Il professor Grammaticus è una creazione di Gianni Rodari, protagonista di alcuni racconti del bellissimo Il libro degli errori, un libro nato dall’idea che “gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio, la torre di Pisa”. Quindi, perché non giocare con gli errori di grammatica, “i più piccoli e innocui errori del nostro pianeta”?
Ma dicevamo del professor Grammaticus che, nel racconto Essere e avere, corregge alcuni operai meridionali per un “ho andato in Germania”:
– Il verbo andare, – continuò il professor Grammaticus, – è un verbo intransitivo, e come tale vuole l’ausiliare essere.
Gli emigrati sospirarono. Poi uno di loro tossì per farsi coraggio e disse:
– Sarà come lei dice, signore. Lei deve aver studiato molto. Io ho fatto la seconda elementare, ma già allora dovevo guardare più alle pecore che ai libri. Il verbo andare sarà anche quella cosa che dice lei.
– Un verbo intransitivo.
– Ecco, sarà un verbo intransitivo, una cosa importantissima, non discuto. Ma a me sembra un verbo triste, molto triste. Andare a cercar lavoro in casa d’altri… Lasciare la famiglia, i bambini.
Grammaticus inizia a balbettare: si rende conto di aver sbagliato, ma persevera col verbo essere: “Insomma, però… Comunque si dice sono andato, non ho andato“. L’operaio risponde sorridendo con gentilezza: “Lo sa dove siamo noi, con tutto il verbo essere e con tutto il cuore? Siamo sempre al paese, anche se abbiamo andato in Germania e in Francia”.
E il professor Grammaticus aveva una gran voglia di darsi dei pugni in testa. E intanto borbottava tra sé: – Stupido! Stupido che non sono altro. Vado a cercare gli errori nei verbi… Ma gli errori più grossi son nelle cose!
Ho sempre trovato delizioso questo passaggio. Apparentemente la conclusione è un invito a non dare troppa importanza alle parole che usiamo per descrivere le cose e concentrarci invece sulle cose stesse, ma credo che in realtà questo racconto sia un riconoscimento del grande potere e della grande importanza delle parole. L’errore di Grammaticus non è far caso alle parole, ma guardare solo alla regola grammatica senza pensare che l’ausiliare avere – oltre a essere una forma dialettale legittima quanto l’italiano standard, almeno in alcuni contesti – può segnare una distanza rispetto al verbo essere.
Gli errori più grossi sono nelle cose e non nelle parole, certo, ma avere le parole giuste per dar voce a questi errori è altrettanto importante.