Un bel salto nel buio dal punto di vista semantico

Oggi è il novantesimo compleanno del poeta Giorgio Orelli.1

Su laRegioneTicino di ieri una lunga intervista raccolta da Claudio Lo Russo, con un passaggio che mi ha colpito:

Il sentimento dell’infinito non gli è certo estraneo. La religione, però, non appare ai suoi occhi di «contadino istruito» un appiglio sicuro. «L’esigenza di credere in qualcosa che continui è viva anche in me», dice. Ma pensare l’eterno come la nostra esistenza che prosegue nell’aldilà «mi pare un po’ troppo». La vita eterna? «Noi, quando parliamo della vita, intendiamo questa qui, adesso. Poi, non avendo a disposizione molte altre parole, diciamo ‘la vita eterna’. Ma questo è già un bel salto nel buio dal punto di vista semantico».

La “vita eterna” è un abbaglio linguistico, una metafora che è andata troppo oltre.
Una espressione che usiamo perché non ne abbiamo altre a disposizione, e ci accontentiamo, smettendo di interrogarci sul significato di quella espressione.
Poesia e filosofia, qui, direi che sono alleate.

  1. Ero tentato di scrivere “genetliaco”, ma il poeta è lui, non io. []