La Convenzione [ONU sui diritti dell’infanzia], nel preambolo, indica la famiglia “quale ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli”. Ebbene, è proprio la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, l’aiuto più grande che si possa offrire ai bambini.
Così Benedetto XVI ai partecipanti alla XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
L’aiuto più grande per un bambino è una famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. È l’ambiente naturale, qualsiasi cosa il termine naturale, qui, voglia dire. L’uomo è un animale naturalmente culturale: contrapporre natura e cultura non ha molto senso. Non ha quindi molto senso neppure l’accostamento tra le parole del papa e la notizia nella quale mi sono imbattuto oggi:
Una coppia di albatros femmine, hanno fatto schiudere con successo un uovo nella colonia neozelandese del Royal Albatross Centre.
Il padre appartiene alla colonia degli albatros reali, ma non si sa esattamante chi sia.
Certamente ora le due mamme si prenderanno cura del loro pulcino.
Lyndon Perriman del Dipartimento di conservazione della Nuova Zelanda, ha detto che per i prossimi sei mesi i genitori si alterneranno, scambiandosi i ruoli ogni due giorni: uno proteggerà il figlio dai predatori, mentre l’altro andrà a cacciare in mare.
Non è detto che quello che accade agli albatros abbia una qualche importanza per “l’ambiente naturale per la crescita e il benessere” degli esseri umani. Certo è interessante pensare che, forse, come uomini potremmo avere più possibilità di quelle di cui dispongono gli albatros.
La stessa voluta mistificazione avviene in frasi come “proteggere la vita umana dalla sua origine al suo naturale spegnimento”, riferito al caso Englaro. E’ “naturale” essere alimentati per tre lustri attraverso tubicini?
@tomate: Direi che, prima di essere naturale o artificiale, non è giusto – se, come essere avvenuto per Eluana, la persona non voleva essere tenuta in vita.
Non penso che l’ aggettivo “naturale” in questi casi debba far pensare ad un’ “etica naturalista”, così tipica di un pensiero (monista) estraneo alla Chiesa. E’ piuttosto un rinvio alla dottrina dei “diritti naturali”. Io mentalmente traduco quel “naturale” con “oggettivo”. Il vero contraltare non è la “cultura” bensì la “soggettività”.
Qualcuno traduca e spieghi che cosa intende dire broncobilly. Grazie
Permetti che ci provi io stesso scrivendo un rigo in più.
Quando il Papa evoca “natura” e “diritti” secondo te sta facendo della sociobiologia? Evidentemente no.
“Oggettivo” e “naturale” sono sinonimi? Evidentemente no.
In contesti come questi il termine “natura” ha significati differenti in bocca al Papa o in bocca a E. Wilson. Nel primo caso è inteso secondo una tradizione particolare per cui si è chiamati alla mobilitazione contro il “soggettivismo” (in etica) e il convenzionalismo/anti-realismo (nelle dottrine giuridiche).
E’ sostenendo il ruolo di “soggettivismo”, “relativismo”, “convenzionalismo” e “anti-realismo” che ci si oppone a quella visione, a poco vale invece sottolineare la continuità che esiste tra natura e cultura [… “L’uomo è un animale naturalmente culturale: contrapporre natura e cultura non ha molto senso…”]
Questo trucchetto di proporre comportamenti animali (e quindi per definizione “naturali”) come esempio per comportamenti umani è molto diffuso e probabilmente ha un suo effetto retorico, ma si presta a fraintendimenti. Ad esempio, notando che l’albatros è un animale rigorosamente monogamico — gli albatros eterosessuali, almeno — qualcuno potrebbe proporre:
.Parecchi contenuti dei discorsi di Joseph Ratzinger m’ispirano espressioni che il blog di Ivo censura automaticamente …
Condivido la conclusione di Galliolus, anche se il gustoso parallelo che propone non penso che alla fine funzioni.
L’ albatros è “fedele” di fatto. Non ha una norma giuridica che preveda una punizione qualora sgarri.
E’ il paradosso della sociobiologia: quanto più sono “naturali” le norme che individua, tanto meno ha senso proporne l’ applicazione alla comunità: sono già applicate spontaneamente!
Del resto un “sistema giuridico” è cultura o natura?
Anche per evitare oziose domande di questo tenore, mi premeva distinguere chiaramente la “natura” di cui parla il Papa da quella di cui parla l’ etologo. Nel primo caso si tratta semplicemente di un’ opzione realista in campo etico, un’ opzione ben diversa, a dispetto della terminologia, da quella naturalista.
@Galliolus: Il tuo controesempio è illuminante. Nel senso che ho finalmente capito che cosa non mi convince del contro-ragionamento naturalistico.
@Broncobilly: Sì, credo anch’io che quando il papa parla di natura intende l’oggettività. Ma perché parla di natura? Fa come i pubblicitari che presentano le fette biscottate come naturali per venderne di più?
“Naturale”, in sé, significa ben poco, lo sappiamo. Per i nazisti era “naturale” uccidere gli handicappati, perché in natura gli animali malati vengono lasciati morire dai propri simili.
A me sembra ovvio che si possa parlare di “natura” solo all’interno di un dato paradigma culturale.
Quando il papa parla di “legge morale naturale”, in realtà, intende la “dottrina cattolica”, di cui egli è (naturalmente…) il più autorevole depositario. Solo che dire “i legislatori sono tenuti a rispettare la dottrina cattolica” suona peggio di “i legislatori sono tenuti a rispettare la legge morale naturale”.
Capito perché il papa insiste tanto con la “legge naturale”? 😉
Tornando alla “natura”, che cosa c’è, in fondo, di più “innaturale” della gerarchia cattolica, un gruppo di maschi che, per propria libera scelta, rinunciano al sesso e, pur non essendo (in teoria) mai stati con una donna, vogliono dare a noi tutti lezioni di sessualità?
Bravo Lorenzo! Ottimo il paragone iniziale.
Il richiamo della chiesa cattolica alla “legge morale naturale” nasconde un inganno.
È un po’ come l’affermazione concordataria in base alla quale “la Repubblica italiana e la Santa Sede [si impegnano] alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”.
In definitiva, si tratta di espressioni vaghe, indefinite, che chiunque può condividere: chi, di noi, si direbbe contrario alla “promozione dell’uomo” e al “bene del Paese”? Chi, di noi, si direbbe favorevole a leggi che vadano “contro la natura dell’uomo”?
Da qui, cambiando le carte in tavola, la chiesa trae spunto per (cercare di) affermare la sua “religione civile”. Perché, a ben guardare, è chiaro che la “morale naturale” non è altro che “la morale della chiesa cattolica”. Allo stesso modo, la “promozione dell’uomo e del bene del Paese” non sono altro che la “promozione dell’uomo e del bene del Paese secondo la concezione cattolica dell’uomo e dello Stato”.
Il problema, quando si parla di bioetica, è che la chiesa cattolica pretende che la sua parola non sia parziale, valida solo per i suoi fedeli, ma sia totale, valida per tutta la società: la chiesa, in definitiva, pretende di avere l’ultima parola, quanto meno in senso negativo, per impedire e vietare, quando non riesce a imporre.
E questo è, dal mio punto di vista, inaccettabile.
@—>Lorenzo
Lo sai che con me sfondi una porta aperta … 😀
Ma perché parla di natura? Fa come i pubblicitari che presentano le fette biscottate come naturali per venderne di più?
Non penso che il lessico papale possa essere assimilato ad un “trucco” pubblicitario. Nel medioevo il concetto di “natura” tirava forse come oggi?
C’ è piuttosto dietro una tradizione millenaria (vedi link precedenti) per cui “fatti naturali” non si esauriscono certo nei fatti materiali.
Ma che bel calderone… ognuno a tirarlo dalla sua parte. In fin dei conti cosa importa. Quello che conta non è aver compreso qualcosa, ma essersi scaricati la coscienza, avere l’impressione di avere l’ultima parola e “convinto” gli altri.
Parlare di natura è un po’ come il rigore fantasma della domenica sera al bar sport… non c’era, ma se c’era non ce l’aveva dato e poi non lo sbagliava…
a buon intenditore … un bel bicchierino di prosecco
Un Sorriso
@ il più Cattivo
Scrivi: “parlare di natura è un po’ come il rigore fantasma della domenica sera al bar sport… non c’era, ma se c’era non ce l’aveva dato e poi non lo sbagliava”.
Avevo detto: “Natura, in sé, significa ben poco […]. Si tratta di un’espressione vaga, indefinita”.
Siamo lì, non trovi? 😉
Concordo anche sul fatto che “ognuno tende a tirare la natura dalla sua parte”.
Solo la chiesa cattolica, però, dice che “la sua parte” (ovvero il proprio punto di vista, sulla natura e sul resto), deve valere per tutti. Per me, il problema è tutto lì.
Nessuno vuole negare alla chiesa cattolica (o al mago Otelma; o all’UAAR) di esprimere le proprie idee, il proprio punto di vista sulla natura, la morale e la religione, ci mancherebbe. Il problema comincia quando la chiesa (ma la stessa cosa varrebbe anche per il mago Otelma e per l’UAAR, se lo facessero) pretende che la sua parola debba valere per *tutta* la società.
Un saluto.
@Lorenzo:
Assolutamente SI ed anche su molto altro
Un Sorriso
Il riferimento ai tiratori non era certo riferito a tutti ma a tanti
Non mi sembra in discussione il contenuto dell’ insegnamento Cattolico, quanto piuttosto la particolare metaetica a cui ricorre la Chiesa, ovvero la “legge morale naturale” (che ha un significato e una tradizione ben precisa, basta studiarsela).
Vale poi la pena ricordare che la Chiesa Cattolica condivide il suo paradigma metaetico con i più sfrenati movimenti libertari. Tanto per ribadire quanto la scelta metaetica sia slegata da uno specifico contenuto etico.
E dove starebbe scritta questa “legge morale naturale”?
Come dicevo nel primo esempio, i nazisti giudicavano “morale” e “naturale” uccidere gli handicappati (e gli Ebrei; e gli omosessuali; e gli oppositori politici).
Verosimilmente, i sacerdoti maya giudicavano “cosa buona e giusta” compiere sacrifici umani per propiziarsi il favore delle loro divinità.
Lo stesso magistero della chiesa, fino a non molto tempo fa, giudicava la schiavitù “non in contrasto con la natura né con la bibbia”.
Di esempi del genere potrei farne a dozzine.
Ora broncobilly, dimmi dove sta scritta questa “legge morale naturale”, così me la studio per benino… 😉
In ogni caso broncobilly, il punto è proprio quello: non è in discussione il contenuto della dottrina cattolica (libera chiesa in libero stato!), quanto la pretesa da parte della chiesa di imporla a tutti, anche a quelli che cattolici non sono.
Ciao Lorenzo, visto che ti rivolgi a me cerco di risponderti.
E dove starebbe scritta questa “legge morale naturale”?
Dove? Stai dunque parlando di etica più che di metaetica.
E’ la “confusione” che denunciavo al post precedente. Più che alla “famiglia” (etica) mi sembrava ci si concentrasse sul “naturale” (metaetica).
Cosa ti fa pensare poi che la metaetica del realismo morale sia incompatibile con il concetto di “errore”? Non è affatto così: molto è stato scritto in merito, persino un capitoletto del link all’ ottavo commento è dedicato al “moral disagreement”.
@ broncobilly. Non ci ho capito molto, di quello che hai detto! 😉
Ma non sei tu che hai introdotto il “moral disagreement”?:
… i sacerdoti maya giudicavano “cosa buona e giusta” compiere sacrifici umani per propiziarsi il favore delle loro divinità…
Hai fatto proprio il caso di scuola a cui si risponde: il sacrificio si fondava in realtà su una credenza religiosa e non costituisce quindi un vero moral disagreement (Robert Audi).
Se non mi sono spiegato mi dispiace. Ci riprovo ora che ho 5 minuti in più.
Stiamo discutendo, mi sembra, non tanto dello specifico insegnamento etico della Chiesa, quanto della cornice meta-etica che la Chiesa sceglie (dai tempi di Tommaso) per esprimerlo: quello della morale naturale.
Mi è parso di capire che ti lamentassi del fatto che una simile cornice spinga verso l’ “autoritarismo”. Non riesco ad accettare la tua paura, stante anche il semplice fatto che il medesimo paradigma è adottato dalle più autorevoli etiche libertarie, ovvero le meno autoritarie sulla piazza (vedi secondo link al 18).
Mi è parso poi di capire che ti lamentassi del fatto che un simile paradigma non riesca a spiegare il “moral disagreement”. Non sono convinto, diversi autori dimostrano la compatibilità tra etica oggettiva e presenza di errori (il capitolo 6 di questo libro è illuminante – purtroppo non è disponibile in rete). Bisogna poi fare attenzione nell’ isolare una vera divergenza etica, non è così facile: tant’ è che in 21 segnalavo l’ incongruenza di un caso che facevi. Questa difficoltà ci fa capire, tanto per iniziare, come le reali divergenze etiche non siano poi così diffuse.
grazie comunque della chiaccherata e a presto.
@Lorenzo: Perdonami, non è che non condivida quello che hai scritto al commento #10 e poi ancora al #19; è che il riferimento ai nazisti, retoricamente, mi convince sempre poco. È come per i prodotti biologici: se posso, li evito!
@brocobilly: Va bene la tradizione millenaria – ma oggi, nel 2009, dopo tutto quello che c’è stato, perché parlare ancora di natura?
Che sia discussione metaetica e non etica, sono d’accordo.