Catene libere

Al Caffè Filosofico, Benedetto sorseggia un té freddo leggendo svogliatamente un quotidiano. Entra il suo amico Simplicio.

Benedetto: Buongiorno Simplicio. Prendi una sedia e accomodati qui, al mio tavolo: ho proprio voglia di chiacchierare un po’.

Simplicio: Buongiorno anche a te, Benedetto. Mi sembra di capire che il quotidiano che stai leggendo non sia di tuo interesse.

Benedetto: Sono poche le cose scritte che meritano di essere lette.

Simplicio: Mi sembra di capire che hai voglia di parlare. Allora sarà meglio ordinare da bere. – rivolgendosi al cameriere – Mi può portare un chinotto?

Cameriere: Sono spiacente, ma il chinotto è finito.

Simplicio: Allora prendo dell’acqua tonica.

Cameriere: Temo che anche l’acqua tonica sia finita.

Simplicio: Niente chinotto, niente acqua tonica… un té freddo lo avete?

Cameriere: Sì, il té freddo lo abbiamo.

Simpliciodopo aver aspettato l’allontanamento del cameriere: Veramente poco fornito, il caffè filosofico, oggi.

Benedetto: Come vedi, anche io ho dovuto accontentarmi del té freddo. Quando non si hanno alternative, la scelta è obbligata e non vi è libertà.

Simplicio: Fortunatamente, gli uomini hanno sempre molte alternative.

Benedetto: Caro amico, mi permetto di dissentire. L’uomo ha molte alternative e può effettivamente essere libero, ma gli uomini sono invece condannati alla schiavitù invisibile.

Simplicio: Schiavitù invisibile? Non capisco a cosa ti riferisci: come può l’uomo essere libero se gli uomini sono schiavi?

Benedetto: La tua incomprensione un po’ mi stupisce: ti credevo un osservatore più attento.

Simplicio: Caro Benedetto, quale importante fenomeno avrei dovuto osservare e che invece, purtroppo, è sfuggito alla mia attenzione?

Benedetto: La libertà, mio caro amico, la libertà. La libertà è possibilità di scelta, possibilità di fare altrimenti. Sei d’accordo?

Simplicio: Certamente: una persona è libera se può scegliere, se ha alternative.

Benedetto: La mancanza di libertà è la assenza di alternative, la schiavitù. Una persona che non ha alternative non può che agire nell’unica maniera possibile, quella determinata dalle circostanze.

Simplicio: Giusto.

Benedetto: Ma se il suo agire è determinato dalle circostanze, è anche prevedibile. La possibilità di una previsione equivale all’impossibilità della libertà.

Simplicio: È giusto, Benedetto: se è possibile prevedere un evento, è perché questo evento non è libero.

Benedetto: Bene. Proseguiamo il discorso: come ben sai, la psicologia non è una scienza.

Simplicio: Non è una scienza?

Benedetto: Esatto, non è una scienza. Hai mai visto uno psicologo riuscire a prevedere un fatto psicologico? Un fisico, un biologo, un matematico sono in grado di prevedere degli eventi, e infatti la fisica, la biologia e la matematica sono scienze. la psicologia non è una scienza.

Simplicio: Ma la psicologia ha studiato con profitto, ad esempio, il funzionamento della memoria, i processi di apprendimento…

Benedetto: Non ti lasciare ingannare. Quelle che tu chiami conquiste della psicologia sono in realtà conquiste della biologia oppure della sociologia: il funzionamento del cervello è problema di biologi, non di psicologi.

Simplicio: E la sociologia, invece, è una scienza?

Benedetto: Certamente. La sociologia è in grado di formulare previsioni corrette. Prendi fenomeni interessanti come la lunghezza delle gonne o il numero di matrimoni. È possibile prevedere questi fenomeni per larghi strati di popolazione, conoscendo alcuni fattori come la situazione economica.
In altre parole: è possibile stabilire in anticipo se, complessivamente, ci sarà un incremento oppure una diminuzione dei matrimoni e se si venderanno più gonne lunghe oppure più minigonne.

Simplicio: Tutto ciò è molto interessante, Benedetto, ma non riesco a cogliere il nesso con la schiavitù invisibile.

Benedetto: Caro Simplicio, non ti applichi. Ti rammento che la psicologia non è una scienza: ciò significa che anche se è possibile scoprire l’andamento complessivo dei matrimoni, quello particolare sfugge. Non è possibile sapere se una data persona si sposerà entro un anno, ma è possibile stabilire con precisione quante persone, nello stesso anno, si sposeranno.

Simplicio: Perdonami, Benedetto, ma continuo a non capire.

Benedetto: E dire che è molto semplice: il singolo individuo è imprevedibile, e quindi libero. Gli uomini, come società, invece sono prevedibili, e quindi non sono liberi, ma schiavi.

Simplicio: Adesso mi è tutto chiaro, maestro. Ti chiedo ancora perdono per la mia incomprensione.

Benedetto: Non ti devi scusare: a volte tendo a sottovalutare la difficoltà delle persone normali nel comprendere la verità.

Simplicio: Avrei ancora una domanda, maestro: la società è un male, se l’uomo quando vive con gli altri è schiavo, mentre è libero solo se vive isolato?

Benedetto: Mi devo ricredere, Simplicio: sei un discepolo attento ed intelligente. Sì, la società è il male. L’essenza dell’uomo è la libertà, e quindi l’uomo è veramente tale solo se vive lontano dagli altri. Purtroppo questo non è possibile: la natura umana si è corrotta a tal punto che un uomo solo non sopravvive. Ma io non dispero, caro Simplicio, non dispero.

Simplicio: Maestro, mi dica: quali eventi tengono accesa la fiamma della speranza? Cosa le fa pensare che l’uomo possa tornare libero e isolato dagli altri?

Benedetto: È semplice, caro Simplicio: la guerra e i mondiali di calcio. Quali migliori occasioni per celebrare il ritorno dell’uomo alle caverne?

2 commenti su “Catene libere

  1. Stimolante questo dialogo socratico-platonico, torno a sottolineare la dicotomia insanabile insita nella folosofia greco romana, qindi occidentale -alla faccia della superiorità-, credo indispensabile una contaminazione col pensiero orientale fondato sulla coessenzialità degli opposti -non può esistere il bianco se non esiste il nero- e non è dato bianco senza nero; sia Agostino ma ancor più Shopenauer hanno tentato di piegare alla logica occidentale quella orientale, pittosto che tentare il superamento della logica degli opposti.
    Ciao, buona notte. Beppe

  2. Immagino ti riferisci al commento su Il vaso di Pandora ( http://tisbe.splinder.com/post/8377827#comment/ ).

    Benedetto non è filosofo: è un pazzo che pretende di salvare il mondo, o almeno se stesso. E un filosofo non deve salvare il mondo ( http://www.lestinto.it/articoli/larmata-dei-filosofi/ ).

    Sul rapporto tra occidente e oriente la penso come Ramin Jahanbegloo: la dignità umana è troppo grande per essere costretta in un’unica cultura.
    Perché solo oriente e occidente, poi? New York è uguale a Buenos Aires, a Londra e a Roma? E Budapest, Istanbul e Tokio, da che parte stanno? Oriente o occidente?

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