Hanno sempre riconosciuto la validità del matrimonio non sacramentale

Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, intervistato da Aleteia:

Si dice spesso che i cattolici sono contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso perché lo ritengono un’offesa alla religione cristiana: è così?

Il matrimonio eterosessuale non è un istituto tipicamente cristiano. È presente in tutte le culture e in tutte le epoche. La dottrina cristiana puntella un modello naturale ma non lo fonda. Ciò che aggiunge all’istituto del matrimonio è la dignità sacramentale ma riconoscerlo come sacramento è questione che riguarda i credenti. Infatti i cristiani hanno sempre riconosciuto anche la validità del matrimonio non sacramentale, che ha la stessa funzione sociale di garantire l’ordine delle generazioni.

Rileggiamo la parte che ho evidenziato in corsivo: «Infatti i cristiani hanno sempre riconosciuto anche la validità del matrimonio non sacramentale, che ha la stessa funzione sociale di garantire l’ordine delle generazioni».
I cristiani, secondo Francesco D’Agostino, hanno sempre riconosciuto anche la validità (morale? legale?) del matrimonio non sacramentale. Continua a leggere “Hanno sempre riconosciuto la validità del matrimonio non sacramentale”

Comma 22

Il regolamento dell’esercito, all’articolo 12 comma 1, riporta:

L’unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.

Lo stesso articolo, al comma 22 riporta:

Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.

Questo paradosso, perfettamente sensato nell’ottica di rendere impossibile ogni congedo dal fronte, è opera dello scrittore Joseph Heller.

Francesco D’Agostino (“Quel tranello rende possibile l’eutanasia”, Avvenire, 22 marzo 2008)1 non è uno scrittore, e infatti la sua personale formulazione del comma 22 è stilisticamente meno bella, ma altrettanto surreale: Continua a leggere “Comma 22”

  1. Niente link diretto, purtroppo. Chi vuole può chiedermi una copia via mail. []

Polemica sterile

Joseph RatzingerEssere persona significa infatti (anche) percepire la vita nello stesso tempo come un dono e come un compito: chi ha avuto la vita in dono ha il dovere di comunicarla, fisicamente nella generazione e spiritualmente nell’amore, nella prossimità e nella solidarietà.

Così Francesco D’Agostino su Avvenire di giovedì 8 febbraio 2007.

Se essere una persona significa avvertire il dovere di comunicare la vita attraverso la generazione, il Papa, che evidentemente avverte altri doveri, è una persona?