivare al passo per l’ora di pranzo. Ti concedo solo dieci minuti di pausa, ma non prima di mezz’ora.

Lui: Nessuno ci obbliga ad arrivare fino al passo: possiamo anche fermarci prima.

Lei: Zitto e cammina.

Quaranta minuti dopo.

Luiappoggiando lo zaino e sedendosi su una grossa pietra: Adesso ci riposiamo un po’.

Lei: Va bene

Proibito (Pillole BUR)Lui apre lo zaino e prende un libro e una bottiglia d’acqua, che inizia avidamente a bere.

Lei: Non bere tutta l’acqua! E non vorrai metterti a leggere: non possiamo fare una sosta di un’ora!

Lui: Va bene, lascerò un po’ d’acqua anche per dopo. E ho intenzione di leggere solo cinque minuti: ho acquistato ieri un libro che sembra molto interessante.

Lei: Come si intitola?

Lui: Proibito – La libertà di parola da Socrate a Nelson Mandela. Appartiene alla collana Pillole BUR: contiene alcuni testi di vari autori che hanno conosciuto, in un modo o nell’altro, la censura. Socrate e Gesù Cristo, ad esempio, condannati a morte per quello che hanno detto, oppure Nelson Mandela e Oscar Wilde, che finirono in carcere per le loro idee. Continua a leggere “La morale di Oscar Wilde”

La neve è bianca

Alla pensione Segantini di Savognin, in Svizzera, due ospiti si svegliano presto e si incontrano nella Frühstücksraum, la sala adibita al consumo della prima colazione.

Sofia: Buongiorno! Oggi è proprio una bellissima giornata!

Giovanni: Già, proprio una bellissima giornata: non c’è neppure una nuvola all’orizzonte. Oggi dovrebbe essere una giornata fruttuosa, se il tempo regge.

Sofia: Speriamo che regga, caro signore: oggi ho intenzione di fare una lunga passeggiata. E lui è qui per camminare o per sciare?

Giovanni: A dire il vero, non sono venuto qui per sciare o per camminare. Ho un altro hobby, al quale mi sono dedicato da poco: la pittura. Continua a leggere “La neve è bianca”

Sequenze e conseguenze

Franco Battiato, Musikanten, Italia, 2005

“Se nella vostra storia descrivete un fucile, questo poi deve sparare”: questo è il principio dell’essenzialità narrativa, nella formulazione di Anton Cechov: ogni elemento della narrazione, una scena, una ha necessariamente un ruolo, non può non averlo. Il fucile, come insegna Hitchcock, può anche non sparare, ma di sicuro verrà impugnato da qualcuno con l’intenzione di fare fuoco.
Il principio di Cechov ha senso unicamente all’interno di una narrazione: nella vita reale si possono incontrare decine o centinaia di fucili senza per questo assistere, ogni volta, a delle sparatorie. Un fedele resoconto della vita di una persona risulterebbe saturo di eventi inutili ed inessenziali: incontri casuali, smarrimenti di oggetti, acquisti vari, letture amene e così via. Continua a leggere “Sequenze e conseguenze”

Prova d’orchestra

Per Sartre l’opera d’arte è un irreale. Così il filosofo francese si esprime in Immagine e coscienza (Conclusione, II – L’opera d’arte).
Irreale perché il soggetto estetico non esiste: di un quadro sono reali “i risultati delle pennellate, la preparazione della tela, la sua grana, la vernice passata sui colori: tutte cose che non costituiscono affatto oggetto di valutazione estetica”.
Sartre è qui terribilmente platonico, e infatti poco dopo rispolvera l’idea platonica di bello: “ciò che è bello, invece, è un essere che non potrebbe darsi alla percezione e che, nella sua stessa natura, è isolato dall’universo”.

Ovviamente non sono solo i dipinti, o meglio il bello dei dipinti, ad essere irreali: anche le cattedrali e le composizioni musicali, o meglio il bello delle cattedrali e delle composizioni, sono irreali. Continua a leggere “Prova d’orchestra”

Rumori d’artista

Che cosa è una opera d’arte?
È questa una delle domanda più difficili a cui rispondere.
In realtà, ce la si potrebbe cavare abbastanza facilmente: l’arte non è una attività determinata, ma una tradizione o,meglio, un insieme di tradizioni che si superano e si ricomprendono, in un eterno percorso vecchio come l’umanità. Se l’arte è questo insieme eterogeneo, e sembra proprio esserlo, è chiaro che non è possibile rispondere alla domanda in maniera definitiva: sono possibili sono risposte settoriali, limitate.

Il rischio di una risposta del genere è la fucilazione (si spera metaforica) per alto tradimento: il filosofo non può fuggire così di fronte alle domande, ma deve affrontarle sempre, anche quando la risposta è impossibile.
Raccogliamo dunque la sfida. Continua a leggere “Rumori d’artista”

La ricerca della verità

Nel 1302 Enrico Scrovegni fece costruire una cappella a ridosso del suo palazzo di famiglia, a Padova.
Pare che lo scopo del ricco patavino fosse quello di rimediare alla cattiva fama del padre, noto usuraio. Se così è stato, fu ottima la scelta di affidare l’incarico di affrescare l’interno della chiesa a Giotto: settecento anni dopo il nome degli Scrovegni è associato agli affreschi nella cappella, non certo ai trascorsi del poco illustre genitore di Enrico. Continua a leggere “La ricerca della verità”

Non riproducibile

Il modo migliore per ammirare un dipinto è recarsi al museo che lo espone. Tuttavia, se il quadro in questione è esposto dall’altra parte del globo, un buon libro d’arte può egregiamente sopperire.
Indubbiamente si tratta di un surrogato: una riproduzione è necessariamente imperfetta per dimensioni, colori, luminosità e soprattutto contesto.
Tutte variazioni, tuttavia, che possono anche essere considerate marginali. Il contesto originale del quadro è infatti irrimediabilmente perduto: i musei sono un’invenzione relativamente recente della storia, le esposizioni vengono organizzate in base ad un criterio sempre diverso, e ogni museo ha le sue peculiarità (il Guggenheim di New York non è la stessa cosa del Mart di Rovereto, anche se le opere esposte fossero le stesse). Le dimensioni, forzando un po’ il discorso, dipendono dal contesto: ammirare da una certa distanza un quadro grande non è molto diverso che osservare da vicino un quadro di dimensioni più modeste. I colori infine non sono eterni: la loro lucentezza e intensità è purtroppo destinata a scemare con il tempo, o a venire modificata da restauri, eppure non ci sentiamo ingannati se un quadro o un affresco ha perso un po’ di colore. Continua a leggere “Non riproducibile”

L’immagine scoppia

Le immagini sono sempre immagini di qualcosa, rimandano, indicano, si proiettano verso qualcosa che non è parte dell’immagine.
A volte queste l’immagine si focalizza tutta in questo rimando, tendendo a sparire, a non essere vista come immagine, ma come sostituto della cosa rappresentata. È il caso, ma è un esempio tra mille, della cupola disegnata ad Arezzo (Badia di S. Flora e Lucilla) nel 1702 da Andrea Pozzo: in realtà la cupola non esiste, il soffitto è piatto.
Altre volte, invece, l’immagine non è centrata sull’oggetto rappresentato, bensì sull’oggetto che rappresenta. Continua a leggere “L’immagine scoppia”