Sono passati alcuni giorni da quando Cho Seung-Hui ha ucciso 32 persone in Virginia.
Difficile dire cose sensate su questo ragazzo di 23 anni, su quello che ha fatto, sul perché lo ha fatto. Lasciando passare un po’ di tempo, si evita almeno di dire cose ridicole e inadeguate, il che è già qualcosa.
Ad un livello molto semplice di analisi, quello che Cho Seung-Hui ha fatto è una risposta. Quale sia la domanda lo ha indicato lui stesso con filmati, fotografie e testi. C’è un po’ di tutto, dai videogiochi ai film, dalla Bibbia al comunismo.
È curioso, ed è l’unica riflessione che mi viene da fare, come la condanna e l’orrore per la risposta si trasferiscano nella domanda: la tragedia è nella domanda, nei videogiochi, nei film, nella religione, nel comunismo e così via. Non è un caso se, a seconda delle opinioni de commentatore, alcuni riferimenti vengono minimizzati o addirittura omessi.
Che le domande, gli stimoli, le richieste che hanno mosso Cho Seung-Hui possano non condividere l’orrore della sua risposta è una possibilità non contemplata.
Non si tratta di consequenzialismo, di giudicare un fenomeno, ad esempio i videogiochi o la Bibbia, dalle conseguenze: il consequenzialismo ha una visione raffinata e scientifica di causa ed effetto. Qui si è di fronte ad una sorta di magia, di una causa mitica.