Oggi c’è l’idea che le utopie sono morte. Ma in realtà non muoiono perché l’uomo è un animale desiderante. Le utopie si riproducono e le peggiori sno quelle che rimangono nascoste e dicono di non esistere. La condanna delle utopie ha trasformato la politica in un navigare a vista, in un’amministrazione del presente.
Remo Bodei, in una intervista a Liberazione (17/9/2008, p. 11)
Bodei distingue nettamente le utopie, le società perfette che non si trovano in nessun luogo, dalle ucronie, le società perfette che non esistono in questo tempo, ma potrebbero esistere e, secondo i loro creatori, sicuramente esisteranno, un giorno (come cantava Gaber: “oggi: no, domani: forse, ma dopodomani… sicuramente!”).
Il problema sarebbe proprio lì: chi immagina una utopia sa bene che essa non è realizzabile, e non prova neppure a sacrificare la realtà per realizzare la sua società perfetta. Si limita, pragmaticamente, a confrontare l’utopia con la realtà, per migliorare quest’ultima.
Chi immagine una ucronia, invece, si aspetta che questa sua società perfetta si realizzi ed è quindi disposto a imporre la propria ucronia anche con la forza.