Sto rileggendo Il Signore degli Anelli nella nuova traduzione di Ottavio Fatica.
Non avevo seguito più di tanto le polemiche che c’erano state quando era stata pubblicata e mi sembrava che ci si fosse concentrati più che altro sui nomi, tipo Gran Burrone che diventa Valforra o Bosco Atro trasformarsi Boscuro.
Leggendo mi sono invece scontrato con un linguaggio incredibilmente aulico che a volte toglie il fiato – e dico letteralmente, perché lo sto leggendo a voce alta a mio figlio.
Ho condiviso su Facebook un piccolo estratto:
Più forte che mai rombò il gran ruglio, per rimbombare di sotterra sopra i monti.
Ne è nata una interessante discussione e per curiosità sono andato a cercare il testo originale (per la cronaca siamo al capito 9 del libro IV):
The great rumbling noise, louder than ever before, rolled in the ground and echoed in the mountains.
Come ha sintetizzato Anna Pintore – citando non ricordo quale critico a proposito dei film egotici di Nanni Moretti – “spostati, traduttore, e fammi leggere l’autore“.
Ma la cosa davvero interessante è stato scoprire che Tolkien ha lasciato indicazioni molto precise su come tradurre i nomi e che Baggins è “Intended to recall bag” e quindi andrebbe tradotto in un modo che “should contain an element meaning sack, bag”. Insomma, a dar retta a Tolkien il protagonista dovrebbe chiamarsi Frodo Sacchi.
Post scriptum
Lo so che oggi si discute del Signore degli Anelli perché al comizio conclusivo di Fratelli d’Italia Pino Insegno ha riproposto un monologo di Aragorn, ma per fortuna qui non mi sento vincolato dall’attualità, per quanto questo ritorno al passato in cui Tolkien era “di destra” non mi faccia affatto piacere.