Ma Obama è davvero afroamericano?

Il padre di Barack Obama, Barack Obama Sr., è nato in Kenia, mentre la madre, Ann Dunham, è nata in Kansas.

Per quello che queste espressioni possono significare, Obama è per metà bianco e per metà nero. Un mulatto, se vogliamo. Eppure per tutti il neo-presidente degli Stati Uniti è nero.

Evidentemente per tutti il nero vince sul bianco: il primo è un carattere dominante, il secondo recessivo. O, se preferiamo, il bianco è un carattere puro, che non può mischiarsi, mentre il nero è impuro, e tollera promiscuità.

Sono contento per la vittoria di Barack Obama: credo sia un segno del superamento di vecchi pregiudizi; non indica, purtroppo, la fine del concetto di razza, che continua a sopravvivere nonostante la sempre più evidente insensatezza.

15 commenti su “Ma Obama è davvero afroamericano?

  1. Finalmente trovo sul web un commento su questo tema…
    Completamente d’accordo con le tue considerazioni; quello che mi lascia perplessa è il fatto che così poche persone abbiano riflettuto sul razzismo implicito di considerare un mulatto nero, piuttosto che bianco. Probabilmente c’è ancora molta, molta strada da fare.

  2. Non è una cosa nuova. L’Oscar ad Halle Berry (si parva licet) fu salutato come il primo oscar (da protagonista) ad un’attrice di colore, ma sua madre è bianca. E così molti altri casi.

    In realtà una certa parte degli afroamericani “di lunga data”, discendenti degli ex-schiavi per intenderci, ha anche ascendenze da bianchi, magari perché c’era di mezzo qualche concubinaggio tra padrone e schiava, o perché ci sono stati “miscugli” successivi, per quanto ci sia stata e ci sia ancora di fatto una segregazione (chiedetevi quante volte avete visto al cinema la relazione tra un nero e una bianca – WASP, eh, non ispanica – dopo il famoso film di Kramer: praticamente mai).

    Sta di fatto che, come ricorda Wikipedia, “Since 1977, the United States officially classified black people (revised to black or African American in 1997) as A person having origins in any of the black racial groups of Africa”. Nella sua interpretazione più stretta è la famosa one drop rule: basta una goccia di sangue africano per renderti nero. Mentre non bastano 3/4 o 7/8 ottavi di sangue WASP per renderti bianco, al massimo sarai “biracial”.

    C’è da dire anche che per ragioni storiche (direi il retaggio dell’orgoglio post-M.L.King) spesso sono proprio coloro che hanno ascendenze africane solo in parte a volersi “catalogare” così. Obama è uno di questi: si considera nero ed afromericano.

    Ti consiglio i capitoli sull’argomento (ma ovviamente tutto lo splendido volume) in “Il maiale e il grattacielo” di Marco D’Eramo, Feltrinelli. Un libro assolutamente fondamentale.

    Personalmente la cosa che trovo più importante è che Obama non è afro-americano “classico”, ma in pratica immigrato di seconda generazione. Il che è interessante in positivo, per ovvie ragioni, ma pure in negativo: c’è voluto qualcuno fuori da tutto il pregresso secolare, dai campi di cotone a Zio Tom a Rosa Parks ai moti di Los Angeles, perché succedesse che un “non bianco” accedesse alla Casa Bianca. Forse lui stesso ha premuto sulla sua identificazione nell’antica categoria razziale per il rischio che la comunità di colore lo sentisse come “un estraneo”, forse anche un parvenu, uno che li stava superando in ciò che non è mai accaduto in 200 anni di schiavismo, segregazione e lotte per i diritti? Ma queste sono mie speculazioni.

  3. Riflessioni molto interessanti le tue, comprese le “speculazioni” finali. Grazie per il consiglio librario, lo metterò nella mia lista degli acquisti!

  4. Ivo: «Il padre di Barack Obama, Barack Obama Sr., è nato in Kenia, mentre la madre, Ann Dunham, è nata in Kansas.»

    Beh, direi che questo risponde meglio di ogni altra considerazione alla domanda-titolo del tuo post:

    «Ma Obama è davvero afroamericano?»

    La risposta è sì!
    Aggiungerei: più di ogni altro nero americano, magari da tre o quattro generazioni 🙂

  5. @Patfumetto: Razzismo fa pensare alle discriminazioni, e sicuramente non è questo il caso; c’è sicuramente un “pensare per razze” che non ha senso, ma che temo rimarrà ancora a lungo.

    @Lopo: Non sapevo questa storia di Halle Berry: l’ho sempre considerata, oltre che una bella donna e una brava attrice, semplicemente “nera”, ignorando che, a logica, è tanto “nera” quanto “bianca”.
    È vero: la questione è più che altro culturale, e c’è anche un certo orgoglio nell’appartenere a una determinata razza; ma questo non rende più sensato il concetto di razza, anzi!

    @Fabristol: Andando ancora più indietro eravamo tutti alghe… 😉

    @Joe Silver: In effetti, più afroamericano di così…

  6. @Ivo
    “È vero: la questione è più che altro culturale, e c’è anche un certo orgoglio nell’appartenere a una determinata razza; ma questo non rende più sensato il concetto di razza, anzi!”

    Certo.
    D’Eramo, nel libro che ho citato, spiega questo fenomeno (o meglio, i tratti caratteristici che assume negli USA) accostandolo ad altri processi di categorizzazione/standardizzazione, e conseguente reificazione, che operano nella società e nell’economia americana.

  7. Questa regola ha perfino un nome: hypodescent (ipo-discendenza). Definita come la consuetudine di assegnare un bambino “misto” alla razza del genitore più socialmente subordinato. Negli Stati Uniti questa usanza esiste da secoli ed è così profondamente radicata da influenzare le reazioni automatiche di studenti universitari (figuriamoci degli altri): è uscito or ora su Psychological Science un lavoro che si intitola “Black + White = Black” che potete trovare qui.

  8. Abbiamo scritto la stessa cosa praticamente in contemporanea… Sono d’accordo con te, tranne per le felicitazioni sulla sua elezione.

    Vorrei solo dire che la chiave di tutto non sono cervellotiche analisi filosofiche o sociologiche (che per altro tentano di avvalorare la tesi secondo la quale “tutti noi siamo intrinsecamente/inconsapevolmente bestie razziste mea culpa mea culpa mea maxima culpa percuotiamoci col cilicio schifosi che non siamo altro”), bensì una ben più volgare ricerca dell’evento.

    Succede la stessa cosa in moltissimi altri campi: pensa a Paolo Maldini, osannato per aver giocato l’anno scorso la 1000esima partita col Milan… peccato che nelle statistiche fossero incluse amichevoli, partite con la Primavera, partitelle tra amici e chi più ne ha più ne metta. Però vuoi mettere il titolone?

    Come ho scritto in un altro blog: la voglia collettiva (mondiale) di poter dire un giorno, a qualcuno, “io c’ero”. La voglia dell’evento da riprendere col cellulare, dell’uomo che sbarca sulla Luna, di un’emozione forte, di fare finalmente parte della storia, di vederla scorrere davanti ai propri occhi. Abbiamo visto un negro vincere le elezioni, incredibile, impensabile, “io c’ero”..

    Se non altro, non avremo più il complesso dello sbarco sulla Luna.

    CT

  9. questione interessante ma, se mi permetti, mal posta.

    nel titolo poni una domanda diversa da quella cui sembri voler rispondere nel testo.

    la domanda ‘obama è afroamericano?’ è diversa dalla domanda ‘obama è nero?’, semplicemente perchè non tutti i neri sono afroamericani e non tutti gli afroamericani sono neri (questa è più complicata ma lasciamola perdere)

    sono d’accordo con la tua risposta alla domanda ‘obama è nero?’, ma che dire della domanda ‘obama è afroamericano?’

    obama non è afroamericano, obama è mezzo africano e mezzo americano – per ovvie ragioni : padre kenyano madre statunitense. e ovviamente afroamericano è diverso da africano/americano, perchè gli afroamericani discendono, in qualche parte anche minima, dagli schiavi. gli africani/americani non necessariamente – come nel caso di obama. la differenza è politicamente molto importante.

    detto questo, non credo che il fatto che obama non sia afroamericano implichi che la sua identificazione con il civil rights movement e in generale con la tradizione afroamericana sia illecita. perchè, non essendo bianco, la sua elezione ovviamente rappresenta un momento importante per gli afroamericani come minoranza storica (e in questo senso è anche giusto che la sua elezione sia più importante per gli afroamericani che, per esempio, per gli ispanici. non per prossimità etnica, ma per ragioni storiche).

    quindi basta il fatto che obama non sia bianco.

    ciao,
    nullo

  10. @Lopo: Mi stai molto incuriosendo, con quel libro.

    @Paola Bressan: Immaginavo ci fossero studi su questa faccenda. Come sempre: grazie per la segnalazione.
    I neri, comunque, sembrano essere i più “recessivi” di tutti: mi ricordo adesso che Tiger Woods, noto come golfista nero, è per metà tailandese!

    @Christian: Non mi è ben chiaro il tuo discorso. L’elezione di Obama non ti convince per le sue idee politiche o perché temi che molti l’abbiano votato per mostrare (a se stessi) di non essere razzisti? L’attesa dell’evento, per eventi simili, mi convince molto poco.

    @nullo: Hai ragione, ho erroneamente identificato l’essere neri con l’essere afroamericani, il che non è giusto e, sempre come dici tu, non è importante quanto Obama sia nero, ma che sia non bianco. Ma è proprio questo il problema: perché Obama non è bianco, essendo figlio, per metà, di un bianco?
    O, per dirla più direttamente, perché pur non essendo razzisti continuiamo a pensare per razze?

  11. Obama stesso si definisce infatti un incontro di razze (da una domanda a quale cane sceglieranno, aveva detto “un meticcio, come me”).

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