Scampoli di campagna elettorale

Libero mercato

Giornata di pioggia. Fermata della metropolitana. Verso l’uscita, vari venditori ambulanti offrono la mercanzia in quel momento più utile: ombrelli.
Una ragazza dai tratti orientali e con una decina di ombrelli discute animatamente con un concorrente meglio organizzato, almeno a giudicare dal numero di ombrelli. Non ho mai studiato economia, ma se non sbaglio i due concorrenti dovrebbero battagliare abbassando i prezzi. Così almeno prevede l’economia liberista, che però qui non funziona: gli ombrelli costano come nelle altre fermate della metropolitana, in compenso la ragazza copre di insulti l’altro venditore.

Appena fuori dalla fermata, un grande gazebo bianco, ancora chiuso ma pronto ad accogliere i sostenitori di qualche partito elettorale. Mi colpisce una scritta sulla tenda che chiude uno dei lati: COGLIONI.
È una descrizione semplicemente perfetta, anche se non ho capito se i coglioni sono quelli che stanno dentro i gazebo o quelli fuori.

I manifesti

Lungo il viale che percorro, a piedi, per raggiungere la stazione hanno installato i pannelli ufficiali per la campagna elettorale.
Era un po’ di tempo che quei pannelli languivano in qualche scantinato del municipio: dalle ultime elezioni comunali, per la precisione. Diversi pannelli riportavano ancora i manifesti di quelle votazioni, e faceva un po’ strano leggere inviti a liberarsi di un sindaco che non è più in carica da un paio d’anni.
Ingenuamente, ho pensato che questo curioso effetto “viaggio nel tempo” sarebbe cessato presto: ancora qualche giorni, mi dicevo, e i partiti riempiranno nuovamente quegli spazi. Adesso che quei pannelli sono pieni di manifesti che vanno dal “Rialzati Italia” a “Non pensare a quale governo” passando per le “Scelte di parte” e “I valori non in vendita”, mi accorgo che il tempo è un concetto relativo.

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