Il filosofo e superman

Professore: Bene ragazzi, come promesso, oggi parleremo de La gaia scienza di Nietzsche…

Studente distratto: Prof, guardi lassù, in cielo! Cosa sarà quel coso che si muove così velocemente?

Professore: Un uccello, o forse un aereo. Adesso torniamo a Nietzsche.

Superman (Fleisher Studios, anni ‘40)Alle spalle del professore, sollevando una nube di polvere, crolla un pezzo di muro. Appena la polvere si posa, in parte sul pavimento, in parte nei polmoni del professore e di alcuni studenti, alla classe appare la sagoma di un uomo alto e robusto, vestito con una calzamaglia blu e un mantello rosso.

Professoretossendo: Ma… lei… chi… è?

Superman: Io sono Superman e lotto per la Verità, la Giustizia e lo Stile di vita americano.

Professore: …

Superman: È arrivata una telefonata anonima alla Lega per la Giustizia: in questo edificio si trama contro la Verità, e quindi io sono intervenuto.

Professore: Ma non poteva usare la porta?

Superman: Come?

Professore: Invece di sfondare il muro. Adesso i danni chi li paga? Fortuna che questo non è un muro portante. Non le è mai capitato di far crollare un edificio?

Superman: Crollare? No, mai. E sono molti anni che faccio questo lavoro. A volte ho anche trasportato alcuni grattacieli.

Professore: Ma è impossibile spostare dei grattacieli: si spezzerebbero!

Superman: Non cambi discorso. È vero quello che sostiene la telefonata anonima? Davvero lei qui insegna il falso, ossia che non esiste la verità?

Professore: Già, la telefonata anonima. Ho una certa idea su chi possa essere l’anonimo lancia una occhiataccia a Studente distratto . Comunque la sua affermazione è tautologica.

Supermanconfuso: Tautologica?

Professore: Una tautologia è una affermazione sempre vera.
Lei ha detto «È falso che la verità non esiste». Adesso, se la verità esiste, questa doppia negazione è vera. Ma, d’altra parte, se la verità non esiste, io posso affermare qualsiasi cosa, e quindi anche che la verità esiste.

Supermansempre più confuso: Non capisco: lei sta discutendo! Voglio dire: non sta cercando di eliminarmi con raggi laser, bombe alla kryptonite o altro…

Professore: Per quelle diavolerie dovrebbe andare dal professore di fisica, ma dubito che proverebbe a eliminarla con delle bombe: è un tipo pacifico.

Superman: Quindi…

Professore: Quindi parliamo: lei è qui per difendere la Verità da quelle persone che sostengono che la Verità non esiste.

Superman (George Reeves, anni ‘60)Superman: Preferivo le trappole di Lex Luthor! Comunque, la verità esiste: è impossibile negare che esistano dei fatti.

Professore: E che cosa è la verità?

Supermanrimane un attimo silenzioso: La verità? È quello che non può essere negato, è l’innegabile. È ad esempio innegabile che io abbia sfondato questo muro, pochi minuti fa.

Professore: L’innegabile: una buona risposta. Però adesso è innegabile che lei abbia sfondato questo muro.
Tra alcuni anni, quando questo muro sarà stato riparato e magari noi ci saremo dimenticati di questa surreale discussione, si potrà tranquillamente negare il suo gesto. E tra cento o duecento anni, quando verosimilmente nessuno di noi ci sarà più, come giudicheranno l’affermazione «Superman quel tal giorno a sfondato il muro della scuola»? Non avranno elementi per giudicare, e troveranno l’affermazione oziosa, priva di interesse. Dalla Verità alla Inutilità.

Superman: Ma almeno sapranno che o Superman ha sfondato quel muro oppure non lo ha sfondato. Una delle due affermazioni è sicuramente vera, non possono essere entrambe false.

Professore: Sono d’accordo. Ma in questo caso lei ha ben poco da fare: se la Verità si riduce alle affermazioni del tipo «A oppure non A», non mi sembra un lavoro da superuomini prenderne le difese. Comunque temo che la difesa della Giustizia e dello Stile di vita americano non la lasceranno disoccupato.

Superman: Quello che intendevo dire è che la verità esiste, per quanto non sia sempre facile conoscerla.

Professore: «Per quanto non sia sempre facile conoscerla». E come fare a capire se quella che si conosce è la Verità indubitabile e innegabile, e non invece una verità imperfetta, da migliorare?

Superman: Dalla plausibilità dei dubbi e delle negazioni: non tutti i dubbi sono leciti, non tutte le negazioni sono credibili.

Professore: Ma come giudicare questa plausibilità?

Men of Steel (John Byrne)Superman: Questa plausibilità è un fatto, non ha bisogno di giustificazioni.

Professore: Ma così il suo discorso è circolare!

Superman: Ma è sufficiente per difendere la Verità da chi vuole negarne l’esistenza!

Professore: Inoltre, la plausibilità di dubbi e obiezioni è relativa: oggi non ha senso dubitare di una determinata verità, ma domani, magari, sì.

Superman: Io combatto per la Verità qui e ora. Del domani me ne occuperò un altro giorno.

Professore: Fa bene ad occuparsi solo del presente: lei, come supereroe, ne ha viste tante.

Superman: Cosa intende dire?

Professore: Molto semplice: lei prima ha parlato della Lega per la Giustizia. Una cosa che riguarda solo il Superman dei fumetti e non quello cinematografico. Nei film i supereroi sono sempre solitari, penso per non confondere gli spettatori, mentre nei fumetti tendono ad incontrarsi tra loro: l’Uomo ragno che incontra l’Incredibile Hulk, Batman che scambia quattro chiacchiere con Wonder Woman…

Superman: …

Jonathan e Martha Kent (Glenn Ford e Phyllis Thaxter)Professore: Ci sarebbe inoltre il discorso sui suoi genitori

Superman: I miei genitori?

Professore: Sì. All’inizio lei rimaneva orfano in giovane età, mentre in versioni successive dei fumetti solo suo padre era morto, e quando lei frequentava le superiori.
I nomi, poi, non erano stabili: sua madre, che adesso conosciamo come Martha, si chiamava, a seconda delle versioni, Mary o Sarah.
In The Man of Steel di John Byrne, e siamo già nel 1986, entrambi i genitori sono vivi.
Da notare che, in alcuni vecchi cartoni animati, lei ha addirittura trascorso tutta l’infanzia in un orfanotrofio.

Superman: Non capisco dove vuole arrivare.

Professore: Semplicemente che le affermazioni “I genitori adottivi di Superman si chiamano Jonathan e Martha Kent e sono entrambi vivi” è vera solo in alcuni contesti.

Superman: Però questo suo discorso vale solo per i personaggi fantastici, non per quelli reali.

Professore: Giusta osservazione. Purtroppo siamo entrambi personaggi fantastici, e non sappiamo praticamente nulla della realtà.

Superman: Ma chi sta leggendo questa nostra disavventura è reale.

Professore: Non si può mai dire. Magari l’autore si è divertito con i livelli narrativi, e questo nostro dialogo viene letto o scritto da qualche altro personaggio immaginario. Come quando nel teatro i personaggi assistono a un’altra rappresentazione teatrale.
In ogni caso, anche loro possono giudicare solo momentaneamente la plausibilità di un dubbio o di una obiezione. Anche a loro conviene lasciar perdere la Verità con l’iniziale maiuscola e limitarsi al presente, al qui e ora.

Superman: Non mi resta che difendere la Giustizia e lo Stile di vita americano.

Christopher Reeve (Superman II)Professore: Già, lo Stile di vita americano…

Superman: Cosa ha contro lo Stile di vita americano?

Professore: Finché non mi costringete a mangiare le ostriche con il ketchup, nulla. Però dovrebbe aggiornarsi.

Superman: Aggiornarmi?

Professore: Sì, nell’ultimo film, Superman returns, sono citati unicamente la Verità e la Giustizia. E comunque nella traduzione italiana del primo film, American Way è stato più prosaicamente reso con Democrazia.

Superman: Dovrei quindi difendere la Giustizia e la Democrazia?

Professore: Io ci aggiungerei anche la Libertà. Però credo che combattendo Lex Luthor e Il Parassita non si corra il rischio di sbagliare.

9 commenti su “Il filosofo e superman

  1. bel post!
    a proposito della contestualità della verità, dei fumetti Dc (vertigo a dirla tutta) e dei piani di realtà non so se hai mai letto Flex Mentallo del buon Grant Morrison…

  2. bel post!
    a proposito della contestualità della verità, dei fumetti Dc (vertigo a dirla tutta) e dei piani di realtà che coinvolgono entità fittizie non so se hai mai letto Flex Mentallo del buon Grant Morrison,

    o il primo numero della gestione di Alan Moore di Supreme.
    anche quelli meriterebbero un’analisi filosofica,una volta mi ci ero messo ma non volevo fargli -e farmi- del male

  3. nullo: Anche io avrei alcune obiezioni a quanto ho scritto: non è semplice gestire un dialogo filosofico con un supereroe! 😉

    fran-tes-to: No, fermo, non mi consigliare dei fumetti da comprare: mia moglie legge questi commenti e potrebbe assoldare un killer! Nega tutto, nega tutto! 🙂

  4. Per pignoleria e spirito di criptonite…

    “È falso che la verità non esiste” non è una doppia negazione.
    –A è una doppia negazione oppure Je n’ai pas vu personne( in italiano le doppie negazioni in genere si rafforzano ).
    Quella frase è una proposizione metalinguistica, diversa dalla negazione.
    Basta pensare al paradosso del mentitore: “Questa frase è falsa” oscilla continuamente tra verità e falsità( “Questa frase è/ non è falsa…” ). Invece: “E’ falso che questa frase sia vera” comporta che “Non è falso che questa frase sia vera”, quindi una contraddizione; ma se è contraddittoria, è necessariamente falsa e infatti “Non è falso che questa frase è vera” o “E’ vero che questa frase è vera” pur essendo proposizioni vuote e probabilmente malformate, non generano paradossi.

    Inoltre, non è NECESSARIAMENTE neanche una tautologia. Sia che la verità esista sia che non esista, “È falso che la verità non esiste” resta una metaffermazione, e come tale non è chiaro se, pur essendo legato il suo valore di verità a “Non-non ( la verità esiste ) “, non aggiunga qualcosa in più al correlato nel linguaggio oggetto.
    E’ la questione tra ridondanza e non ridondanza dell’aggettivo “vero”.
    Ma tautologia non significa “sempre vero”, bensì “corrispondente a sé stesso”! Se le intensioni di “X” e “è vero che X” sono distinte, benché legate da una necessità extralogica, non c’è tautologia perché si aggiunge qualcosa!

    Certo, tu puoi dirmi che il professore sostiene una teoria della ridondanza e l’obiezione manca il bersaglio. In quel caso però il professore non potrà poi coerentemente sostenere che la verità coincide con indubitabilità e che quindi con il passar del tempo si degrada e diventa dubitabile.
    Il perché è ovvio: ha affermato con sicumera che (è vero che 🙂 ) la frase di Superman è una tautologia.
    Ma non c’è accordo tra i filosofi sullo statuto delle metaaffermazioni, e quindi manca la certezza e l’indubitabilità…

    Adesso scusami, devo andare a lavare la mia tazzina e spolverare l’aviomezzo di Hot Goblin.
    Lunga vita e prosperità! 🙂 Eno

  5. eno: mentre scrivevo il dialogo, mi ero accorto che l’affermazione non era una tautologia. Però la parola mi piaceva, ci stava bene e togliendola il dialogo perdeva di mordente.
    Inoltre mi son detto: chi vuoi che se ne accorga! Mi sbagliavo (e ben due volte: anche nullo mi ha beccato).

    Quanto all’anteprima non funzionante: lo so, sto cercando di sistemarla ma non ci riesco. 🙁

  6. Bel dialogo!
    Confermo la presenza degli errori di cui sopra, ma il dialogo resta molto bello.
    Soprattutto sui livelli di interpretazione.
    Sto appunto pensando di scrivere qualcosa su logica matematica e interpretazione… magari tra qualche giorno (adesso ciò una massa di studenti incazzati che si aspettano le correzioni dei compiti…)

    Comunque, gli americani non mangiano ostriche con il ketchup. Non tutti almeno, e non sempre. Semmai potrebbero chiederti di preparargli gli “spaghetti alfredo”! (meglio le ostriche con il ketchup allora)

  7. Comunque, gli americani non mangiano ostriche con il ketchup. Non tutti almeno, e non sempre. Semmai potrebbero chiederti di preparargli gli “spaghetti alfredo”! (meglio le ostriche con il ketchup allora)

    Le ostriche con il ketchup è il modo con cui, da piccolo, mi è stato instillato l’antiamericanismo. Molto più efficace degli astratti discorsi sull’imperialismo. 😉
    Sicuramente non tutti, ma molti americani le mangiano con il Ketchup: l’ho visto con i miei occhi a Battery Park oramai dieci anni fa (oltre a diversi film e telefilm).

    Quanti agli errori: non credevo di avere un pubblico così attento!

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