Dimenticare lo stato

Giuliano Ferrara ha deciso di proporre una moratoria per l’aborto:

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi […].

Il discorso di Ferrara si basa quasi integralmente sul parallelismo tra la pena di morte e quella che, riprendendo una proposta simile, potremmo chiamare pena di aborto. Una analogia che sembra presentare più di un problema.

Camera a gasInnanzitutto un simile confronto ha senso unicamente se l’embrione è una persona. Ferrara, ovviamente, la pensa così, ed è liberissimo di farlo, anche se così si ritrova costretto ad accennare a un anacronistico determinismo genetico (quando tira in ballo «la propria struttura cromosomica»). Tuttavia, dal momento che questa è una posizione non condivisa da tutti, sarebbe stato più corretto riconoscerlo fin dall’inizio: «se l’embrione è una persona, e per alcuni non lo è, eccetera».
Questa è ovviamente una questione di forma, non di sostanza, e la si può quindi tranquillamente ignorare.

Più problematica è la seconda obiezione: la pena di morte è una punizione comminata, legalmente, da uno stato, mentre l’aborto è una possibilità lasciata ai cittadini.
Ferrara sembra dimenticarsi del diverso ruolo dello stato nei due casi: nel primo lo stato dispone in prima persona della vita di alcuni cittadini, nel secondo, ovviamente sempre ammettendo che l’embrione sia una persona come le altre, lascia ad alcuni soggetti ben definiti, le donne durante la gravidanza, possano uccidere l’embrione che ospitano (ammesso che abbia senso considerare il corpo della donna uno spazio pubblico, come fa giustamente notare Malvino).
Per Ferrara non c’è differenza tra un uomo che entra in una camera a gas e una donna che entra in una sala operatoria per abortire: il fatto che nel primo caso sia lo stato a condannare l’uomo alla pena capitale, mentre nel secondo caso si tratti di una libera scelta della donna, è evidentemente una circostanza trascurabile.

Se proprio vogliamo tracciare un parallelo per l’aborto, non è alla pena di morte che occorrerebbe rivolgersi, ma alla legittima difesa: in entrambi i casi lo stato permette che un cittadino ne uccida un altro, eventualmente agevolando questo evento, ad esempio ponendo poche limitazioni al possesso di armi da fuoco.

Proporre una moratoria per l’aborto subito dopo la moratoria per la pena di morte mi sembra essere soltanto una mossa retorica e potenzialmente pericolosa in quanto sembra completamente dimenticare la differenza tra una azione, per quanto sbagliata possa essere, liberamente scelta da un cittadino e una azione imposta dallo stato.

11 commenti su “Dimenticare lo stato

  1. Mi sembra una mossa capziosa e propagandistica, in piena sintonia con il personaggio che domani, mutate le condizioni, potrebbe tranquillamente sposare la tesi opposta.

  2. Si sta parlando di Ferrara… cosa ti aspettavi?
    Scherzi a parte, mi piacerebbe molto conoscere l’opinione di chi, su questa moratoria della pena di aborto, si è già speso…

  3. Da sempre la morale conosce il principio: Non uccidere volontariamente l’innocente.
    In questo senso uccidere nel difendersi non si configura come omicidio, ma come un istituto diverso che è appunto la legittima difesa, che ha numerose limitazioni e vincoli di proporzione tra offesa e difesa. (non puoi usare un bazuka contro chi ti offende con un coltello). E’ diverso uccidere sparando al petto, da 5m, in pieno giorno, da uccidere sparando di notte e avendo mirato a parti non vitali. La discussione sulla legittima difesa però non è un argomento di questo post, mi serve solo a far capire che come l’obiezione non regge.
    Non regge perchè l’aborto è un’azione volontaria tesa ad uccidere un innocente.
    Se, come dichiare la moratoria sulla pena di morte, lo stato a nessun titolo può disporre della vita di un essere umano, colpevole, neanche per difendere altri uomini, come possiamo permettere che lo stesso Stato predisponga servizi ben pianificati per permettere l’uccisione di esseri umani innocenti?
    Oltre la libera scelta della donna, su cui giustamente focalizzate l’attenzione, nella questione aborto c’è un altro soggetto, un essere umano, indifeso, che nessuno tutela. Il diritto nasce appunto per difendere il più debole dalla violenza del più forte, qui il diritto aiuta il più forte a prevalere sul più debole.

  4. Da sempre la morale conosce il principio: Non uccidere volontariamente l’innocente.

    Ho i miei dubbi sul quel “da sempre”. Il primo esempio che mi viene in mente è il Codice di Hammurabi, che prevede, come punizione per l’omicidio di un figlio, l’uccisione del figlio dell’assassino. Il concetto di salvaguardia dell’innocente non è insomma una cosa scontata, ma una conquista (che non intendo certo mettere in discussione).

    Il tuo discorso sull’embrione innocente è corretto e lo condivido, e può essere un valido motivo per limitare legalmente l’aborto (sempre sotto la condizione, che non condivido, che l’embrione sia una persona).
    Il mio dubbio riguarda l’accostamento e il parallelismo tra pena di morte e legalizzazione dell’aborto.

    Quanto al discorso sulla legittima difesa, hai ragione, ci sono notevoli differenze, e infatti avevo premesso un “se proprio vogliamo tracciare un parallelismo”.

  5. Ciao Ivo. Stavo per scrivere un commento articolato sul tuo bel post, poi ho litigato con mia moglie (per altre cose), che mi ha rinfacciato di ergemi sempre in cattedra. Ho riletto il mio commento, l’ho trovato spocchioso e antipatico e l’ho cancellato. 🙂 Non è mai troppo tardi per redimersi.

  6. ( Commento dovuto, penso, al vino della vigilia… )

    1)Caro Ivo, il figlio dell’omicida non era considerato innocente: portava su di sé la colpa del padre.
    Naturalmente questo era FALSO o comunque MALE, ma ciò non toglie che credere nella condivisione della colpa con i famigliari non è uccidere qualcuno credendolo innocente.
    Uccidere non era neanche solo vendicarsi, ma restituire a sé stessi l’onore del parente della vittima e all’assassino ridare l’onore di persona “espiata”.

    2)Sono d’accordo che il parallelismo tra pena di morte e aborto non regge.
    L’aborto regolamenta- almeno, in Italia – casi dove c’è un conflitto tra interessi e diritti diversi( diritto alla vita/ diritto alla salute ).
    Insomma, regolamenta eccezioni, tant’è vero che non esiste un diritto all’aborto.
    La pena di morte riflette l’abominevole concezione del diritto per cui lo stato avrebbe il diritto d’espellere una persona dalla comunità civile, financo con l’esclusione dalla vita, in nome della “libertà generale” e della “giustizia amministrata”.
    Ma dovresti sapere che per lo più i movimenti che si proclamano a difesa dell’aborto non fanno questi distinzione.
    Parlano di diritto di un individuo adulto di determinarsi anche a discapito di un altro individuo.
    Le distinzioni tra persona e individuo non c’entrano troppo.
    Come ho già detto diverse volte, io credo che persona e essere umano siano concetti distinti, ma legati essenzialmente in un modo un po’ complesso.
    Però, nessun attivista abortista dice: “Il nascituro è una persona, lo è anche la madre, si deve arrivare ad una mediazione tra individui in posizioni di disequilibrio”. Non dice neanche: “Il nascituro non è una persona, per queste e queste ragioni. Quindi, sono libero di agire come preferisco nei suoi confronti.”
    No, dice: “Se il nascituro fosse una persona, allora limiterebbe in maniera assoluta la libertà della donna. [Cosa falsa] Quindi, non può essere una persona.”
    Ragionano alla rovescia, partendo dalle tesi per dedurne i fatti.
    Grazie al cielo, la legge 194 non è stata fatta da loro…

    3)Sono molto scettico quando sento dire che l’etica conquista qualcosa o lo perde.
    L’etica è nell’agire umano: c’è, esiste, perdura, non cambia.
    Le convinzioni etiche- cioè ciò che credo a torto o a ragione su l’etica- e il suo intrecciarsi con gli usi locali, le scale di valori, le necessità materiali mutano.
    Se si vuole: muta l’ethos.
    Ma la persona e la vita personale non sono né un valore né un bene materiale né un’usanza.
    Non si può ridurre l’etica ai principi generalmente seguiti, se non altro per una ragione banale: se fosse così, la critica interna alle credenze etiche sarebbe impossibile.
    In nome di cosa potrei dire che i reati d’opinione sono osceni? Che la definizione di religione non spetta allo stato? Che le pene corporali non sono accettabili?
    Non ci potrebbero essere “conquiste” se tutta l’etica fosse mutevole.

    Ti auguro buona vigilia, a te e alla tua famiglia!
    ciao Marco 🙂

  7. eno:
    Su 1 hai perfettamente ragione, ho detto io una fesseria, e non ho neppure la scusa del vino della vigilia!

    Su 2: spesso i discorsi sia di chi è favorevole che di chi è contrario alla possibilità di abortire (apprezza che non ho scritto “al diritto di abortire”, per quanto credo che in una qualche misura questo diritto vi sia) vanno sopra le righe: vuoi per semplificazione, vuoi per foga, vuoi per ignoranza la questione viene mal posta. Il discorso è anche spesso troppo pre-scientifico: non penso che la scienza possa fornire soluzioni a problemi etici, ma di sicuro fornisce una serie di dati dei quali tenere conto e che, invece, spesso vengono ignorati (penso, ad esempio, alla tendenza a usare il termine “embrione” per tutti gli stadi di sviluppo, dalla fecondazione al parto).

    Su 3: non sono sicuro di aver compreso bene il discorso, comunque mi sembra ragionevole.

    Buone feste anche a te e ai tuoi cari!

  8. ( Lasciamo stare il punto TRE: mi sono espresso male e non ho voglia di spiegare )

    per quanto credo che in una qualche misura questo diritto vi sia

    Permettimi un’ulteriore spaccatura del capello in quattro.
    “Penso ci sia un diritto a X” ha un duplice significato. O ritenere che esista un diritto legale e/o sociale a fare X, o che sarebbe giusto e moralmente legittimo poter fare X a prescindere da ciò che è di fatto prescritto e permesso.
    Io intendevo appunto che lo Stato italiano non prevede alcun diritto all’aborto.
    Io e te potremmo anche dissentire su questa situazione legislativa, in una direzione o nell’altra, ma ciò non toglie che quel diritto non esiste.
    Di conseguenza chi parla p.e. di “tentativi d’eliminare il diritto all’aborto conquistato a fatica dopo lunga battaglia culturale” – cito ad orecchio una frase udita due anni fa – si esprime con un’iperbole legittima, ma che non ha senso commentare alla lettera.
    Diversamente, dice una sciocchezza, e la battaglia culturale magari l’ha fatta– a risiko, per capodanno.

    ciao! Eno

  9. Permettimi un’ulteriore spaccatura del capello in quattro.

    Permetto, permetto: da quel punto di vista, hai ragione tu, non esiste (in Italia) il diritto di aborto.

  10. Desidero dire la mia perché sto seguendo il dibattito sulla moratoria e lo trovo interessante ma anche pieno di ambiguità.
    1
    Innanzitutto se si respinge l’aborto in nome della sacralità della vita umana bisognerebbe anche considerare che la vita umana non è considerata sacra in senso assoluto ed è anzi disponibile, sia pure in contesti delimitati: in guerra, per esempio, ma anche nel caso della pena di morte, nella legittima difesa. Mi colpisce quindi questa presa di posizione da persone che approvano la pena di morte (Ferrara ha approvato l’esecuzione Saddam Hussein), che sostengono la necessità e la giustezza della guerra.
    Se la vita umana è indisponibile perché sacra lo è sempre, specialmente quando è una vita piena non potenziale come nel caso dell’embrione.
    Se non lo è, e ci sono dei motivi o dei contesti che giustificano le eccezioni, bisogna capire se l’aborto rientra tra queste eccezioni e spiegare perché è lecito bombardare una città e gasare un condannato mentre non è lecito interrompere una gravidanza.
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    Credo che nella discussione non si debba mai dimenticare di cosa si sta parlando.
    A tutti è chiaro che un uovo è sostanzialmente diverso da una gallina (ho amici vegetariani che mangiano l’uovo ma non la gallina – e ne ho anche che non mangiano né la la gallina né l’uovo né il latte ed il formaggio, ed ho smesso di invitarli a cena). Messa in queste immagini la questione si presenta limpida: l’uovo non è un animale, non è un essere gallinico.
    Per analogia l’uovo fecondato nell’utero materno non è uguale alla persona nata mentre si può dire che nelle varie fasi dello sviluppo assuma progressivamente quelle caratteristiche che attribuiamo all’essere umano.
    Ad un dato momento, arbitrario e dipendente dalla cultura e quindi anche dalle conoscenze scientifiche, questo essere assume la coscienza. Questo momento non è precedente ad un adeguato sviluppo del un sistema nervoso centrale.
    E’ assurdo sostenere che il prima ed il dopo siano diversi?
    Se la società ammette la guerra, la legittima difesa, la messa a morte del colpevole come mali necessari non capisco perché non dovrebbe ammettere il male necessario dell’aborto.
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    In realtà io credo che la campagna non sia per la difesa della vita ma contro la libertà di scelta dell’individuo. In questo caso della donna nei confronti di quello che accade nel suo corpo, in altri casi la libertà di ciascuno di noi di decidere di morire in pace nel momento in cui il corpo dovesse ridursi in condizioni tali da rendere la vita insopportabile o di decidere quando mettere al mondo un figlio. Mi pare che tutte le campagne di opinione che giungono da una certa parte abbiano questo segno.
    Detto questo, il tema non è semplice come l’ho esposto e pone problemi etici che è utile affrontare anche in un ottica laica e libertaria.

  11. Boscimane: giustissima osservazione: il dibattito è ambiguo ed è difficile, quasi impossibile, ricondurlo ai punti da te lucidamente esposti…

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