Alfie Evans, l’autodeterminazione è una strada a due vie

Non abbiamo bisogno di paladini della vita, di ministri che concedono cittadinanze italiane per mania di protagonismo […]. Abbiamo bisogno di una discussione aperta e chiara sul senso della libera scelta nel fine vita. Abbiamo bisogno di dire che la libertà ha sempre un costo, ma che sono soldi che vale la pena di spendere, in una direzione o nell’altra, se si vuole essere un Paese civile.

Daniela Ovadia su Strade.

Ancora sulle fake news

Ovviamente le bufale, le fandonie e le menzogne sono sempre esistite, partendo dall’Impero romano e, ci fosse una documentazione, probabilmente da ancora prima. E sempre esisteranno. La differenza oggi è data dallo strumento del web che permette di diffonderle e di amplificarle in maniera rapidissima. Probabilmente è questo l’elemento che preoccupa di più: lanci una fandonia e queste viene immediatamente ritenuta vera, con conseguenze di tipo politico, economico, sociale…

Mia intervista a Massimo Polidoro, segretario del CICAP, sul tema delle bufale.

In difesa delle “fake news”

Lo ammetto subito: il titolo di questo post è un’esca per attirare lettori, un click bait per capirci. Non intendo affatto difendere bufale e notizie inventate — per quanto, lo ammetto, non abbia molta simpatica per le soluzioni autoritarie talvolta proposte per contrastare il fenomeno, per cui potrei davvero trovarmi a difendere il diritto di scrivere e condividere baggianate.
Ma questo è un altro discorso: qui mi interessa una difesa linguistica delle fake news. È la parola, che voglio difendere, non il fenomeno.

Infatti, nel titolo, fake news è scritto tra virgolette, trucchetto da filosofi del linguaggio per indicare che si sta parlando, appunto, della parola, non di quello che indica.1
Perché a volte c’è bisogno di uno stolto che, mentre il saggio indica la Luna, guarda il dito, più che altro per capire se al saggio trema un po’ la mano e se non è meglio usare un bastone o un cannocchiale, per mostrare il nostro bel satellite agli altri.

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  1. Trucchetto che rischia di appesantire la lettura, e visto che quello che sto scrivendo non è un saggio di filosofia del linguaggio, vi risparmio le virgolette nel testo. []

Come Facebook può influenzare le elezioni. E senza fake news

fishing-1081734_1920Il dibattito su politica e social network è tutto concentrato sulle fake news,1 ma mi è venuto in mente un altro sistema – estremamente banale – con cui Facebook (e probabilmente anche Twitter e Google) potrebbero influenzare il risultato delle prossime elezioni. E questo senza manipolare le opinioni, senza spostare gli utenti un po’ più a destra o a sinistra – oppure sopra o sotto, visto che ormai vanno di moda i grafici politici bidimensionali – proponendo contenuti ad hoc, veri o falsi che siano. Continua a leggere “Come Facebook può influenzare le elezioni. E senza fake news”

  1. Sì, lo so: ‘fake news’ è ormai una parola improponibile, da quanto è abusata. []