Complicità

Non ho letto il rapporto di Amnesty International From words to deeds, ((Dalle parole ai fatti, ma forse sarebbe più indicato Dalle parole agli atti, visto che deed in inglese è, credo, qualcosa di corrispondente all’atto giuridico)) ma se Amnesty afferma di avere prove che alcune aziende europee, nonostante i divieti, facciano commercio di strumenti di tortura, io mi fido anche senza una verifica approfondita.

Amnesty parla di “scappatoie legali”, quindi non si tratterebbe di vere e proprie violazioni della legge – in altre parole: la legge viene rispettata, per quanto probabilmente ricorrendo a qualche buco interpretativo e sicuramente calpestando lo spirito della legge.
Il problema non è quindi giuridico, ma meta-giuridico o, anche se non sono affatto sicuro che sia la stessa cosa, etico.

Tizio tortura Caio per ottenere una confessione.
Lo fa perché è ha ricevuto ordini espliciti da Sempronio.
Sempronio ha impartito questi ordini perché Mevio gli ha ordinato di ottenere la confessione di Caio al più presto, senza specificare come.
Mevio ha acquistato da Filano alcuni strumenti di tortura.
Per fabbricare questi strumenti, Filano ha acquistato alcune materie prime da Calpurnio.

Tizio mi sembra chiaramente responsabile (moralmente e legalmente – se mai vi saranno, nella sfortunata terra dove accade tutto ciò, leggi che proibiscono la tortura).
A meno che non si riesca a dimostrare che ha agito non per adesione e partecipazione al sistema di terrore, ma perché obbligato da Sempronio, pronto ad ucciderlo in caso di trasgressione.

Sempronio è anche lui responsabile, sia moralmente che legalmente, con l’aggravante che, nel suo caso, è difficile pensare a una coercizione.

Mevio è, secondo me, responsabile moralmente; legalmente temo che sarebbe molto difficile dimostrare il suo coinvolgimento, e una legge sufficientemente larga da poterlo condannare, lo confesso, mi farebbe un po’ paura per gli eccessivi margini di applicazione.

Filano è moralmente responsabile della tortura? Io direi moralmente coinvolto: la sua colpa non è, secondo me, quella di aver partecipato alla tortura di Caio, ma di non preoccuparsi dell’utilizzo degli strumenti di tortura che vende – strumenti che, per forza di cose, non possono che essere utilizzati per torturare persone.
Giuridicamente, non è certo condannabile per tortura, e infatti non è dal semplice divieto di tortura che si arriva a bloccare il commercio di strumenti di tortura: c’è bisogno di nuove leggi – leggi con pene, ovviamente, meno pesanti di quelle previste per i torturatori.

E Calpurnio? È moralmente coinvolto anche lui, ma la sua colpa, se di colpa di può parlare, è non aver vigilato a sufficienza; per formulare una simile accusa, bisognerebbe assumere un obbligo morale che mi sembra francamente eccessivo. Posso lodare il fabbricante che effettua simili controlli, ma non credo di poter accusare il fabbricante che non lo fa.

Curiosamente, possiamo pensare a leggi efficaci che, vietando la tortura, vadano a bloccare Tizio e Sempronio e, vietando il commercio di strumenti di tortura, Filano, mentre mi sembra più difficile avere leggi efficaci che vadano a toccare Mevio e Calpurnio – e se per Calpurnio non è un problema, mi infastidisce non poco pensare di riuscire a raggiungere i torturatori e chi vende loro strumenti di tortura ma non chi, senza sporcarsi le mani, ha organizzato tutto ciò.

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