Dov’è finito il dentifricio

Mi stavo per lavare i denti e non trovavo il dentifricio.

Dopo aver cercato ovunque, mi sono accorto che era appoggiato sul lavello, ad approssimativamente meno di trenta centimetri dal mio naso (e cosa ancora più grave, dai miei occhi che per ventura si trovano proprio attaccati al naso).

Di fronte a una situazione del genere, credo che l’umanità si divida in quattro gruppi.

Il primo è quello degli scienziati che incuriositi cercano di comprendere il fenomeno, elaborano concetti come la cecità cognitiva, elaborano ipotesi, fanno esperimenti tipo chiedere alle persone di contare i passaggi di palla della squadra bianca.

Ci sono poi i fantasiosi, quelli che si creano una storia: il dentifricio non poteva trovarsi lì, l’avrei visto; mentre mi giravo a guardare nell’armadietto gli elfi invisibili l’hanno rimesso lì dopo averlo nascosto. O forse un micro buco nero ha distorto i raggi luminosi rendendo il vasetto invisibile.
Sospetto che le grandi saghe siano nate da situazioni simili. “Guarda che il sale è proprio lì davanti a te” e cinque minuti dopo sta già pensando a battaglie di orchi o imperi galattici.

Abbiamo poi le persone normali che fanno finta di niente e si lavano i denti.

Infine, ci sono i filosofi che ragionano sull’accaduto e si mettono dividere l’umanità sin gruppi.

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