Out of the Armchair and into the Streets (giù dalla poltrona e nelle strade) è il titolo dell’Inno della Filosofia Sperimentale, movimento filosofico scoperto grazie a Caminadella:
La Filosofia Sperimentale, per gli amici X-phi, sembra una rivoluzione, e per certi aspetti lo è: mettere alla prova le proprie idee, evitando il passaggio dal “A me sembra così” a “Per noi è così”. Bruciare la poltrona e andare nelle strade a interrogare le persone.
Il procedimento sembra essere: prendo un problema filosofico, cerco una applicazione pratica di questo problema, un esempio perspicuo, e chiedo cosa succede.
Kwame Anthony Appiah, nel suo interessante articolo sul New York Times, applica questo metodo a un classico problema di filosofia del linguaggio (semplificando: i nomi propri sono descrizioni abbreviate oppure il frutto di un battesimo?).
Quello che mi chiedo (e che, se fossi un filosofo sperimentale, chiederei a qualche centinaio di persone sottoposte a fRMI) è: a risolvere i casi è Nero Wolfe, che se ne sta seduto in poltrona, o Archie Goodwin, che va in giro e riferisce tutto a Wolfe?
mia opinione (banale): nessuno dei due può fare a meno dell’altro. Nero Wolfe risolverebbe ben poco se non avesse il suo sistema sensoriale (il buon Archie) che gli riferisce tutto.
In fondo è lo stesso problema dell’AI… che farebbe la mente senza il corpo (cioè i sensi?)
Ma forse sono condizionato dalla mia formazione ingegneristica e sperimentale!
si, ne ho fatta un pò anch’io, di experimental philosophy, nell’appendice della tesi di dottorato. però una cosa: c’è una bella differenza tra il risolvere problemi o proporre tesi, e il dare sostanza alle proprie intuizioni. cosi tanta della filosofia analitica contemporanea usa intuizioni nei propri argomenti che non è una cattiva idea verificarle, queste intuizioni. ma se dalla raccolta delle intuizioni, che poi era lo stesso punto di partenza di aristotele, la experimental philosophy arriva a sostituire i risultati dei surveys agli argomenti, allora si perde.
knulp: sono d’accordo: nessuno dei due, da solo, farebbe molta strade. Ma il dubbio che ponevo era: chi dei due ha risolto il caso? A chi dei due riconosceresti il merito di aver scovato la soluzione? Entrambe le risposte sono, secondo me, in linea di principio accettabili.
nullo: mi confermi che la novità di questa x-phi è essenzialmente retorica (il che non è necessariamente un giudizio negativo, anzi: è giusto vendersi bene). Una curiosità: quale era l’argomento della tesi di dottorato?
Ivo: il merito tradizionalmente viene dato al pensatore Nero Wolfe. La linea di pensiero tradizionale ci dice che chiunque potrebbe raccogliere evidenze sperimentali seguendo un metodo assodato, ma solo una mente acuta può mettere in relazione i fatti sperimentali, fare delle astrazioni, trarre delle conclusioni.
Sembra, secondo questa linea di pensiero, che la mente superi sempre il braccio.
Ma se si va più a fondo nel ragionamento, presto si arriva alla domanda: “ha senso una mente senza braccia, senza occhi, senza orecchie, senza insomma sensazioni?”. Secondo me è ben difficile immaginare un tale oggetto astratto. Allo stesso tempo non ha senso parlare di una “intelligenza artificiale” che sia un programma che gira su un desktop PC, a meno che non la dotiamo di “sensazioni”.
La nostra mente funziona perché fin da neonati (ed anche prima probabilmente) siamo bombardati da sensazioni. La nostra intelligenza può essere vista come modo per relazionare e classificare queste sensazioni, e costruire astrazioni a partire da sensazioni.
Allo stesso modo, da tempo mi chiedo: ha senso una filosofia indipendente dalla nostra mente, dalle nostre sensazioni, dal nostro essere? Una filosofia indipendente dalla mente umana! Che senso avrebbe? A voi filosofi la risposta!
Che poi la xPhi sia una trovata mediatica per rivendere vecchi concetti… beh, non sarebbero ne i primi ne saranno gli ultimi ad utilizzare certi trucchi!
Knulp: definendo la x-phi retorica non intendevo necessariamente una “trovata mediatica” (per come lo vedo io, è la differenza tra vendere bene un prodotto che vale e vendere il nulla come se fosse un prodotto).
Comunque, glissando sull’impegnativa domanda sulla filosofia indipendente dalla mente umana, il merito va a Nero Wolfe se la raccolta di dati è particolarmente stupida, se non lo è il merito va ad Archie Goodwin. In CSI i Nero Wolfe della situazione (i detective) fanno ben poco, tutta la sostanza l’hanno chi raccoglie e analizza le tracce.
Per come la vedo io, la domanda è aperta e la risposta cambia a seconda della situazione.
Premesso che secondo me se andiamo a chiedere all’uomo della strada “i nomi propri sono descrizioni abbreviate oppure il frutto di un battesimo?” ben che vada ci prende a male parole 😉 non capisco la rivoluzione.
O meglio. La filosofia ha da sempre il problema della scarsa applicazione delle proprie “teorie”…detto questo, già per capire come risolvere il problema senza sconfinare in un sondaggio o in un indagine sociologica servirebbe un’altra filosofia 🙂