La musica sta cambiando

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Sabato mattina ero al Teatro alla Scala di Milano per assistere alla prova aperta del concerto di Riccardo Chailly e Stefano Bollani.
Il programma prevedeva musiche di George Gershwin: An American in Paris, Catfish Row e il Concerto in fa; composizioni che i due artisti, insieme alla Filarmonica della Scala, hanno interpretato magistralmente.

Alla fine del primo movimento del concerto per pianoforte, il pubblico ha applaudito. E sia Bollani sia Chailly hanno ringraziato il pubblico per gli applausi.
Certo, era una prova, Bollani probabilmente ha portato in sala un pubblico meno rituale e la musica di Gershwin ha un ritmo a dir poco trascinante. Però è curioso come in un luogo come il Teatro alla Scala sia stata trasgredita la inviolabile norma che proibisce – pena la riprovazione sociale – di applaudire tra un movimento e l’altro di una composizione.

2 commenti su “La musica sta cambiando

  1. Questa storia di quando applaudire è per me comica. Non mi capita più con la frequenza di quando ero giovIne di assistere ai concerti musica classica, ma la sensazione che il pubblico sia gestito come claque è comunque evidente oggi come trent’anni fa. Nei concerti di musica jazz il problema per fortuna quasi non esiste (qualche eccezione per concerti di solo piano alla Keith Jarrett) anzi provenendo spesso da “club” il problema opposto è quello del sovrapporsi di applausi risa e chicchiere conviviali duante i brani.
    Nella sostanza si dovrebbe essere liberi di applaudire quando lo si ritenga giusto (e se ne abbia voglia) cercando comunque di non generare un disturbo costante per musicisti e pubblico.

  2. @il più cattivo: Quello degli applausi è uno dei riti irrinunciabili del mondo della musica classica. Un rito credo legato all’idea di mantenere pura e pulita la composizione, oltre che a un po’ di snobbismo.
    Anch io sono felice che questo rito si sia almeno un po’ incrinato.

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