
La nostra società è ricca di pregiudizi sessuali.
Pregiudizi verso le donne e verso gli omosessuali.
Giusto un esempio: pare sia molto difficile trovare film nei quali, se ci sono due donne che parlano, non parlano di un uomo. 1
Per quanto riguarda gli omosessuali, al silente disagio di chi ha fastidio nel vedere due uomini o due donne manifestare reciproco affetto spesso si aggiunge la violenza – e se contro questi eccessi c’è il codice penale, nessuna legge agisce contro i pregiudizi. 2
È importante sottolineare come questi pregiudizi siano silenti, agiscono a livello di tacite aspettative: senza pensarci, uno si aspetta che le donne non parlino, o parlino esclusivamente di faccende sentimentali; senza pensarci, uno si aspetta che i gay siano eleganti e ben vestiti.
La rivendicazione è la parità: donne e omosessuali chiedono di essere trattati alla pari, senza pregiudizi, senza tacite e paralizzanti aspettative.
Se il risultato che si vuole ottenere è questo, forse si utilizzano strumenti sbagliati: gay pride e quote rosa non sembrano puntare alla parità. Affermare che, indipendentemente dai meriti, metà dei posti vada a delle donne, significa cercare un trattamento di riguardo, non la parità. Affermare, con cortei vivaci e vagamente carnevaleschi, l’orgoglio omosessuale, sembra anche qui distanziarsi dalla rivendicazione di una parità di trattamento.
È possibile rispondere a queste critiche considerando la natura tacita dei pregiudizi? Per combattere certi pregiudizi non basta segnalare il problema, chiedere alle persone di essere obiettive: i pregiudizi costituiscono una distorsione che forse si può combattere solo ricorrendo a un’altra distorsione.
- Un commentatore di Feminist Philosophers nota che alcuni film porno superano questo test.[↩]
- Per fortuna, potrebbe affermare un liberale.[↩]