Riflessioni pendolari

Lungo i marciapiedi delle stazioni è tracciata, a circa cinquanta centimetri dal bordo, una lunga linea gialla. Grandi cartelli avvisano, o meglio ordinano:

È vietato oltrepassare la linea gialla.

Un bel problema: come si fa a salire sui treni, se non si può oltrepassare la linea gialla?
Più saggiamente, alla Stazione Centrale di Milano precisano: è vietato oltrepassare la linea gialla prima del completo arresto del treno. Già, ma quale treno? Alla Stazione Centrale ce ne sono tanti!

La linea gialla è spesso scolorita, e magari, anche a causa delle luci, può apparire di altri colori: vale ugualmente il divieto?
La linea è anche molto spessa: può quindi accadere che parte del piede sia oltre la linea e parte sulla linea. In questo caso la si è oltrepassata o no?

Il divieto riguarda l’azione, l’oltrepassare la linea gialla, non lo stato, l’essere oltre la linea. Occorre quindi dedurre che, una volta superata la linea, mi convenga restare lì dove sono, per non commettere una ulteriore infrazione oltrepassando nuovamente la linea gialla.

Altro problema: la linea è tracciata su un piano, mentre il mio corpo di trova nello spazio. In base a quale tipo di proiezione si stabilisce se una persona ha oltrepassato la linea gialla?

Infine, come insegna Severino, il mutamento non esiste, è un abbaglio della civiltà occidentale. Pertanto non è possibile oltrepassare la linea gialla, perché oltrepassare implica un mutamento della posizione.

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