Non capita tutti i giorni che analisi sulla situazione politica – nazionale o internazionale poco importa, oramai – coinvolgano nomi come Simone Weil, Hans Kelsen o Norberto Bobbio. Uno vede quei nomi all’interno di un lungo testo (quasi diecimila battute) e pensa “ecco una analisi interessante, che merita di essere letta attentamente”.
La lettura attenta non è cosa che si improvvisa mentre si aspetta che inizi il radiogiornale o si attende la risposta a una mail: occorre tempo e concentrazione, e così quel testo, intitolato In difesa dei partiti e scritto da Fabio ‘ilNichilista’ Chiusi, ha aspettato qualche giorno prima di essere affrontato con il dovuto impegno.
Visto che iniziano a circolare ipotesi su una fantomatica «iperdemocrazia senza i partiti» […] vorrei ricordare per quale ragione i partiti esistono, e perché è bene continuino a esistere.
Il riferimento è, ovviamente, a Beppe Grillo. E contrastare le affermazioni di Beppe Grillo con argomenti e ragionamenti è secondo una cosa buona e giusta, anche se temo sostanzialmente inutile, perché le affermazioni di Grillo coinvolgono dimensioni che con il ragionamento hanno poco a che fare.
Leggo le argomentazioni in difesa dei partiti, e non capisco, non riesco a seguire il discorso.
Poi, a metà testo, capisco il problema di fondo: l’accorata difesa dei partiti confonde i partiti con la democrazia rappresentativa. Confonde, in altre parole, le libere associazioni di cittadini che condividono un progetto politico con le istituzioni politiche che fanno da tramite tra cittadini e gestione dello Stato.
Una confusione che forse fa anche Beppe Grillo; il forse è d’obbligo, perché ovviamente non (mi) è chiaro che cosa davvero voglia Grillo. Più che abolire il parlamento, mi sembra che voglia abolire o rendere trascurabili i partiti, con al massimo un maggior ricorso alla democrazia diretta, cosa che però non significa fare a meno di Camera e Senato. Le eventuali confusioni di Grillo, in ogni caso, non giustificano la confusione nella risposta alla tesi di Grillo, risposta che di fatto è una difesa del parlamento, non dei partiti.
Hai colto esattamente il punto: Grillo propone l’eliminazione del ruolo istituzionale dei partiti, non del Parlamento. Ma non solo dei partiti ma anche di tutti gli altri corpi intermedi fra lo Stato e i cittadini come i sindacati, gli ordini professionali, le associazioni di categoria eccetera che di fatto esercitano il potere di decidere nelle sedi istituzionali appoggiandosi ad una supposta delega data loro da parte dei cittadini, che però legalmente ed istituzionalmente non è sancita da alcuna legge e che solo un’abitudine consolidata ha imposto.
Inoltre farei notare come la critica del Nichilista si appoggia a citazioni datate (la più recente è del 1984) e quindi del tutto inadeguate per trattare temi attuali ed il blogger non è neppure ben informato sulla presente situazione perché, accanto ai Meet-up e ai forum di Facebook, si dimentica (per svista o ignoranza?) di citare un sistema che sembra stia funzionando con il movimento dei Pirati, cioè il LiquidFeedback. Considerare i Meet-up ed il LiquidFeedback come sistemi di partecipazione politica di origine populista e con esito autoritario mi sembra non aver capito nulla del loro meccanismo di funzionamento. E questo non mi meraviglia da parte di uno che, per supportare le proprie posizioni, non si trova di meglio che citare scritti tanto superati (il termine computer-crazia sembra uscito fuori da un romanzo di fantascienza degli anni ’50).
Saluti
@Filopaolo: Sembri conoscere bene le tesi di Grillo. Nella presentazione che ne fai, il problema mi sembra essere il fatto che il partito è un centro di potere non istituzionale, ma sociale e culturale.
In altri termini: non è che togliendo ragion d’essere ai partiti (ad esempio rimuovendo le liste elettorali e dando il voto ai singoli candidati, operazione che non mi sembra particolarmente difficile a livello giuridico) che si eliminano i partiti contro cui di scaglia Grillo.
Se il suo vuole essere qualcosa di più di facile populismo, o è una battaglia culturale – ma non mi sembra presentarsi così – oppure l’unica è proibire alle persone di formare associazioni a scopo politico, il che mi pare inquietante…
Non è eliminando i partiti che si risolve il problema. Anche il principio del loro finanziamento pubblico, si basa su di un presupposto ineccepibile: impedire che solo chi dispone dei mezzi finanziari indispensabili possa accedere alle cariche pubbliche (c.d. plutocrazia). Bisognerebbe tuttavia che i conti dei partiti fossero monitorati e tenuti sotto strettissimo controllo da parte di organismi e strutture indipendenti e che ogni abuso venisse severamente punito. In realtà, poichè le camere sono sovrane e si fanno le proprie regole senza che nessuno possa sindacarle e dato le camere sono formate dai partiti, questi alla fine gesticono centinaia di milioni di soldi pubblici come loro pare e piace senza dover rendere praticamente conto a nessuno.
Forse utopistica e per questo probabilmente ingenua l’idea portata avanti dal Movimento 5 stelle ma, in fondo, visto l’estremo degrado della politica in Italia, abbiamo qualcos’altro da perdere?
E l’idea è semplicissima: internet oggi rende possibile una relazione diretta fra cittadini e istituzioni senza ricorrere a strutture e organizzazioni (partiti, sindacati, ordini professionali, corporazioni) che fino ad oggi hanno svolto una funzione di intermediazione ma che adesso appaiono sempre più inutili, costose e, almeno da noi, dannose e di ostacolo ad un corretto e trasparente esercizio della democrazia. Nessuno si meraviglia di come nelle relazioni economiche questo processo stia già avvenendo da almeno una decina di anni. Cosa impedisce il tentativo di estendere questo principio anche ai rapporti politici?
@—>Filopaolo
“Nessuno si meraviglia di come nelle relazioni economiche questo processo stia già avvenendo da almeno una decina di anni.”
Sì, ma hai visto i disastri che ne sono “derivati”?
@Filopaolo:
Da perdere c’è molto: forse non quello che si ha – assumendo che in tutta la politica italiana non ci sia nulla da salvare – ma quello che si potrebbe avere senza passare da partiti impresentabili a populismo ancora più impresentabile…