Premessa: qualcuno ha usufruito dei servizi di una prostituta e ha ben pensato di annunciarlo al mondo, o almeno a quella (piccola) parte di mondo che legge i blog italofoni; ne è nata, o almeno così mi dicono, una lunga discussione.
Il mio interesse per la questione è pari a zero: ho iniziato, incuriosito, a leggere la lunga dissertazione sul perché, il percome, il quando, i ma e i però quello lì è andato a puttane, ma dopo poche righe l’attenzione è calata a livelli minimi, e mi sono messo a fare altro.
Dal momento che mi si sollecita (evidentemente qualcuno ha troppa stima di me), annoto qui una riflessione ancora più superflua e non documentata del solito.
Il sesso a fini non procreativi è, secondo l’etica di alcune religioni, un peccato; il fatto che uno dei due attori non intervenga spinto dalla passione ma per mero calcolo economico costituisce, credo, aggravante di quel peccato.
Da un punto di vista liberale, se non vi è costrizione, non c’è invece nulla di male nel sesso mercenario: tutte gli attori coinvolti sono soddisfatti dello scambio, dal momento che se non lo fossero non si imbarcherebbero in questa impresa. Per un liberale è da punire e biasimare il reato di costrizione, non l’atto in sé del sesso mercenario.
Adesso, mi sembra che, fino a non molto tempo fa, la cultura liberale era meno diffusa di adesso, mentre la cultura religiosa lo era di più. In poche parole: ricorrere ai servizi di una prostituta avrebbe dovuto essere azione riprovevole ieri e dovrebbe essere azione accettabile, o comunque tollerabile, oggi.
Eppure mi sembra essere esattamente il contrario.
Ricordo la dichiarazione di un cantante molto in voga negli anni ’60: la sua prima volta avvenne in una casa chiusa con una giovane prostituta, ed era una cosa assolutamente normale. Perdere la verginità con una professionista del sesso, oggi, è abbastanza squallido (e per questo non metto il nome del cantante: non sono sicuro di ricordare correttamente l’intervista e non vorrei attirare le ire dei fan).
Uno scritto come quello citato inizialmente non avrebbe avuto senso negli anni ’50: nessuno si sarebbe sentito in dovere di spiegare perché ricorre a una professionista del sesso, o almeno non più di quanto io mi senta in dovere di spiegare perché ascolto musica classica.
Qui bisognerebbe leggere qualche studio sociologico serio sulla percezione della sessualità durante il Novecento.
Ma non mi sembra ne valga la pena, quindi continuo con la mia riflessione particolarmente superflua: è come se il fatto di non avere più una condanna ufficiale e condivisa, ossia la riprovazione di origine religiosa, abbia spinto le persone ad aumentare il proprio livello di vigilanza, interiorizzando l’ipocrisia che, da sociale, è diventata personale.
De André raccontò di aver perso la verginità con la famosa “bambina” dagli occhi chiari di Via del Campo. Un rito iniziatico, una consuetudine marinara: poesia. Un’eiaculazione precoce per 50 euro nell’aria condizionata di una BMW lungo una stradina infrattata di Borgo Panigale: puro squallore.
Al di là delle considerazioni filosofiche sul diritto e la morale (tutte condivisibili), credo che ci sia tutta un’umanità coinvolta (dalla vicenda della prostituta a quella del suo cliente) che non si può tralasciare. Pregiudizialmente, al 90% tifo per l’eroica prostituta e condanno il suo viscido cliente, e non ci sono liberalismi di sorta.
Il fatto è che l’amore mercenario, così come il tradimento, dovrebbero rimanere segreti (“La pubblica virtù e il vizio privato”; privato, appunto). Sono cose vergognose; ma la vergogna è un sentimento nobile (“la vergogna ci salverà”, Tarkovsky). Non sopporto chi ha la sfrontatezza di non vergognarsi (come Berlusconi); temo le persone che non peccano.
@tomate: Interessante quello che scrivi sulla vergogna.
PS Il cantante che avevo in mente non era De André: avrei scritto il suo nome, anche perché credo sia un po’ colpa sua, se anche io tifo per la prostituta rispetto al cliente 😉
Qualcuno diceva “non cercare di conservati puro e lindo, pecca sempre e più che puoi, affinché nel momento decisivo non ti possa rivolgere a Dio con superbia”. Parafraso Lutero naturalmente, giusto per dire che anche io come @tomate temo (ma soprattutto non credo) alle persone che non peccano mai.
Ma a parte questo, la questione decisiva secondo me non è tanto quella della moralità o meno del sesso mercenario; la prostituzione, per come io ho letto l’articolo, è un “pretesto”, un espediente retorico, per poter parlare d’altro, e cioè della “donna”, rispetto all’uomo ovviamente. Mi vien subito da dire, così su due piedi, che chi non sente questo argomento come “problema”, non lo sente come degno di attenzione, è un MASCHILISTA. Lo dico apertamente, qua e solo ora. Molti uomini hanno commentato la questione smottando con affermazioni di sufficienza, o di indifferenza, dimostrando di non sentire la donna come “alterità”, come altro da sé problematico, come entità distinta da cui farsi spaventare, o sedurre, o annientare. Per i misogini, come me invece, la “donna” è elemento di rottura, segna il bello e il cattivo tempo in quasi tutte le cose che si fanno, è testimone sublime e a volte giudice. Chi non recepisce la dimensione della donna, e si rapporta con indifferenza, non la problematizza, e con ciò non la vede. Chi non la vede, vede solo sé, in questo senso è maschilista, ché se la vedesse cercherebbe in vano e tutta la vita di vederla come soluzione o problema. Prendi Nietzsche per esempio. Grandissimo misogino ma nient’affatto maschilista.
Considerato l’ora tarda chiedo venia in anticipo per lo stile un po’ rapsodico e poco sistematico del mio intervento.
@tomate e ivo: io non tifo né per la prostituta né per il suo avventore. Mi sembra ridicola questa presa di posizione. Né tanto meno tifo per l’assissino piuttosto che non per il pescatore… 🙁
Io vedo ancora un’altra cosa: qualcuno (Lui) si vanta di avere tante veline a disposizione e di poterle mettere dove vuole e questo è un superamento della morale di una volta. Se avevi l’amica (una) lo sapevano i tuoi amici, il parroco, il vescovo ma la cosa rimaneva lì, mica andavi a vantarti in televisione
uhm
“Il fatto è che l’amore mercenario, così come il tradimento, dovrebbero rimanere segreti”
non vedo alcun motivo (a parte motivi emotivi (haha), che hanno un valore decisamente relativo) per cui “l’amore” mercenario debba rimanere segreto, e un qualsiasi altro “lavoro” (quasi sempre mercenario) non richieda questa, da te definita, vergogna. (dovresti almeno spiegare perché fare sesso a pagamento è una cosa vergognosa, ma con argomenti non puramente provenienti dalle viscere ma dalla ragione; la vedo difficile)
Vergogna di cosa? Di soddisfare un proprio desiderio? Di pagare per il servizio ottenuto?
Ivo fa notare una cosa che anche a me sembra vera: oggi, stranamente, vi è maggior apprensione verso il mestiere della prostituta. Le storie delle prostitute del paese che soddisfacevano gli americani venuti a liberare il popolo (con estrema soddisfazione da ambo le parti) mi venivano raccontate da mio nonno con divertimento, senza un filo di vergogna o malcelata moralità.
Credo che questo cambiamento derivi da un cambiamento legale: sembra che la gente segua “moralmente” ciò che è vietato legalmente. Sarà forse un meccanismo psicologico, ma rimane giustificato logicamente fino ad un certo punto.
Anche il ruolo del magnaccia dovrebbe essere riabilitato, giacché è assolutamente indistinguibile da quello del menager o del protettore.
Comunque il post a cui ti riferisci non l’ho letto, mi sono fermato a quando lui chiede un banalissimo “perché fai questo lavoro?”. E ogni singola persona al mondo, perché fa il lavoro che fa? Mah.
ps: ma siete OSSESSIONATI da berlusconi!!
@vaaal [per inciso: Berlusconi è un mitomane, un bambino a cui adulti-bambini instupiditi hanno consegnato le chiavi del castello. Non è ossessione, è indignazione senza limiti, e vergogna anche, tornando all’argomento]
vaaal,
adesso farò il salto logico, come fanno ad un certo punto i credenti quando parli con loro di dio, che poi non ci puoi più argomentare.
forse mi sono espresso male, io non sto parlando di una (ver)gogna pubblica, non sto dando un giudizio sul mestiere della sgualdrina e sul fenomeno della prostituzione, non credo che “l’amore mercenario” debba rimanere segreto, così come anche il fallimento dell’istituto del matrimonio, il tradimento, etc.
io invoco solo un po’ di pudore, un po’ di riservatezza, a livello individuale. pudicizia, questa parolaccia!, oggi è sdoganato il pianto napoletano, lo sbandieramento catodico delle proprie tragedie (o meglio delle farse). una persona che consuma in silenzio i suoi vizi e porta dignitosamente il suo fardello è un extraterrestre.
la mia stima per Paolo Barnard, peraltro approfondito giornalista indipendente, è scesa rasoterra nel momento in cui ha mascherato da critica di sistema una sua particolare frustrazione. tra l’altro rifugiandosi in corner con la parte (di Bandini in Chiedi Alla Polvere) di quello che paga la prostituta per farle l’intervista, per coprire con la sua nobiltà d’animo la vergogna che, evidentemente, anche lui prova.
nessuno ammette volentieri di far uso di pornografia; allora siamo tutti ipocriti? c’era bisogno che PB rivelasse a milioni di donne (me le immagino riunite in sindacato), che i propri amanti fanno uso di pornografia? no, è una giusta evasione privata. ma allora perchè censurarla? perché per fortuna non siamo solo dei “cinghiali laureati in matematica pura”, come disse de André, impegnati al 50% a spargere il seme e all’altro 50% a far “progredire” il genere umano, ma ci alimentiamo anche di sentimenti, e la pornografia, il tradimento feriscono questi sentimenti.
per cui ben vengano le case chiuse; ma, per favore, non dei supermercati del sesso, ma dei posti appartati in cui ignoti signori in cappotto e cappello infilano e nascondono i propri vizi privati.
…e ricordate the le nostre mamme sapevano benissimo cosa facevamo sotto le lenzuola, nella nostra cameretta…
Io continuo a dire che la “prostituzione” è stato solo lo specchietto per le allodole affinché ci si impegnasse poi ad ascoltare altro (“un premio di seduzione” è proprio il caso di dire, per citare Freud), infatti è d’obbligo la lettura della risposta di Nicoletta Forcheri. Un po’ come quando Legrottaglie (Juventus) parla della sua astinenza (vera o presunta non importa), lo fa per poi poter parlare di ciò che veramente gli importa. Perchè è ovvio che in questo mondo se non “inizi a parlare di sesso” poi nessuno inizia ad ascoltarti sul resto (purtroppo). Vedi la pubblicità.
ok tomato, ho capito meglio la tua posizione, tra l’altro mi citi bandini che ho finito di leggere proprio ieri, non posso darti torto : D
@Zar:
È andato a puttane come pretesto per poter parlare d’altro? Ma non poteva, chessò, leggersi un libro o guardarsi un bel film e usare questi come pretesto? 😉
Comunque, se ha voglia di parlare della donna rispetto all’uomo… beh, sono un filosofo e dovrei essere abituato a parlare di cose che non esistono, ma qui non ce la faccio.
Ci sono i rapporti che ho io, che incidentalmente sono un uomo, con mia moglie, le mie colleghe, amiche e conoscenti che sono donne. Ma non c’è nulla come l‘uomo e la donna…
(certo, esistono il maschile e il femminile come costruzioni sociali e culturali, ma è un’altra storia.)
@Vaaal: Dici che è questione di leggi?
Non so: sono abbastanza scettico sugli effetti sociali di una legge.
I miei sospetti cadono piuttosto sulla liberazione sessuale e il ’68.
Ivo, magari quello dell’esser andato a puttane era solo un espediente retorico, per poter introdurre l’argomento vero del post che, secondo me, è stato correttamente individuato da Zar. E le donne che sono intervenute nella discussione (alcune rabbiosamente) mica l’hanno capito, a piena dimostrazione dell’effettiva incomunicabilità tra i due sessi, che Barnard denuncia.
@lector:
Il fatto che non l’abbia capito significa che io e quello lì che è andato a puttane apparteniamo a due sessi diversi? 😉
Non credo che tu non l’avessi capito, ma solo che l’argomento ti piace poco e che l’hai affrontato di malavoglia, a fronte delle insistenze di Zar. 🙂
I miei sospetti cadono piuttosto sulla liberazione sessuale e il ‘68.
Non saprei… non ci sono dei dubbi sulla effettiva enetrabilità delle suddette idee sessantottine su alcuni strati sociali, principalmente meridionali?
Cioè: siamo sicuri che nel meridione queste idee ebbero qualche effetto?
Io non lo so, devo chiedere ai miei genitori appena finiscono la partita a burraco.
@lector: Insisto: non l’avevo capito – perché non ho letto che le prime righe del post, quindi hai anche ragione tu, il tema mi interessa poco.
@vaaal: Una qualche influenza sicuramente c’è stata, anche se lenta e in sordina.
In ogni caso, non è che ci può essere una causa ben definita e unica responsabile!
@Ivo, che noia dover fare precisazioni come queste (giuro che è l’ultima del genere): ovvio che l’autore non è andato a puttane per poter parlare d’altro, ma ha affrontato il tema della prostituzione per poter arrivare a quello del rapporto uomo-donna, o se preferisci (e mi sta bene) quello della femminilità come “costruzione sociale e culturale”. In effetti l’articolo bisognava degnarsi di leggerlo per intero, in fondo era questione di 10 minuti al massimo. Dieci minuti si posson ben spendere anche per una cosa eventualmente noiosa.
io comunque, per restituire il senso della rozzezza delle divisioni culturali maschile/femminile, avrei intitolato il post “il tempo delle pere”
(questa è sottile…)
@alex:
dipende dalle pere… 😉
La differenza credo sia anche nel mutamento del fenomeno della prostituzione: una volta erano più numerose le libere professioniste, dopo la chiusura delle case chiuse la maggior parte delle prostitute (specialmente quelle di strada) sono schiave dei “pappa”.
Ivo, sei sicuro di questa inversione di tendenza? Non credo che i fruitori pre-Merlin percepissero la prostituzione come un argomento da affrontare apertamente con le mogli. Interiorizzazione dell’ipocrisia senz’altro, ma prima c’era comunque, mi pare.
@Renzo mi pare però che una differenza sostanziale ci sia tra il prima e il dopo (a parte la legalità di prima): a quel che mi dicono i “casini” erano locali a 360° (e non solo a 90°! battuta indegna 🙂 ) nel senso che si frequentavano a scopo ricreativo in senso ampio, e non solo per usufruire del sesso a pagamento. Immaginati un pub ai tempi nostri, dove in più, se vuoi, puoi appartarti con qualche signorina, ma anche no, e molto spesso no. Niente a che fare dunque nemmeno con gli attuali “night”. I casini erano luoghi di socializzazione per soli uomini insomma (anzi forse sono stati chiusi proprio per questo).
@zar: certamente, tuttavia non credo che i mariti dicessero serenamente alle mogli: “ehi moglie, ieri sera sono stato al bordello a prendere un paio di Ferro China Bisleri e visto che c’ero sono andato con una brunetta niente male.”
@Renzo: no certo che no. Hai ragione.
Senti questa storia però. Un mio amico ha una videoteca, si rende conto che noleggia in pratica quasi solo film hard, dunque decide per ottimizzare la spesa di non acquistare più gli altri film e di specializzarsi come videoteca porno, con tanto di insegna e quant’altro. Cos’è successo? NON E’ ANDATO PIU’ NESSUNO! E sai perchè? Perchè era ovvio che se tu parcheggiavi l’auto lì davanti ed entravi, stavi andando a beccarti un pornazzo! Invece prima era assolutamente plausibile che tu andassi a prendere “tre metri sopra il cielo”. Ecco la differenza secondo me è più o meno questa: nei “casini” non era automatico che tu andassi per la “brunella niente male”, al contrario oggi se ti fermi sulla via emilia a mezzanotte a chiaccherare con un ragazzina un po’ scosciata, oppure entri in un night, bhè non ci sono dubbi. La polifunzionalità dei casini di ieri, è una delle ragioni per cui forse venivano meglio tollerati.
@Kirbmarc : Non so quanto spontanea fosse la decisione delle pulzelle di quei tempi lì; in effetti adesso la costrizione è più palese e può essere uno dei motivi.
@renzo: No, non sono affatto sicuro. In effetti l’ipocrisia c’era anche prima, anche se in forme diverse.
@Zar: Beh, se noleggiassi un porno forse mia moglie mi perdonerebbe, se noleggiasi Tre metri sopra il cielo sicuramente no.
Se le case chiuse erano come le fabbriche fordiste (un lungo orario di lavoro e l’orgasmo da catena di montaggio) non vedo perché rimpiangerle. E come si fa a dire che ai tempi andati era poetico perdere la verginità pagando? “un rito iniziatico, una consuetudine marinara:” Barbarie, comunque.
Almeno adesso la donna che “vuole” fare la prostituta può farlo a casa sua, può decidere lei quanti e quali clienti servire. Anche se come si fa a dimostrare che non vi è “costrizione”?
Se è una donna tenuta prigioniera da una organizzazione criminale? Se è una immigrata sola che ha bisogno di fare qualche soldo? Se è un’italiana che non ce la fa a pagare il mutuo o l’affitto? Se è una donna non giovanissima che non trova più lavoro? Se è una donna affetta da problemi mentali, ai margini della società?
Forse solo nel paradosso c’è l’assenza della costrizione: nella Deneuve di “Belle de Jour”, cioè nella donna economicamente emancipata (ricca o borghese o mantenuta) che pratica per puro piacere. Il pagamento, la circolazione del denaro e l’acquisto di un corpo sarebbero così qualcosa di unicamente simbolico, qualcosa che non sancisce una condizione materiale o che influisce in modo determinante su essa. Ma così appunto, la prostituzione diventa guscio vuoto, pura parvenza, gioco erotico, è tutta e solo nelle pieghe del desiderio, e non nella logica della necessità. Non è più tale, allora.
@Improduttivo: Non mi interessa tessere una lode della prostituzione, né di adesso né del passato. Tuttavia, che un tempo la prostituzione fosse normale (un rito iniziatico e consuetudine) e non barbarie, è un fatto.