Categories: Pensieri inutili

Ivo Silvestro

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Giorgio Israel pubblica sul suo blog la dotta recensione del prof. Giancarlo Giardina del “libro” di Odifreddi.

Sono sei dense pagine che non ho ancora letto e mi limito, quindi, a due riflessioni preventive sull’uso delle virgolette.
Per Giorgio Israel Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) di Odifreddi non è un libro o, almeno, lo è solo se racchiudiamo il termine tra virgolette. Io non ho letto neppure questo testo, però l’ho visto in libreria, non dal pescivendolo, e aveva proprio l’aria di un libro: un insieme di fogli stampati delle stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina. Israel, evidentemente, ne sa più di me.

La recensione di Giardina, professore a Bologna, inizia con «Il ‘matematico’ Piergiorgio Odifreddi firma un libro…». Perché quella virgolette? Odifreddi si è laureato in matematica ed è professore di logica matematica a Torino: se non è un matematico lui, chi lo è?
Il libro (o “libro”) di Odifreddi non parla di matematica, ma di religione e si può tranquillamente affermare che è pieno di cavolate e imprecisioni senza per questo incidere sulle sue conoscenza matematiche.

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  1. eno 19 Maggio 2007 at 14:33

    In un articolo Israel aveva stigmatizzato che si presentino al pubblico come “grandi scienziati” persone che ormai a ricerca e insegnamento decicano poco tempo, quello che rimane fuori dalle luci della ribalta.
    Forse si riferiva a questo la recensione pubblicata.
    E permettimi, è piuttosto scorretto che un tecnico di una certa materia si presenti come “matematico” o “biologo” quando discorre di etica e religione.
    Approfitta del prestigio che certi mestieri hanno nel sentire comune…
    Non farebbe certo colpo scrivere: “il filologo”, “il glottologo”, “il fenomenologo delle religioni” o “il semiologo”, che sono però più titolati di un matematico a discutere di esegesi, di società o di religione.
    ( Eco lo sanno in pochi che è un semiologo e lui non se ne vanta. Molto più onesto. )

    Che poi Odifreddi non ne capisca una ceppa( scusa ma qui ci vuole ) si vede dalle prime righe del libro, reperibili on line: rimanda “poveri di spirito”, ( ptokhoi to pneumati, cioè umili CON lo spirito- ptokhos non indica una carenza ) ad un ebraico “anawim ruach”.
    Io leggendo mi sono spanciato.
    Ora, è evidente che quello l’ha preso da un dizionario, parola per parola e senza capirne il senso, perché le due parole se composte suonano “anawè ruach”: non ha verificato alcuna “espressione comune in ebraico”, come scrive lui.
    Mi ricorda i primi giorni del ginnasio, quando ci scrivevamo messaggi sotto i banchi usando parole greche messe assieme alla rinfusa e sgrammaticate.
    Si rideva della nostra ignoranza e finiva lì.
    Però, poi noi comuni studentelli andavamo a studiare.
    Non a dare lezioni di civiltà al mondo…
    ciao! 🙂

  2. Ivo Silvestro 19 Maggio 2007 at 16:44

    Ti dirò, non ho letto neppur le prime righe del libro di Odifreddi e non mi interessa difenderlo. La migliore definizione del suo lavoro l’ho sentita ad una conferenza: “Vuol fare il Russell italiano, cercare di capirlo”.

    Giardina avrebbe potuto scrivere il “filologo” Odifreddi oppure “l’ateologo”, oppure matematico senza virgolette, lasciando all’intelligenza del lettore capire che un matematico è tenuto a saperne di religione quanto un pasticcere. Ma “matematico” tra virgolette proprio non lo capisco: Odifreddi è e rimane un matematico. Non chiedono a un teologo o a un filologo di scrivere la voce funzione ricorsiva per la Stanford Encyclopedia of Philosophy.
    Similmente, Israel avrebbe potuto scrivere il pamphlet, o il libercolo o “saggio” ma “libro” tra virgolette, ancora una volta, proprio non lo capisco.

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