Alpha: Il papavero, per l’insetto, non è rosso, ma ultravioletto.
Beta: E che colore è l’ultravioletto?
Alpha: Per l’uomo non è un colore, per un insetto sì. D’altra parte, il rosso non è un colore per l’insetto, mentre per l’uomo lo è.
Beta: Il papavero, quindi, è rosso o ultravioletto?
Alpha: Dipende da chi lo guarda.
Beta: L’occhio modifica la realtà?
Alpha: Se supponi che il colore faccia parte della realtà, sì. Altrimenti puoi dire che gli oggetti, in realtà, non sono colorati.
Beta: Non vedo perché dovrei dirlo: la mia penna è nera e scrive, ossia lascia tracce colorate, su della carta che è in buona parte bianca.
Alpha: La carta non è bianca – semplicemente, riflette tutte le frequenze dello spettro visibile.
Beta: E che differenza c’è tra l’essere bianco e il riflettere tutte le frequenze dello spettro visibile?
Alpha: Per l’uomo, nulla. Per una altra specie, magari cieca ad alcune frequenze, la differenza c’è, eccome. Un limone potrebbe essere bianco come la carta o nero come la penna: il colore dipende dall’occhio e dal cervello, e ovviamente anche dalla luce.
Beta: Va bene, il colore dipende dall’occhio e dal cervello, ma non posso cambiare occhi e neppure cervello. Non posso neppure influenzare il loro modo di funzionare. Non vedo grosse differenze tra affermare “la carta è bianca” e “La carta non ha colore, ma io la vedo bianca e non posso non vederla bianca”.
Alpha: Se sicuro di non potere vedere la carta nera e la penna bianca?
Beta: Potrei colorarli.
Alpha: Senza colorarli. Basta giocare con l’illuminazione: in un ambiente poco illuminato, se io proietto un fascio di luce sulla penna, facendo in modo che questo fascio di luce non sia direttamente visibile, ad esempio appoggiando la penna su un ripiano di cristallo, tu vedrai la penna bianca.
Beta: Sembra incredibile
Alpha: Eppure è così: il tuo cervello ricava le informazioni su bianco e nero in base alle differenze di chiarezza. Il nero illuminato dal faretto riflette molta più luce della carta bianca illuminata soltanto dalla luce ambientale, e siccome tu, o meglio il tuo cervello, non ha modo di accorgersi della diversa illuminazione, vedrai la penna bianca. Certo, se inserisco nel cono di luce un oggetto bianco, ad esempio la carta, la penna tornerà nera, perché il tuo cervello avrà trovato un altro oggetto tramite il quale effettuare un confronto.
Si tratta di un esperimento abbastanza famoso: Adhémar Gelb lo condusse nel 1929.
Beta: Giochino interessante. Ma è comunque un trucco, una illusione percettiva. E la chiamiamo, appunto, illusione proprio perché vediamo le cose come non sono: e questa differenza vale solo se la carta è bianca e la penna è nera.
Alpha: Rimane il fatto che, se tu avessi un altro occhio, ad esempio se l’uomo si fosse evoluto in un altro ambiente, avresti una vista diversa, e il foglio che tu ora descrivi bianco come la neve lo vedresti, magari, dello stesso colore di un papavero o di una arancia.
Beta: Ma l’uomo si è evoluto come si è evoluto, la vista è quella che è, e noi percepiamo il mondo in una data maniera e non in altre.
Percepiamo il mondo, non lo inventiamo. Una invenzione è, in una qualche misura, arbitraria, è una attività che richiede uno sforzo e che potrei tranquillamente non fare. Edison poteva tranquillamente dedicarsi al giardinaggio invece di inventare la lampadina. Io invece non posso non vedere il foglio bianco, operazione che, comunque, non mi costa nessuno sforzo. Non posso neppure decidere di vedere il foglio giallo o rosa, mentre Edison poteva usare diversi metalli per costruire il filamento incandescente della sua lampadina.
Alpha: Tu non dovrai sforzarti per vedere il foglio bianco, ma il tuo cervello sì: non hai idea di quante operazioni esso compia per far sì che quella carta appaia bianca e non rosa o grigia.
Beta: È un processo arbitrario?
Alpha: È contingente nel senso che altri animali vedono il mondo in maniera diversa, e se l’uomo si fosse evoluto altrove…
Beta: Quella che mi dici è una arbitrarietà dal punto di vista di Dio che, comodamente seduto sulla sua nuvoletta, può osservare l’evolversi degli esseri viventi. Per me tutto ciò non è arbitrario: io non posso modificare il mio occhio o il mio cervello. Per me la carta è bianca appunto perché è bianca, ed è lei ad essere bianca, non è una proprietà aggiuntiva, un optional.
Alpha: Su questo siamo d’accordo: non posso modificare la mia percezione tramite la semplice volontà. Ma a me interessa scoprire come e perché vediamo quello che vediamo.
Beta: A me invece interessa capire cosa vediamo, quale differenza c’è tra vedere e immaginare, come operiamo con le immagini…
Alpha: Quindi il mio discorso ti ha annoiato?
Beta: Assolutamente no. Sono curioso per natura.
Alpha: Non sei l’unico ad essere curioso. Anche se ci interessano cose diverse, è sempre utile e piacevole discutere!
Gli argomenti del dialogo, e in particolar modo le affermazioni di Alpha, sono brutalmente copiate ispirate dal libro di Paola Bressan Il colore della Luna, Laterza 2007
Bello complimenti.
E volendo, anche senza scomodare l’insetto basterebbe accennare anche al daltonismo. 😉
Senza dimenticare che il papavero, se lo mastichi, lo vedrai di tutti i colori dell’arcobaleno. Che ne dici di questo fenomenologia del colore? 😛
( Commento un po’ tossico, se vuoi ti autorizzo a depurarlo… 🙂 )
Fabristol: Grazie per i complimenti.
Il daltonismo non mi andava bene perché avrebbe reso surreale la parte sul cervello (è “solo” una questione di recettori) e, se non sbaglio, un daltonico riesce spesso a distinguere il rosso e il verde a partire da altri indizi, mentre l’ultravioletto ci è proprio inaccessibile!
eno: purtroppo il papavero da me fotografato non è il papavero da oppio, e a masticarlo credo ci si rimedi solo un po’ di mal di pancia!
Avevo letto di una famoso caso di un uomo daltonico solo da un occhio e non dall’altro. Famoso e interessante perche’ poteva rispondere alla domanda: ma come vede un daltonico, rispetto a un non-daltonico? in che senso confonde rosso e verde, li vede ugualmente grigi? li vede entrambi rossi? li vede entrambi verdi?
Purtroppo non ricordo la risposta… 🙁
C’è di meglio: secondo Wikipedia «it is possible to acquire color blindness only in a portion of the visual field but maintain normal color vision elsewhere»
[…] Un filosofo sul pezzo. Quindi non una pezza di filosofo. Si può partire da questo. Sono più di duemila anni che è stato detto che cercare di capire è la più grande forma […]
Bellissimo! Grazie Ivo-Beta, è un piacere avere lettori come te, che ho fatto per meritarti? 😀
Addirittura! Mi imbarazzo! 😉
Mmmhhh, non sono sicuro che abbia senso parlare di “rosso” o altri colori riguardo ad altri animali (oltre all’uomo): non abbiamo idea in realtà di come il loro cervello elabori i segnali scatenati dalla radiazione ad una certa frequenza. Voglio dire: la *sensazione* del rosso che abbiamo noi non necessariamente è la stessa sensazione che riceve un animale.
Le cose si fanno ancora più complicate se invece della vista si considera l’olfatto: è noto ad esempio che certe persone non sono in grado di recepire alcuni odori. Proprio non li sentono (ad esempio una componente del tartufo). La molecola entra nel naso, ma alcuni nasi la sentono, altri no
ciao Dario
@Dario: Un senso ce l’ha – basta capire quale. Effettivamente non si ha idea della sensazione, ossia di quella cosa che sta nella testa dell’animale e non si traduce in nessun comportamento. Ma sulla percezione, ossia su quella cosa che si traduce in un comportamento, verbale o motorio, qualcosa si può dire.
Interessante la cosa del tartufo, non la sapevo.
@Dario: Parole sante, ma quando diciamo che le farfalle vedono il rosso e le api no, vogliamo dire che le farfalle sono sensibili alle lunghezze d’onda della luce che in noi danno origine alla sensazione di rosso, e le api non lo sono. Non intendiamo in alcun modo (vedi commento di Ivo) suggerire che una farfalla abbia la stessa sensazione di rosso che hai tu. Oltretutto questo vale anche per creature più simili a te: io, per esempio! Mica sei sicuro che io abbia la stessa sensazione di rosso che hai tu; proprio come non sei sicuro che per noi due il tartufo abbia lo stesso profumo o sapore.
L’argomento filosofico già non fa una grinza, ma volendo strafare: dato che io sono una donna e tu un uomo, è possibilissimo che le nostre sensazioni di rosso siano diverse anche per solide ragioni fisiologiche. Per esempio, circa 99 milioni di donne (e zero uomini) sono dotate di super-visione dei colori…
[…] ispirato anche dalla lettura di un “dialogo filosofico” sui colori visti dalle api sul Blog l’estinto, a sua volta ispirato dal libro di Paola Bressan “il colore della […]
sapreste dirmi ( x rimanere in argomento) chi ha detto la frase : noi non vediamo le cose come sono, vediamo le cose come siamo!
@max: Sembra il riassunto che Ferraris fa (per criticarlo) di Kant. Di più, purtroppo, non so.