Nel 1845 Karl Marx osservava che, fino a quel momento, i filosofi si erano limitati ad interpretare il mondo in modi diversi, mentre il vero problema consiste nel cambiarlo (Tesi su Feuerbach, XI).
Gianni Vattimo osserva che, dopo Gadamer, occorre superare la contrapposizione tra interpretare e cambiare il mondo, dal momento che interpretare è già un cambiare il mondo.
Interpretare il mondo non è una operazione neutra, indifferente, su questo Vattimo ha perfettamente ragione: il filosofo non potrà soltanto capire il mondo, perché in ogni interpretazione è contenuto un mutamento. Però cercare di cambiare il mondo è cosa molto diversa da cercare di capirlo.
Il filosofo, in quanto filosofo, non può essere un rivoluzionario: il suo obiettivo non può essere salvare il mondo, la società, la nazione, la famiglia. Il suo lavoro è comprendere, capire, fare ordine tra i concetti.
Naturalmente il filosofo, come uomo e membro di una società, ha il diritto ed il dovere di contribuire ad essa e, se è il caso, di lottare per cambiare quello che non considera giusto e salvare ciò che, invece, considera corretto.