Le lacrime di Federica Mogherini continuano a far discutere, e francamente faccio un po’ fatica a capire che cosa ci sia di sorprendente in una persona – e scrivo apposta persona, lasciando indeterminato il sesso – che, pur avendo un ruolo di responsabilità, manifesta le proprie emozioni di fronte a un fatto grave come la morte violenta di decine di persone.1
Qualcuno ha fatto notare che anche gli uomini piangono: l’esempio temporalmente più vicino è il presidente degli USA Obama, qualche anno indietro c’è un altro presidente, l’italiano Pertini,2 e ancora più indietro Ulisse.
Credo tuttavia che ci sia una radicale differenza tra gli esempi moderni e quello antico.
I primi, infatti, vengono infatti presentati come “uomini che non si vergognano del proprio lato femminile”, di fatto rinforzando l’idea che forse i maschi piangono, ma la mascolinità no.
Completamente diverse le lacrime di Ulisse le quali – per riprendere Itaca, bellissimo saggio di Eva Cantarella – “rientrano perfettamente nelle manifestazioni di un carattere violento, collerico, sregolato nelle manifestazioni di qualsiasi emozione”. Il pianto diventa debolezza femminile molto dopo Omero, ed è interessante che Cantarella citi uno dei testi principali della filosofia: il Fedone, con Socrate che beve la cicuta e rimprovera i piagnucolanti discepoli con un “non fate le femminucce”.3
Ecco, a me piace sperare che le lacrime dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rappresentino un ritorno a prima di Socrate, ovviamente non per la sregolatezza degli eroi omerici, ma per l’abbandono di quell’idea da psicoanalisi d’accatto che le emozioni appartengano al “femminile” e la razionalità al “maschile”.
- Al massimo potrei chiedermi perché si piange per le bombe in Belgio e non per quelle in Turchia o in Siria, ma mi rendo conto che è un problema quasi solo mio. [↩]
- Mi dicono durante l’incidente di Vermicino e probabilmente anche in altre occasioni. [↩]
- No, ovviamente non dice proprio così, ma il senso è quello. [↩]