Lettere e letture

È un fenomeno abbastanza noto, eppure non cessa mai di stupire: quando si legge un testo, l’occhio guarda soltanto una parte delle lettere e delle parole. Il resto viene ricostruito: leggere una parola significa più che altro dedurla.
Il sistema funziona egregiamente: la lettura è veloce ed affidabile. Per rendersene conto è sufficiente confrontare la lettura, magari a voce alta, di un testo in una lingua conosciuta con uno in una lingua sconosciuta o, ancora meglio, con parole perfettamente leggibili ma prive di senso: sutialva anetrosi onciltovi sganfolinto labufatriacce tomsiunga.
Un altro vantaggio è la tolleranza ai refusi: nonostante gli errori, questo testo è forse più leggibile delle parole prive di senso citate prima:

Smpere croa im uf qetsuo emro clole,
e qtuesa seiep, ceh ad tnata ptrae
dlle’utlmio orzioznte li garduo eclusde.

Il meccanismo presenta purtroppo alcuni svantaggi, riassunti con efficacia da una celebre battuta di Woody Allen: “Dopo aver frequentato un corso di lettura veloce, ho letto Guerra e pace in otto minuti. Parlava della Russia”.
Anche senza raggiungere simili livelli, può accadere che i non appassionati di ontologia leggano merceologia invece di mereologia, confondendo un testo di filosofia con uno di economia.

Un altro curioso effetto è la lettura di testi speculari. Solitamente non presenta particolari difficoltà: le lettere vengono riconosciute, anche se la loro forma è invertita: la lettera t rimane uguale, pur essendo diversa.
Tuttavia le lettere simmetriche (come la i oppure la v) assumono uno strano aspetto, mentre b si trasforma in d e viceversa.

Fenomeni curiosi: piccoli indizi su quanto sia facile perdersi in un bicchier d’acqua.

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