Suoni e ultrasuoni

Immanuel Kant, nell’Antropologia dal punto di vista pragmatico (Anthropologie in pragmatischer Hinsicht abgefasst, 1798), scrisse:

Inoltre alla musica è propria quasi una mancanza di urbanità, specialmente per la proprietà, che hanno i suoi strumenti, di estendere la loro azione al di là di quel che si desidera, (sul vicinato), per cui essa in certo modo s’insinua e va a turbare la libertà di quelli che non fanno parte del trattenimento musicale.

Il concetto è molto semplice. È possibile non guardare un dipinto sgradevole: è sufficiente volgere lo sguardo altrove, oppure non entrare nella stanza dove il dipinto è esposto. È invece impossibile non ascoltare una musica: non è possibile volgere altrove l’udito o spostare le orecchie, e spesso abbandonare la stanza non è sufficiente.

Lo stesso problema di Kant si ripresenta, duecento anni dopo, con le suonerie dei telefonini. La soluzione, almeno per i giovani che non vogliono farsi scoprire dagli adulti, è la rivoluzionaria suoneria ad ultrasuoni, udibili soltanto da orecchie giovani (e quindi, in realtà, sarebbero dei subsuoni, perché viene meno una delle peculiarità principali del suono).
L’articolo di Repubblica, tuttavia, non spiega come mai i giovani, invece di dotarsi di cellulari ad ultrasuoni, non si limitino a spegnere la suoneria e attivare la vibrazione.

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