L’orgoglio del pregiudizio

Pregiudizio è una parola con una brutta fama: avere dei pregiudizi è considerata brutta cosa, ed ancora più brutto è essere una persona piena di pregiudizi.
Tuttavia andando a leggere il dizionario, arbitro imparziale sulle questioni di significato delle parole, si scopre che il pregiudizio è semplicemente l’opinione non basata sulla conoscenza diretta.

È quindi chiaro che il pregiudizio è una necessità: non è possibile non avere pregiudizi.
In ambito politico, innanzitutto: si vota per un candidato piuttosto che per l’altro in base ad un pregiudizio, dal momento che non si può sapere, a priori, come si comporterà una volta finita la campagna elettorale. Ma anche la scelta del film da andare a vedere al cinema è basata sul pregiudizio, anche a volersi documentare: le locandine, i trailer e le recensioni non possono dirsi conoscenza diretta del film.

Solo successivamente, quando il mandato è finito o si è usciti dalla sala, il pregiudizio si può trasformare in giudizio: l’eletto non si è comportato come si sperava e il film era terribilmente noioso. Ma la scelta oramai appartiene al passato, non si può tornare indietro: il giudizio è il senno di poi, con il quale si può fare ben poco.
Certamente, si può decidere di non votare più un candidato che non ha soddisfatto, e si può decidere di non vedere più i film di un certo regista, ma ancora una volta sono scelte basate sul pregiudizio, dal momento che le persone cambiano.

Il problema, a guardare bene la questione, è cosa si deve intendere con conoscenza diretta.
Qualsiasi significato si voglia dare a questa espressione, si dovrà comunque ammettere che la decisioni vengono prese in base a pregiudizi. Ma, soprattutto, si dovrà ammettere che questi pregiudizi diventeranno un giorno giudizi: meglio essere pronti a riconoscere l’errore e a superarlo. Altrimenti si continueranno a guardare film noiosi sperandoli interessanti.

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