Immoralità televisive

Mi accorgo solo oggi (non presto molta attenzione alle statistiche del sito) che domenica 29 marzo c’è stato un picco di accessi: +50% rispetto alla media dell’ultimo mese.
Responsabile del picco è un vecchio articolo, improvvisamente tornato in auge, nel quale commentavo brevemente una citazione di Orlando Franceschelli sulla amoralità della natura. E proprio “amoralità” è la parola chiave che, tramite google, ha condotto tanti visitatori su questo sito. Continua a leggere “Immoralità televisive”

Immorale e amorale

È l’altra faccia del naturalismo greco tornata plausibilmente a vivere nella modernità: quella che ci riconsegna per sempre il volto non immorale, ma amorale, di una natura sovranamente e spietatamente indifferente a speranze, gioie e sofferenze di ogni essere vivente. Avere sempre ben presente nella mente anche questo volto di una natura segnata da sofferenze, sprechi e lotte per sopravvivere – quelle che Nietzsche irrideva sostituendole con la sua lotta per l’accrescimento della potenza –, anche a Darwin risultava ben difficile.

Orlando Franceschelli, Dio e Darwin, Donzelli Editore, pag. 89

Nietzsche forse sbagliava a irridere Darwin, anche se sospetto avesse motivazioni più elaborate di quelle riassunte da Franceschelli, però un dubbio su quel volto della natura è molto probabilmente necessario.

La natura non né morale né immorale, bensì amorale, né amica né nemica dell’uomo, bensì altra (aldilà del bene e del male, verrebbe da dire); sarebbe questa la lezione di Darwin. Ma è possibile pensare davvero questa amoralità, questo andare oltre i, o meglio fermarsi prima dei, valori umani? Già le parole impiegate nel testo suggeriscono il contrario: «spietatamente indifferente a speranze» eccetera. Perché spietatamente? E perché indifferente, termine che comunque richiama un orizzonte di moralità (quante volte si è sentito dire “non si può restare indifferenti di fronte a…”)?

Pensare questo volto della natura non è forse difficile, ma impossibile.