Di diritti e di sfruttamenti

Questo fine settimana, qui in Ticino si voterà (anche) sull’orario di apertura dei negozi. Non entro nei dettagli,1 perché come spesso accade sono più affascinato dalla retorica di favorevoli e contrari.

Iniziamo dai favorevoli all’apertura prolungata, i quali cercano di convincermi con questo ripugnante manifesto:

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Nulla da eccepure sui trenta minuti in più utili a “chi non li ha”. Ad andarmi di traverso è l’idea che la spesa sia un diritto per tutti, lasciando intendere che la chiusura delle attività commerciali costituisca un ingiustificabile illecito.
Sarà forse la sovrapposizione con il dibattito sulla genitorialità omosessuale, ma sentire nel giro di poco tempo che avere dei figli non è un diritto e che andare al supermercato alla sera lo è, mi viene voglia di dar fuoco a un paio di centri commerciali.

Veniamo alla controparte.

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Qui l’idea forte non è tanto l’inutilità o la dannosità della legge – che, secondo i contrari, favorirebbe la grande distribuzione e danneggerebbe i piccoli commercianti –, ma quel cartello “nessuno è in vendita” attaccato ai due lavoratori, lasciando intendere che quella mezz’ora in più costituirebbe una compravendita di esseri umani.
Argomento debole, si dirà, e non senza ragione: perché pagare una persona per lavorare fino all’ora X va bene, mentre pagarla per lavorare fino all’ora X più 30 minuti diventa schiavitù? Dopotutto, o è in generale inaccettabile pagare qualcuno per poter disporre del suo lavoro, oppure è accettabile farlo quale che sia l’orario di lavoro, soprattutto se si parla di mezz’ora.

Ma forse la debolezza è un’altra: la mancanza di una teoria dello sfruttamento, capire in quali condizioni si ha a che fare con un equo scambio di risorse e quando, invece, una delle due parti si approfitta dell’altra. È sufficiente una marcata asimmetria dei vantaggi?  Conta l’assenza di alternative per la parte debole?
È questo un problema che non riguarda solo l’orario di apertura dei negozi: prendiamo chi condanna e vorrebbe vietare la gestazione per terzi (il cosiddetto utero in affitto o maternità surrogata) perché si tratterebbe sempre di sfruttamento. Il che è sicuramente vero in alcuni casi, forse in molti casi, nei quali si approfitta della situazione di indigenza di donne che, per sopravvivere, accettano di tutto, situazioni che sarebbe buona cosa evitare. Ma come capire quando c’è sfruttamento e quando no? Serve una solida teoria dello sfruttamento. Probabilmente c’è, ma io non la conosco.

  1. Per chi fosse interessato, c’è l’opuscolo informativo. []

3 commenti su “Di diritti e di sfruttamenti

  1. non so quale sia il peggior manifesto 🙂
    (poi a Milano abbiamo supermercati aperti H24, il che onestamente mi sembra un filo esagerato, ma non so cosa ne pensa chi ci lavora di notte)

  2. Ultimamente mi capita di vedere un manifesto per il sì e decidere di votare no; poi vedo uno dei manifesti per il no e decido di votare sì. Vedremo l’ultimo manifesto prima del voto…
    Sui supermercati aperti giorno e notte ho saputo. Mi chiedo se con gli acquisti notturni riescano a coprire i costi o se restino aperti per paura di perdere clientela.

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