Gravità e Gravitazionismo

Alcuni secoli fa, in Inghilterra, esisteva un giornale, fantasiosamente chiamato The Newspaper, sul quale scriveva un cronista esperto in faccende religiose. Questo cronista teneva un diario che, come usava all’epoca, veniva stampato in parecchie copie e appeso lungo una lunga sbarra di metallo nei principali centri cittadini: come dicevano gli inglesi, veniva “messo on line”. Continua a leggere “Gravità e Gravitazionismo”

Creazione e redenzione

Lei e Lui sono tranquillamente seduti sul divano. Lui accende il televisore, giusto in tempo per sorbirsi alcuni secondi del TG2:

Lui: La barba di Darwin e il Dio di Michelangelo…Lei: Un titolo notevole, vero?

Lui: Efficace. Penso che anche Richard Dawkins sceglierebbe il Dio di Michelangelo, nel senso dell’affresco della Cappella Sistina, a una barba decisamente fuori moda. Continua a leggere “Creazione e redenzione”

Non è vero che l’uomo deriva dalla scimmia

Ricevo e, cortesemente, riporto:

Buongiorno,

sono il responsabile commerciale delle Edizioni Lindau: www.lindau.it
La informo che è appena uscito l’ultimo libro di Giuseppe Sermonti (che sicuramente Lei conoscerà) e di cui Le riporto qui sotto il link:

http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1077

Giuseppe Sermonti, notissimo genetista e biologo, è senza dubbio un oppositore delle tesi darwiniste dell’evoluzionismo.
Ma in questo libro condito da una notevole veste scientifica l’autore vuole dimostrare come non è vero che l’uomo deriva dalla scimmia (o scimpanzé).
E vengo al nocciolo della mia comunicazione.

Mi piacerebbe tanto che i vostri lettori (insomma coloro che frequentano il Vostro bel sito) venissero a sapere dell’esistenza del libro.
Io ovviamente sono pronto a omaggiarLa del libro.

Il libro è reperibile nelle migliori librerie oltreché richiedibile sul sito www.lindau.it

Sono, lo confesso, molto curioso di conoscere il contenuto di questo libro “condito da una notevole veste scientifica” (sperando che, oltre alla veste, anche la sostanza sia scientifica).
Confido che il responsabile commerciale voglia davvero omaggiarmi con una copia del libro…

Repetita iuvant

Una persona che ripete tre volte la stessa opinione in un gruppo ha lo stesso effetto di tre persone che esprimono nel gruppo la stessa opinione.

James Garvin sul blog talkingphilosophy, il blog della rivista The Philosophers’ Magazine diretta da Julian Baggini. La frase è stata segnalata e tradotta in italiano da Filter su La frase migliore che ho letto oggi.

A parte la facile battuta di smentire questa ricerca ripetendo in continuazione “non è vero”, è interessante che Garvin colleghi questo comportamento umano con quello della vespa scavatrice.

La vespa scavatrice, dopo aver paralizzato la preda e averla trasportata fino all’entrata del nido, la abbandona lì fuori per controllare che nel nido sia tutto posto, poi esce e trasporta finalmente la preda all’interno per mangiarsela. Un comportamento indubbiamente intelligente: non avendo installato un antifurto, è cosa saggia verificare la sicurezza del nido prima di entrarvi con il prezioso carico.
I ricercatori hanno però scoperto che questo atteggiamento tanto intelligente non è. Se, mentre la vespa sta effettuando il giro di ispezione, la preda viene leggermente spostata, il giochino riprende infatti da capo: la vespa trascina nuovamente la preda fino all’entrata del nido ed effettua un altro giro di ispezione.
Dei ricercatori particolarmente sadici potrebbero passare così le ore.

Verosimilmente, l’evoluzione ha selezionato le vespe prudenti ma non quelle intelligenti: entomologi a parte, difficilmente la preda si sposta durante la ricognizione, e così un comportamento stupido e meccanico risulta comunque vincente.

Secondo Garvin lo stesso accade con l’uomo: ascoltare le opinioni degli altri è giusto, e l’opinione sostenuta da molte persone è probabilmente più sensata di quella sostenuta da una persona soltanto. Il meccanismo selezionato sembra però contare le singole asserzioni, non i sostenitori.

Comunque, non è vero.

Secondo me non è vero.

Dubito fortemente che le cose stiano in questo modo.

Aggiornamento

Julian Baggini si interroga su questo strano processo di “assuefazione della ripetizione” e la diffusione dei meme (il meme sta alla evoluzione culturale come il gene a quella biologica).
Un meme, in effetti, potrebbe diffondersi non in quanto buono ma semplicemente in quanto ripetuto diverse volte. Questo confermerebbe anche sul piano culturale una delle conseguenze dell’evoluzionismo darwiniano: “evoluzione” non significa “progresso”. Purtroppo.

La sindrome di Dio

Charles DarwinBerlicche ci regala un curioso argomento contro il darwinismo, La sindrome di Darwin:

Credo di averne già parlato: a me piace progettare mondi.

Chiamatela la sindrome di Darwin. Osservare come i sistemi si evolvono, come le creature in essi contenute vivano…

[…] Allora ero un darwinista convinto. Avevo anche realizzato una mappa delle isole Galapagos a china.
Crescevo. La teoria matematica dei giochi era una lettura affascinante. E poi era arrivato il computer.

Quello che fino ad ora avevo faticosamente imbastito con carta e fantasia poteva diventare una realtà virtuale.

[…] Se volevo una nuova opzione, questa non poteva uscire spontaneamente da quelle che già c’erano per aggregazione, mutazione o altro mezzo. La dovevo programmare, introdurre io. Se non scrivevo il codice per realizzare un fiore, il mio vegetale informatico non ne avrebbe mai avuto uno.
E se questo valeva per una pianta virtuale, cosa dire allora dell’infinitamente più complesso mondo reale?

Non c’è riuscito nessuno. Nessuno ha mai scritto un programma che realmente si evolva, che si faccia crescere pinne, poi gambe, occhi, mani, cervello partendo dal nulla. Neanche lontanamente. Se si vuole che qualcosa ci sia, quel qualcosa il creatore ce lo deve mettere dentro, deve scriverlo, intesserlo nell’essere.

Il giorno che ho realmente capito cosa ciò volesse dire, ho smesso di essere un darwinista.

Ricapitolando: Darwin era una sorta di demiurgo che progettava nuovi mondi; siccome in questi progetti, o simulazioni, non c’è possibilità che nascano nuove opzioni dal nulla, è impossibile che l’evoluzionismo neodarwiniano sia corretto. Continua a leggere “La sindrome di Dio”

I buchi di Darwin

Interessante intervista di Mario Gargantini a Eva Jablonka: I «buchi» di Darwin.
Eva Jablonka è «una studiosa di origine polacca che vive e insegna all’Università di Tel Aviv e si propone nientemeno che di “mettere in discussione quella versione genocentrica del neo-darwinismo che negli ultimi cinquant’anni ha dominato il pensiero biologico”».

Eva Jablonka viene descritta come una sorta di eretica emarginata dagli accademici ortodossi neodarwiniani, nonostante lei rifiuti il fondamentalismo dei creazionisti americani (quelli europei no?).

Quali sono le tesi di Jablonka?

Insomma, le mutazioni casuali non sono l’unico modo di trasmettere l’informazione ereditaria e quindi tale trasmissione non sarebbe il risultato di una grande roulette ma farebbe intravedere dei percorsi in qualche modo guidati. Quella genetica è solo una delle strade, una delle dimensioni, come le chiama Jablonka; ad essa vanno aggiunte quella cosiddetta epigenetica, quella comportamentale e quella simbolica.

Non a caso il libro che la ricercatrice israeliana ha scritto insieme a Marion J. Lamb si intitola Evoluzione in quattro dimensioni.

Poco da dire: l’evoluzione è un processo complesso, e ben vengano queste dimensioni aggiuntive.
L’eroina di Avvenire non è oltretutto la sola a riconoscere questi problemi: commentando una ricerca sull’ereditarietà dei caratteri acquisiti, Sylvie Coyaud afferma in tutta tranquillità: «Separare caratteri epigenetici e genetici è un buon modo, riduzionista, per fare ricerca, nella vita non funziona».
Quanto alla dimensione simbolica, il fatto che nell’intervista venga evocato Cassirer dovrebbe almeno far intuire che forse non è compito dei biologi studiare i simboli.

Uno arriva in fondo all’articolo e si chiede: i buchi di Darwin, citati nel titolo, dove sono?

Fodor contro tutti

Celebrity DeathmatchCome una variazione sul tema, si può immaginare una versione filosofica di Celebrities Deathmatch, il programma di Mtv nel quale i pupazzi animati di personaggi del mondo dello spettacolo si affrontano in spettacolari duelli all’ultimo sangue (qui il duello tra Angelina Jolie e Sandra Bullock).
Philosopher Deathmatch: Aristotele che rompe le costole a Platone immobilizzato dal terzo uomo, un duello con gli attizzatoi tra Popper e Wittgenstein, Abelardo che, a colpi di martello, trasforma Bernardo in mezzo uomo, Rousseau che tortura Voltaire con la ruota dei trovatelli, Schelling che aizza delle mucche nere contro Hegel, Kant che sottopone Schopenhauer a trattamento sanitario obbligatorio per demenza senile, e così via.
Alla spettacolarità di questi incontri si contrappone la sobrietà di “Jerry Fodor contro Charles Darwin”. Nonostante il titolo del forthcoming paper di Fodor, Against darwinism (Contro il darwinismo), suoni minaccioso, Fodor non vuole eliminare Darwin per sostituire all’evoluzionismo un qualche progetto intelligente di matrice divina. Continua a leggere “Fodor contro tutti”

In difesa di Darwin 2.0

Un altro motivo di non gradimento dei pamphlet è che invecchiano male.

Prendiamo l’ottimo Contro Ratzinger di Isbn Edizioni: uscito ad aprile 2006, la verve di Benedetto XVI ha a dicembre reso necessario Contro Ratzinger 2.0, una sorta di aggiornamento da incollare alla fine del primo libro, da intendersi proprio come gli aggiornamenti dei software.

Similmente dovrà fare Telmo Pievani per In difesa di Darwin, anche se la tradizionalista Einaudi difficilmente seguirà la strada della esuberante Isbn.
Si potrebbe rimediare tramite internet: il primo capitolo di questo In difesa di Darwin 2.0 è in effetti già pronto: Sylvie Coyaud, alias Oca Sapiens, ci informa delle curiose reazioni alla mostra “La scimmia nuda” (che è anche il titolo di un bellissimo libro di Desmond Morris) allestita presso il museo tridentino di scienze naturali.

La rassegna stampa presente sul sito della mostra è notevole, il titolo che preferisco è Darwin? Sbaglia L’origine è divina.