Populismo penale e informazione

Ogni violenza sessuale è un abominio da reprimere: da ciò non discende che tutte le violenze sessuali siano ugualmente gravi e vadano punite allo stesso modo. Un sistema rispettoso delle vittime non è un sistema in cui ogni violenza sessuale — al di là dalle modalità di commissione — sia sanzionata con l’ergastolo, la castrazione del perpetratore, la confisca dei suoi averi e una rigorosissima damnatio memoriae; bensì un sistema in cui le pene siano prevedibili, certe e per quanto possibile proporzionate alle condotte concrete, anche quando si tratti di reati così odiosi

Massimiliano Trovato, Aggravanti che non lo erano – a proposito di un fatto di cronaca che ha scaldato gli animi più del dovuto.

Parole di buon senso – merce sempre più rara, putroppo.

Macerie civili

Di rimbalzo la stragrande maggioranza dei quotidiani riprende la succosa vicenda e la quasi totalità di essi non vuole essere da meno nell’iniettare olio lubrificante nei cingoli delle già roboanti ruspe, fors’anche perché orfane, le redazioni dei giornali, del commento di un giurista, di un avvocato, di un laureato in giurisprudenza o persino di uno studente del terzo anno di legge, che possa rendere chiaro come nella notizia del risarcimento danni a favore del nomade non ci sia proprio nulla di straordinario, d’eccezionale o di paradossale. Almeno in uno Stato di diritto che si regge sulla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e che non fa differenza, quando si tratta di salvaguardare la vita e la salute degli esseri umani, se a rimetterci la pelle o a finire sulla sedia a rotelle sia un cittadino, uno straniero regolare o irregolare, un evasore o qualcuno che ossequia puntualmente le vessazioni fiscali […].

Rocco Todero, “Ruspe sullo Stato di diritto“, Il Foglio

La guerra verbale di Trump

Trump is subjecting American democracy to a brutal test. Our survival requires that the press halt its unwitting complicity in his power grab. The press has become complicit with Trump by allowing itself to be used as an amplifier for his falsehoods and frames. When the press gives Trump absolute power to dictate coverage, it abdicates its role as a pillar of democracy.

Un sempre interessante George Lakoff spiega sul Guardian come Trump, da bravo piazzista qual è, sappia usare le parole per plasmare la nostra percezione della realtà e le responsabilità della stampa nel dare forza alla sua visione del mondo.

Le tradizioni e il passato

La forza di una tradizione non deriva tanto dal fatto che essa viene dal passato, come normalmente si crede o ci viene detto, ma dal fatto che si continua a insegnarne i contenuti nel presente. O addirittura dal fatto che si comincia a insegnarne o a diffonderne i contenuti nel presente, come avviene nel caso delle tradizioni inventate. Nella versione semplificata di questo concetto, una tradizione viene ritenuta tanto più solida quanto più è antica, ovverosia, per restare in metafora, quanto più la sua radice affonda nel passato. Non è esattamente così. Una tradizione è tanto più solida tanto quanto più lo è l’intelaiatura che la sostiene nel presente – cioè quanto più si continua a ripetere e a insegnare che essa è forte e antica.

Maurizio Bettini, Radici. Tradizione, identità, memoria, Il Mulino, 2016

Lo stile del disgusto

Rabbia, disgusto, paura… è normale che atti coma la pedofilia suscitino emozioni forti.
È, o almeno dovrebbe essere, un po’ meno normale lasciarsi trasportare a queste emozioni, augurando le peggio cose a chi è anche solo sospettato di questi atti e auspicando la reintroduzione di torture e pena di morte. Ma si sa che capita, soprattutto sui social media, per cui non mi hanno stupito i vari “bestia!”, “buttare via la chiave” e “castrazione!!!” a corredo della notizia di un processo per atti sessuali con fanciulli (questo il reato secondo il codice penale svizzero).

Quello che mi ha stupito è la persona che ha deciso di manifestare il proprio disgusto con una gif animata presa da un reality show:

Fare filosofia dopo la morte di Dio

Il nichilismo è un punto di partenza imprescindibile dopo la morte di Dio. Secondo me una filosofia che, facendo finta di niente, fondasse i valori morali in una qualche trascendenza divina o in una natura umana immutabile, sarebbe ingenua. Ma sarebbe altrettanto ingenuo quello che Nietzsche chiamava “nichilismo passivo”, che si arrende al nulla e concepisce l’esistenza come infondata e inutile.

Mia intervista a Giovanni Gaetani, autore di Come se Dio fosse Antani. Ateismo e filosofia senza supercazzole.

Alfie Evans, l’autodeterminazione è una strada a due vie

Non abbiamo bisogno di paladini della vita, di ministri che concedono cittadinanze italiane per mania di protagonismo […]. Abbiamo bisogno di una discussione aperta e chiara sul senso della libera scelta nel fine vita. Abbiamo bisogno di dire che la libertà ha sempre un costo, ma che sono soldi che vale la pena di spendere, in una direzione o nell’altra, se si vuole essere un Paese civile.

Daniela Ovadia su Strade.

Ancora sulle fake news

Ovviamente le bufale, le fandonie e le menzogne sono sempre esistite, partendo dall’Impero romano e, ci fosse una documentazione, probabilmente da ancora prima. E sempre esisteranno. La differenza oggi è data dallo strumento del web che permette di diffonderle e di amplificarle in maniera rapidissima. Probabilmente è questo l’elemento che preoccupa di più: lanci una fandonia e queste viene immediatamente ritenuta vera, con conseguenze di tipo politico, economico, sociale…

Mia intervista a Massimo Polidoro, segretario del CICAP, sul tema delle bufale.

Nell’aprile del 1917

Il bello dei libri di storia, è scoprire che, alla fine, è sempre la stessa storia, in genere di stupidità umana.

Poi, nell’aprile del 1917, la vita dei tedeschi negli Stati Uniti cambia bruscamente. […] L’autocrazia prussiana, tuona il presidente Wilson nel suo discorso al congresso, «fin dall’inizio del conflitto ha riempito di spie le nostre ignare comunità e perfino gli uffici del nostro governo».
La macchina della propaganda si mette subito in moto. Si girano decine di film di spionaggio dove il cattivo è sempre di sangue tedesco, e complotta con altri tedeschi contro il suo paese di adozione, e solo i buoni investigatori americani riescono a sventare i suoi disegni criminali. Mentre un milione di “veri patrioti” combattono e muoiono nelle trincee in Europa, gli States sono percorsi da un’ondata di odio antigermanico.
[…] La crociata sconfina nel ridicolo, innescando una vera e propria “pulizia lessicale”. I pastori tedeschi vengono ribattezzati “cani poliziotti” e i bassotti (Dachshund) diventano liberty dogs, nei menù dei ristoranti gli hamburger si chiamano “bistecche della libertà”. Molte scuole aboliscono i corsi di tedesco, in varie città le statue di Goethe e di Schiller vengono abbattute e fatte a pezzi. Una canzone molto popolare, Don’t Bite the Hand That’s Feeding You, “non mordere la mano che ti nutre”, suggerisce di rispedire a casa loro gli immigrati sleali. Negli articoli e nelle vignette sui giornali, i soldati con l’elmo chiodato sono raffigurati come scimmie, maiali e mostri. E volano di bocca in bocca le più lugubri leggende metropolitane, come la “fabbrica dei cadaveri”: i tedeschi prendono i corpi dei soldati morti e li fanno bollire per produrre grasso. Non c’è niente di vero, si chiarirà in seguito: in quelle caldaie cuocevano solo carcasse di cavalli.

Da Riccardo Chiaberge, 1918 La grande epidemia: Quindici storie della febbre spagnola, UTET.