Dimostrare la non esistenza di Dio

Sono convinto che la dimostrazione dell’esistenza di Dio sia questione filosofica, non religiosa: la fede è qualcosa di diverso dall’esistenza di un ente sovrannaturale. In altre parole: se hai ricevuto quello che molti chiamano “il dono della fede”, buon per te; io ho ricevuto quella orribile teiera a forma di Babbo Natale.

Sono anche convinto che non si possa dimostrare l’esistenza di Dio, e che la mancanza della prova dell’esistenza non sia prova della non esistenza. Oggi mi sono convinto del contrario: l’assenza di prove, nel caso di Dio, è una prova della non esistenza. Me l’ha confermato Orarel:

Per parte mia sostengo invece che l’affermazione positiva di Dio abbia a che fare con tutte le nostre capacità, compresa la ragione. Se così non fosse sarebbe stato davvero un cattivo creatore colui avesse fatto l’essere umano, concepito come culmine della creazione, senza dotarlo della capacità di scoprire con certezza la propria sorgente. Avrebbe fatto il top delle creature, corredato di un intelletto che cavalca gli spazi e i tempi (fino ad esplorare la più invisibile parte della materia e risalire al lontanissimo “sparo” iniziale), e dimenticato di fornirgli l’antenna capace di scovare l’Avo?

Riassumendo, con le stesse parole di Orarel: «Se Dio c’è è sensato affermarlo con certezza mediante la ragione».
Applichiamo il Modus ponens: se A (Dio c’è) allora B (è sensato affermarlo); ma non B (non è sensato affermarlo), quindi non A (Dio non esiste).
Se volete, vi presto la mia teiera a forma di Babbo Natale.

48 commenti su “Dimostrare la non esistenza di Dio

  1. Troppo facile. E le cose troppo facili si prestano ad interpretazioni popolari.
    La prima obiezione è relativa al concetto di “sensato”. La seconda è relativa al “concetto” di Dio. Pur ritenendomi ateo e non agnostico, reputo la posizione agnostica giustificabile (non condivisibile). Il problema già trattato, ad esempio da Dawkins, è da inquadrare in modalità appropriate e le semplificazioni, purtroppo, non aiutano nessuno, specie in questo tipo di questioni.
    Un Sorriso

  2. Troppo facile per me o per Orarel?
    Comunque sì, dimostrare l’esistenza di Dio può essere sensato anche se impossibile, e il modus tollens cade a vuoto.

  3. C’è impossibile e impossibile.
    È impossibile dimostrare che io abbia più di diecimila euro in contanti con me, per il banale motivo che non ce li ho. Eppure il doganiere, ogni volta che passo la dogana, me lo chiede e controlla: è dunque sensato cercare di dimostrare che io ce li abbia.
    Similmente, può essere impossibile dimostrare l’esistenza di Dio, perché lui banalmente non esiste, eppure essere sensato, il che salva l’argomento di Orarel.
    Non fosse che secondo me Orarel lì ha scritto una favolata: il suo argomento non è “Se Dio c’è è sensato affermarlo con certezza mediante la ragione” m”a “Se Dio c’è è possibile affermarlo con certezza mediante la ragione”.

  4. Ma poi perché la faccio semplice?
    Per me la questione della dimostrazione dell’esistenza di dio è filosofica: la fede è un’altra cosa. Se Orarel e milioni di altre persone credono in Dio, buon per loro – io non ci credo, non ho fede, capita.
    Diverso il caso della dimostrazione di Dio: sta dicendo che esiste un ente con determinate caratteristiche, e qui voglio delle argomentazioni solide, di tipo filosofico visto che – pare – non si tratti di un ente empirico (qualsiasi cosa ciò esattamente significhi).

  5. L’assistenza di quale dio (o meno) visto che i problemi (guerre) sono perlopiù generate da queste contrapposizioni!!!! Senza tante ricerche filosofiche.

  6. Mi sembra un po’ la prova ontologica al contrario: ci inventiamo un concetto – la perfezione divina – e poi lo usiamo come test di verità per la divinità.

  7. E il pesce babele? Dove lo mettiamo? 🙂 Adams ha ben mostrato come l’eventuale dimostrazione dell’esistenza di dio lo farebbe svanire in una nuvoletta di logica. Buona lettura autostoppisti! rAmen

  8. Pregiudizialmente, bisognerebbe definire con precisione cosa s’intende per dio.
    Ogni discussione sul tema lo dà per scontato, forse per effetto dell’influenza sul nostro inconscio delle dottrine religiose inculcateci fin da bambini, ma non è così.
    A riprova, se suddetta discussione intervenisse tra un monoteista, dei vari culti di derivazione biblica e loro epigoni, un deista, un teista, uno scintoista, un indù, un taoista, un animista, un buddista o qualsiasi credente d’altro culto non succedaneo ai precedenti, una definizione che sintetizzi i caratteri comuni tra le disparate entità individuate come divine, sarebbe indispensabile.

  9. e vedi, oggi ho imparato una cosa nuova: il polite(ier)ismo.

    fra cent’anni – se qui ci sarà ancora qualcuno – ci faranno una guerra di religione, altro che lilliput e blefuscu.

  10. Vedo che Dio – che esista o meno – genera sempre tanti commenti…

    @ugolino: La prova ontologica non è molto diversa dagli esperimenti mentali tanto cari – e secondo me legittimi, almeno in generale – alla filosofia.

    @Francesco Varrato: Non si può citare tutto, anche se il pesce babele è in effetti un caposaldo della teologia per atei.

    @lector: Sì, bisognerebbe definire Dio: basta fare come Spinoza, identificare Dio con la natura e hai voglia a fare l’ateo e a dire che non esiste nulla!
    Possiamo comunque dare per scontato che qui si parla del dio cristiano, ché gli altri li schifiamo, noi occidentali.

    @ricco&spietato: Aggiorno il mio curriculum inserendo la voce “religione: polite(ier)ismo”

  11. @–>Ivo

    Il dio cristiano – inteso come corrispondenza puntuale al dogma nelle sue varie manifestazioni (kerigma, teodicea, escatologia, parusia, ecc.) – è un’antinomia in sé, perciò si dimostra facilmente la sua inesistenza e pleonasmo rispetto all’esistente (basta ragionare per assurdo).
    Altra cosa sono le varie ipotesi che si possono legittimamente formulare in merito all’essenza d’una causa prima dotata di coscienza di se stessa e sulla sua unicità assoluta o relativa, sulla possibile molteplicità di enti di tal fatta, così come sulla sua/loro indifferenza, trascendenza o immanenza rispetto all’universo sensibile.
    Qui la questione è irrisolvibile con il semplice ragionamento e servirebbero effettivamente delle prove o in un senso o nell’altro.

  12. P.S. ne consegue necessariamente che all’argomento si applica a fagiuolo il noto detto di Wittgenstein “Su ciò di cui non si può parlare ecc. ecc.”.

  13. @Massimo: In Wittgenstein o in generale?
    Per Wittgenstein, diciamo che il Tractatus è un po’ neopositivista, e alla fine taci di un sacco di cose che non sono empiriche (a semplificare così rischio che mi ritirino la laurea in filosofia). Poi già nelle Conversazioni sull’etica si apre un po’.
    In generale: il mio personale criterio riguarda chiarificare il più possibile i concetti utilizzati.

  14. Al di là del linguaggio tecnico (e criptico) dei filosofi, ragionevolezza vorrebbe che il “di cui non si può parlare” non rappresenti un reale “imperativo categorico” bensì una mera constatazione a priori della vanità di conversazioni su argomenti privi di sostanza.
    Tant’è che (almeno quelli in questione) risultano oggetti più adatti per i film di fantascienza che per analisi speculative rigorose.

  15. Certamente è buon senso non perdere tempo a parlare di sciocchezze, ma avere già stabilito che “Dio e dintorni” è un “argomento privo di sostanza”, è proprio ciò che dovrebbe stare alla fine di una discussione e non all’inizio, altrimenti sa di pregiudizio.

  16. Se la metti così, quanto a quantità di testimonianze e teorie corroboranti e grandezza del lasso temporale in cui sono state espresse, il pensiero religioso non ha rivali.

  17. @–>Aldo

    Ho lasciato un breve commento sul sito del “Pubblicano”, in corripondenza del link che segnali, ma credo mi abbiano bannato … eh, eh, eh .. 🙂 🙂 🙂

  18. Provo a esaminare con calma:
    <>

    Per il doganiere (magari non è proprio sempre lo stesso tutti i giorni) la verifica che tu abbia “10.000 euro” è legata al fatto che lui in realtà lo ritenga possibile o altrimenti la ricerca probabilmente è soltanto formale… tieni tra l’altro presente una condizione che definirei alla Scaloja (ovvero che per varcare la frontiera qualcuno abbia messo un bel mazzo da 1.000.000 di euro nella tua borsa senza che tu te ne sia accorto). Quindi l’impossibilità non è “banale” ma legata a circostanze che tecnicamente il doganiere potrebbe verificare. Quindi per salvare la sanità mentale del doganiere direi che non sia impossibile ma probalmente falso e solo un controllo (poi mi dici sull’accuratezza) possa constatarlo. Quello che professo ai miei “allievi” è che un TEST è significativo quando serve a diminuire una incertezza, se il doganiere effettua un controllo su una cosa che per lui è impossibile quasi certamente sta “frodando” almeno il suo datore di lavoro o la sua coscienza di lavoratore….
    Riportando la questione sul nucleo originale direi che qualsiasi indagine sull’esistenza di qualsiasi cosa passa per l’assunzione a priori che possa esistere (esempio un reato come per il doganiere) e attraverso metodi più o meno appropriati (e qui è il bello) si verifichi la consistenza della assunzione….
    Un sorriso

  19. I diecimila euro esistono “oggettivamente” a prescindere che io li abbia o meno e il doganiere lo sa, così come lo so io. Li può avere Tizio, ma non io e questo è quello che il doganiere non sa e deve accertare.
    Se il doganiere invece iniziasse la sua perquisizione sul presupposto che io possa essere Babbo Natale e che nasconda tra le pieghe del cappotto i regali per tutti i bimbi buoni del mondo, probabilmente lo ricoverebbero di filato alla Neuro.

  20. @lector e ilpiùcattivo: Il doganiere non sa se io ho diecimila euro con me, e controlla perché con le informazioni che ha a disposizione per lui è possibile (probabilità > 0) che io abbia diecimila euro. Io so che non ho diecimila euro, quindi per me è impossibile (probabilità = 0) che io abbia diecimila euro. Ma, comprendendo la posizione di incertezza del doganiere, trovo sensato il suo controllo. Insensato sarebbe se io controllassi di non avere diecimila euro (diciamo che ho sufficienti elementi per escludere una situazione “alla Scajola”) o se il doganiere controllasse che non abbia nella tasca diecimila euro in monete da 1 centesimo (sarebbero circa 2 tonnellate) o i regali di Babbo Natale.
    Parlando di Dio, siamo nella situazione del doganiere che cerca i diecimila euro in banconote (possibile) o in monetine (impossibile)? E come verificare?
    Non lo so.

  21. @–>Ivo

    “Parlando di Dio, siamo nella situazione del doganiere che cerca i diecimila euro in banconote (possibile) o in monetine (impossibile)? E come verificare?”

    Ribadisco quanto già detto (molto) più sopra.
    Relativamente al dio dei cristiani, sono le antinomie stesse con le quali ci viene presentato (ma che debbono essere accettate senza discutere da chi voglia dirsi cristiano poiché costituscono i dogmi e i fondamentali di quel credo) ad escluderne l’esistenza, sebbene le si voglia far passare per “misteri” (tipo “la mente umana è troppo limitata per comprendere perché dio sarebbe onnisciente, onnipotente e infinitamente buono e nel contempo ignavo di fronte alla condanna perenne di una creatura che lui stesso ha voluto che fosse così”. Un’emerita stupidaggine).
    Altro discorso va affrontato su quello che tu chiami il dio di Spinoza e tutti i suoi più moderni derivati (il dio di Einstein, se vuoi, quello di Teilhard de Chardin, o i più prosaici alieni-culturisti di Prometheus, così come ognuna dell’almeno un milione di ipotesi fornulabili e che ritroviamo in quasi ogni film di fantascienza che si rispetti).
    In questo caso abbiamo solo degli indizi che, per quanto gravi, precisi e concordanti, non ci forniranno mai alcuna certezza d’inesistenza, tanto possibile quante sono le probabilità d’un universo con circa 13,75 miliardi di anni luce di estensione, con oltre 500 miliardi di galassie, ciascuna di esse contenente in media 1.000 miliardi di stelle (che, secondo i cristiani, il loro dio avrebbe creato solo per poter avere un rapporto personale con te e dirti di non votare a favore dei matrimoni gay, dell’aborto o della pillola anticoncezionale).

  22. @lector: Ok, esistenza di Dio = ho un milione di euro in monetine da 1 centesimo in tasca; esistenza di una divinità = potrei avere un milione di euro in un nascondiglio segreto, e tu non puoi verificarlo.
    Posizione tutto sommato simile alla mia.

  23. Che combinazione.
    Avevo giusto oggi lasciato un commento proprio al post qui sopra linkato, in cui mettevo in dubbio la consistenza dell’analisi della metafora di Russell fatta dall’autore del blog.
    Misteriosamente, il mio commento, prima in attesa di moderazione, ora risulta cancellato.
    E non riesco a darmene pace.

  24. Il tizio del blog fa il finto tonto oppure è tonto veramente perché ha capito uno zero barrato degli argomenti di Russell e di Flew.

  25. Caro Remnant, forse l’espicito uso dello sfondo con pubblicità al sito di “totustuus” dovrebbe essere illuminante a riguardo 🙂 non c’è più religione, nemmeno nei blog! 😉

  26. @Marcoz: Un’imprecazione a piacere in genere riporta la pace perduta con la cancellazione del commento. Per curiosità, che cosa avevi scritto?

    @Remnant: Letto in fretta.
    Russell travisato in maniera imbarazzante, ma l’argomento del trascendente può funionare (poi il cristianesimo ha il piccolo problema che Dio si è fatto molto fenomenico, ma lasciamo andare).

    @Francesco Varrato: Quale sfondo? Non vedo nulla, per fortuna.

  27. @Ivo Silvestro: In che senso l’argomento del trascendente può funzionare contro la teiera? Il senso dell’argomento di Russell è che l’onere della prova cade su chi asserisce l’esistenza di qualcosa e non su chi ne dubita in mancanza di prove. Dio e la teiera sono entrambi inosservabili e non ha importanza se il primo è trascendente e l’altra no se lo scopo è fondare la loro esistenza sulla sola affermazione che “esistono”.
    Anche l’argomento di Flew è stato travisato e nell’originale non si dice che la foresta appare “relativamente curata” (che sarebbe un’assunzione implicita dell’esistenza di qualcuno che se ne prende cura), si dice invece che ci sono piante che crescono rigogliose malgrado le numerose infestanti. E Flew prosegue mostrando come il credente cerchi di conservare la sua credenza nel giardiniere invisibile attribuendogli man mano altre proprietà indimostrate per difendersi dai dubbi dello scettico.

  28. @Francesco Varrato: religione ce n’è tanta, non c’è più razionalità e onestà! Forse le due cose sono correlate…

  29. Non ho “beccappato” il commento e lo riformulo.
    Ho scritto che la metafora della teiera di Russell (in cui la “materialità” dell’oggetto è irrilevante) non è orientata a dimostrare l’inesistenza di Dio, ma, ribadendo che l’onere della prova è di chi afferma*, pone la fondamentale questione sulla opportunità di farsi la fatidica domanda “esiste Dio?”. Poi ho sottolineato che Russell si dichiarava agnostico (e solo ateo in pratica), ho salutato e me ne sono andato.
    Infine, sono tornato – ed è li che ho sbagliato – e il commento era sparito. Non so, davvero, non so quando questo senso di vuoto mi lascierà in pace.

    *aggiungo questo dettaglio ora, che nel commento originale mi ero scordato di inserire

  30. Vedete, sono ancora sconvolto: “lascierà”, ho scritto.
    Ah, ma io chiedo i danni morali e fisici…

  31. lo sfondo di quel democratico sito è tutto bianco… fino a che una/o non lo vede su di uno schermo bello grosso (tipo quello che ho io a lavoro) e scopre della simbologia di Roma antica nientaffatto fascistoide e una scritta davvero poco esplicita “www.totustuu…” (per vedere il resto della scritta aspetto che mi forniscano uno schermo ancora piu’ grande)

  32. @Francesco Varrato: mettendo la finestra a tutto schermo (cosa che faccio raramente) l’ho visto.

    @Remnant: Intendevo rispetto all’argomento dello pseudo Russell, non dell’originale.

  33. Dio esiste, punto. Non c’è nessun dubbio sull’esistenza di Dio.
    Poi può essere un prodotto dell’uomo o meno, ma a esistere esiste.
    Il fatto solo che ne stiamo parlando dimostra la sua esistenza.
    Non si può parlare di qualcosa che non esiste. Le persone non saprebbero di cosa si sta parlando. Anzi non starebbero proprio parlando. Se si parla di qualcosa, per definizione, quel qualcosa esiste.

  34. Un animale… Eccone un altro che crede di sapere che cos’è il Sarchiapone.

    (baci ai pupi? io li meno e basta, quelli)

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