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Ivo Silvestro

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La giustizia è un ideale irrazionale. Per quanto essa possa essere indispensabile per la volontà e l’azione dell’uomo, essa non è però accessibile alla nostra conoscenza.

Hans Kelsen, Lineamenti di dottrina pura del diritto, §8

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  1. paopasc 29 Marzo 2011 at 12:13

    Anche pi greco è un numero irrazionale, ma questo non ci impedisce di usarlo. Cercare di tendere alla giustizia, anche senza mai raggiungerla compiutamente, mi sembra un’approssimazione accettabile.

  2. Broncobilly 29 Marzo 2011 at 15:52

    I soliti giuspositivisti e la loro legge del più forte…

  3. Lorenzo 31 Marzo 2011 at 18:20

    Zagrebelsky dice una cosa simile. A chi gli chiede di definire la giustizia, il giurista risponde che la giustizia non si può definire.

    Quello da cui si può partire per edificare l’edificio del diritto è il “sentimento dell’ingiustizia”.

    Un sentimento. Non una definizione.

  4. Broncobilly 1 Aprile 2011 at 15:30

    Ma le “definizioni” non sono alla base della conoscenza. In caso contrario il filosofo Saul Kripke non avrebbe potuto smontare con tanta maestria la “teoria delle descrizioni” messa in piedi da Russell e Frege.

    Preferisco pensare che alla base della conoscenza ci sia qualcosa come l’ intuizione.

    Certo, l’ intuizione spesso ci induce in errore, ma scoprire gli errori ci fa solo slittare da un’ intuizione all’ altra visto che, a quanto pare (qui, qui, qui e qui), non abbiamo altro che intuizioni per fondare la conoscenza.

    Con queste premesse è facile capire perchè la dichiarazione di Kelsen mi suoni tanto estranea.

    Ma forse anche perchè sembra condivisa da… Zagrebelsky!

  5. Eno 1 Aprile 2011 at 22:00

    Kelsen è un vecchio, augusto e antiquato signore austriaco. Potresti spiegare meglio questa frasetta da repubblica di weimar?
    Non capisco esattamente:
    – se giustizia sia intesa in senso morale o altro
    – se l’inaccessibilità della conoscenza significhi inconoscibilità o solo estraneità alle categorie della ragion pura
    – come si possa definire irrazionale qualcosa che è necessariamente implicato nell’azione e nella volontà (“Il colore, per quanto implicato nelle velleità della vista, è inaccessibile ad una pura conoscenza. Voi miserabili plebei che credete ai colori.”)
    – cosa intenda con conoscenza (solo conoscenza empirica? intuizioni, come dice Broncobilly, njet? e le convinzioni sociali?)

  6. Ivo Silvestro 4 Aprile 2011 at 10:16

    Terminate un po’ di incombenze che mi hanno tenuto lontano dal blog, e in attesa che altre incombenze mi costringano nuovamente a trascurare il sito, “rispondo” ai commenti… Boh, rispondo a una citazione messa così, giusto per non dire di aver completamente abbandonato L’estinto?

    @paopasc: Non bariamo sui termini! Pi greco è razionale – non nel senso di numero razionale, ma nel senso di razionalmente conoscibile.

    @Broncobilly #2: I più forti, all’epoca, stavano altrove…

    @Broncobilly #4: La mia intuizione mi dice che sbagli

    @Lorenzo: Interessante la comunanza tra Kelsen e Zagrebelsky. Ma, pur non conoscendo lo Zagrebelsky-pensiero, ho il sospetto che sia più apparente che sostanziale.

    @eno: Non sei aggiornato. Kelsen è nato sì nato a Praga (all’epoca impero austroungarico), ma poi si è trasferito in California, e da “vecchio, augusto e antiquato signore austriaco” è diventato un “giovane, dimesso e alla moda signore americano”.

    Magari ci torno con un post.

  7. Broncobilly 4 Aprile 2011 at 12:51

    Ma guarda che ci si puo’ anche sbagliare!

    L’ oggettività non richiede accordo per esistere, come dimostra la letteratura sull’ “idiot veto’s”; altrimenti sarebbe infallibilità.

    La differenza in fondo sta nel credere se, in questo campo, la discussione tra honest-truth-seeking possa essere fruttuosa.

    Coloro per cui conta solo la forza (Kelsen) si collocano dalla parte del “no”, quindi, effettivamente, meglio non insistere.

  8. Ivo Silvestro 4 Aprile 2011 at 13:45

    @broncobilly: Lasciamo da parte Kelsen che non mi risulta aver mai sostenuto l’equivalenza tra verità e forza.
    Discutere è una buona cosa, siamo d’accordo. Possiamo discutere razionalmente su delle intuizioni? Io dico di no: possiamo parlarne, posso cercare di convincerti della bontà o sensatezza delle mie intuizioni, ma è retorica (nel senso nobile del termine).
    Possiamo discutere razionalmente su ragionamenti e definizioni.

  9. Broncobilly 4 Aprile 2011 at 15:22

    “… non ha mai sostenuto l’ equivalenza tra verità e forza”

    Bè, quando come premessa abolisci il primo membro dell’ eventuale equivalenza, poi c’ poco da discutere, non resta che il secondo.

    Coerentemente tu dici che non si puo’ discutere. Ma secondo me ti sbagli, noi tutti siamo soggetti ai più svariati errori. Potremmo per esempio scoprire, grazie all’ interlocutore, che coltiviamo intuizioni tra loro incompatibili, con la seguente necessità di sacrificare le meno evidenti. Fortunatamente lo scetticismo di Hume ha trovato validi oppositori (a cominciare da Reid e Kant).

    Come dicevo prima (allegando video): correggersi è slittare da un’ intuizione all’ altra. Si puo’ fare e si fa già tutti i giorni: discussione dopo discussione, slittamento dopo slittamento, il pensiero degli honest-truth-seeking si muove, e chissà che non andremo tutti d’ accordo come previsto dal teorema di Aumann che ho linkato.

  10. Lorenzo 5 Aprile 2011 at 21:56

    @ Ivo: Non conosci Zagrebelsky? Ti stra-consiglio “Contro l’etica della verità”. Semplicemente imperdibile: il libro più illuminante che abbia mai letto (e ne ho letti diversi…). 😉

  11. Ivo Silvestro 6 Maggio 2011 at 10:19

    A più di un mese di distanza, mi accorgo di non aver ancora risposto a questi commenti…

    @Broncobilly: Adesso Kelsen mi diventa pura uno scettico che nega l’esistenza della verità… Non stai attribuendo a lui tesi di altri?
    Sulle intuizioni si può discutere, e la discussione può essere fruttuosa. Siamo d’accordo. Ma non è una discussione razionale, dove con razionale intendo qualcosa di vicino al discorso logico matematico.
    Se tu sostieni che il risultato di un certo calcolo è 5 e io 10, possiamo discuterne razionalmente e scoprire chi sbaglia. Se tu sostieni che una piuma cade alla stessa velocità di una biglia di piombo e che cade più lentamente, possiamo discutere razionalmente e fare esperimenti e scoprire chi sbaglia.
    Se io sostengo che è giusto distribuire le risorse in base alle necessità mentre tu sostieni che è giusto farlo in base ai meriti, possiamo discutere razionalmente, fare esperimenti o ragionamenti deduttivi? No, parleremo di principi, ed è un tipo di discussione diversa.

    @Lorenzo: Lo conosco poco. Dovrei avere un suo libro da qualche parte e dovrei anche averlo sfogliato…

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